Un ospedale (concettualmente) vecchio sta diventando nuovo: le contraddizioni di Insiti
In tempi record è stata presentata la nuova variante ospedaliera e tecnologica che adeguerà il nascente nosocomio ai nuovi standard del Piano sanitario nazionale. Con il progetto del 2009 il presidio non avrebbe mai ottenuto l’agibilità
CORIGLIANO-ROSSANO – Nel 1922 lo scrittore Francis Scott Fitzgerald decise di far girare al contrario le lancette di un orologio all’interno di una immaginaria stazione dei treni statunitense, pensando che così potesse far tornare indietro il tempo e con esso i soldati morti durante la Prima Guerra Mondiale. Da qui il curioso caso Benjamin Button, un uomo nato vecchio e che ha trascorso la sua vita diventando più giovane ogni giorno che passava. Ma se quello di Fitzgerald era solo un romanzo di fantasia nato dalla nostalgia di quei tanti uomini che avevano imbracciato le armi, quello che in queste settimane si sta vivendo a Corigliano-Rossano, a Insiti, sembra essere davvero una corsa contro un tempo che non c’è più, che è stato sprecato e che è andato a schiantarsi diritto contro l’inedia della burocrazia e della politica regionale. Il nuovo ospedale della Sibaritide sembra essere ripiombato, nuovamente, nell’ennesimo buco nero. Ma questa volta – almeno per quanto raccontano le carte e i progetti – pare sia una fase necessaria a causa di un nastro che nel corso di oltre un decennio si è avvolto male e che ora ha bisogno di essere srotolato e riavvolto. La parola d’ordine è: svecchiamento!
Lo scorso 29 maggio, due giorni fa, alle dieci di sera, l’azienda concessionaria dell’opera, la D’Agostino Costruzioni di Avellino, ha presentato un nuovo progetto di variante ospedaliera e tecnologica. Con il passare dei mesi, infatti, da quando in quel novembre 2020, a 11 anni esatti dal primo progetto, si diede il via all’inizio dell’opera strutturale del nuovo ospedale, ci si è accorti che quel nosocomio, così come pensato, ideato e concepito sulle carte nel 2009, non sarebbe servito a nulla. L’avvento del Covid-19 e le nuove regole imposte avrebbero fatto sì che una volta ultimato, il nuovo ospedale sarebbe risultato vecchio già alla sua apertura.
Sempre che un’apertura ci fosse stata! Dal momento che l’Azienda sanitaria, in virtù dei nuovi protocolli sanitari nazionali e regionali dettati prima dal Decreto Legge 32/2020 e successivamente dal Decreto del Commissario ad Acta della Sanità in Calabria 91/2020, non avrebbe mai potuto rilasciare l’agibilità per la messa in esercizio del nuovo grande presidio sanitario di Insiti. Che beffa!
In realtà è stata proprio la pandemia a ribaltare tutte le priorità. Il vecchio progetto, infatti, non prevedeva l’obbligo, oggi netto e stringente, delle “linee differenziate”; non prevedeva – tra le altre cose – la suddivisione dell’impianto sanitario tra aree sporche e aree pulite; ancora, non prevedeva i percorsi sicuri per medici, degenti e visitatori; c’era poca tecnologia e lo smart hospital era un concetto sconosciuto. In una parola, il progetto del nuovo ospedale della Sibaritide, nell’idea primordiale del 2009, sarebbe stato un coacervo di reparti ospedalieri messi insieme. Senza colpa, sia chiaro, perché 14 anni fa non si poteva avere il dono della preveggenza e ovviamente gli studi e le soluzioni erano basate sull’esperienza dell’epoca. Piuttosto, lo sbaglio è stato quello di non realizzarlo subito come imponeva lo stato di emergenza sanitaria costante che nel territorio della Sibaritide si vive da quando è entrato in vigore il Piano di rientro dal debito sanitario. Che, giova sempre ricordarlo, ha portato alla chiusura di ben due ospedali (Trebisacce e Cariati) nel nome proprio dell’apertura di un unico grande nosocomio territoriale.
Oggi, però, quel tipo di ospedale sarebbe stato del tutto fuorilegge. Da qui l’esigenza di innescare una vera e propria “Operazione Benjamin Button”: trasformare qualcosa di concettualmente vecchio in una cosa moderna ed esclusiva.
Tutto questo, ovviamente, sembra la più grande delle supercazzole. Se si pensa a quanto tempo è stato perduto in tutti questi anni. Con queste premesse, niente e nessuno può giustificare l’assiduo impegno che in questi mesi sull’opera stanno impiegando il Commissario Occhiuto, gli uffici e la stessa società concessionaria.
Allo stesso tempo, c’è un dato concreto che, al netto di tutte le polemiche che possono chiudersi nel recinto del politichese, fornisce l’entità del grande cantiere di Insiti. Un blocco dell’opera oggettivo, evidenziato da tutti, corrisponde ad un’operatività progettuale impressionante che ha portato, in soli 75 giorni, a realizzare una variante che concretamente potrebbe restituire alle popolazioni della Calabria del nord-est il primo ospedale in Italia ad essere adeguato al nuovo Piano sanitario nazionale. Tutto questo se non si creeranno impicci e cavilli negli uffici ma soprattutto se si troveranno altri soldi. Questa “operazione”, o meglio questo adeguamento radicale ai nuovi standard non sarà economicamente indolore. Serviranno altre e forse più importanti risorse di quelle finora investite su quest’opera che probabilmente, alla fine della fiera, costerà il doppio di quanto era stato preventivato. In questo momento, però, dare numeri, anzi cifre sembrerebbe un esercizio azzardato.
La cabina di regia per il nuovo ospedale della Sibaritide, infatti, tornerà a riunirsi entro il prossimo 28 giugno e in quella circostanza sarà quantizzato il costo totale di questa nuova e ultima variante. Che però, stando a quanto sostengono i ben informati, potrebbe aggirarsi in una forbice tra i 70 e i 100 milioni di euro, parte d’investimento pubblico parte d’investimento del concessionario.
L’operazione di portare indietro le lancette dell’orologio è un’impresa economicamente ardua ma (grazie ai tanti soldi pubblici che ci sono in giro e che non si riescono a spendere) non impossibile. È sempre ed unicamente una questione di volontà.