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Il nuovo ospedale si farà ma resta il dilemma: chi realizzerà (e quando) i sottoservizi?

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CORIGLIANO-ROSSANO – Il nuovo ospedale di Insiti rappresenta l’opera pubblica più importante della Sibaritide dal secondo dopoguerra a oggi. Finalmente, oggi, con il via libera della Regione alla Variante tecnologica-sanitaria (cos’è la variante tecnologica-sanitaria l’abbiamo scritto qui), si vede l’orizzonte, l’ultimo miglio prima dell’apertura. Questa è la speranza. Rimane, però, un inconveniente, non di poco conto da risolvere: i sottoservizi.

Un problema che dalle pagine dell’Eco dello Jonio avevamo sollevato già nei mesi scorsi e che puntualmente era stato minimizzato dalle istituzioni locali («è un problema che si risolve con una riunione di un quarto d’ora» aveva detto il sindaco Stasi). Sta di fatto che, ancora oggi, Insiti – nonostante sia il cuore geografico e baricentrico della città – rimane l’area probabilmente meno urbanizzata dell’intero territorio di Corigliano-Rossano: non ci sono servizi (metano e banda larga su tutti), ancora non c’è una strada, non c’è rete idrica ma, soprattutto, non c’è una condotta fognaria che per un complesso dove graviteranno 4/5mila persone al giorno è sicuramente un handicap non di poco conto.

È un po’ come immaginare un corpo senza braccia né gambe.

Anche di questo abbiamo parlato nell’ultima puntata dell’Eco in Diretta andata in onda ieri (rivedi qui la puntata) con Franco Pacenza, già consulente della giunta Oliverio per i nuovi ospedali, Pasqualina Straface, presidente della terza Commissione Sanità in Consiglio Regionale, e Domenico Petrone, project manager della concessionaria D’Agostino.

«Le utenze nell’ospedale potrebbero rappresentare una criticità. La depurazione su tutte». Il project manager del nuovo ospedale è chiarissimo nella sua disamina.

Ma com’è stato possibile aver dato una concessione edilizia su un lotto di terreno non servito da acqua e fognatura? «Quel sito è stato votato da 36 sindaci con una sola astensione. È un sito adatto per via degli accessi multipli, compreso l’antico casello ferroviario di Sant’Irene» ha riferito Pacenza aggiungendo: «Originariamente era previsto il megadepuratore in quella zona» che poi però non si è fatto.

Allora è giusto attenzionare oggi questi problemi prima che diventino epic-fail nel momento in cui l’opera dovesse essere completata rimanendo scollegata da tutto. Inoltre l’ospedale è un’opera da guardare in proiezione, da immaginare come fulcro urbano nel contesto della neonata città di Co-Ro «e non come viene concepito oggi – ha sottolineato Pacenza – isolato e decontestualizzato».

A questo proposito «il sindaco dovrà svolgere un ruolo determinante. Dobbiamo già immaginare ciò che si andrà a creare intorno all’ospedale» ha aggiunto la Straface. E già. Chissà quale indotto potrebbe portare una tale opera, se inserita come fulcro cardine della programmazione urbanistica. Non a caso la pasionaria di FI indica l’importanza del PSA che dovrà «garantire la realizzazione proprio dei servizi primari necessari».

Ma che tipo di ospedale sarà quello di Insiti? «Sarà un ospedale ad alta specialità» ha spiegato ancora la presidente della Commissione Sanità. Saranno presenti quindi reparti come «l’emodinamica, la radiologia interventistica, la medicina nucleare, ma anche strutture di supporto per la facoltà di medicina dell’Unical» aggiunge. Rimane però il grosso problema della migrazione sanitaria che sfiora cifre come 300 milioni di euro. Che il nuovo ospedale possa avere potere attrattivo? Speriamo. Sicuramente fa ben sperare, secondo Pacenza, il fatto che il concessionario ha necessità di recuperare i soldi investiti e quindi «possono coincidere gli interessi del concessionario, delle istituzioni e della popolazione». Di certo l’interesse collettivo è quello di vedere terminato l’ospedale in tempi certi, ma soprattutto che sia un ospedale efficiente e adeguato.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.