Nuovo ospedale, piomba un problema immenso: a Insiti non c’è acqua né fognatura. Cantieri verso lo stallo
Nel progetto esecutivo del 2018 la Regione si sarebbe dovuta far carico di portare nell’area tutti i sottoservizi che non sono ancora arrivati. In mezzo, poi, la questione del depuratore consortile e della rete di collettamento mai realizzata
CORIGLIANO-ROSSANO – A Insiti manca tutta la rete dei sottoservizi e questo rischia di rallentare se non addirittura di fermare (forse per sempre) la costruzione del nuovo ospedale della Sibaritide. Sembra una supercazzola ma è tutto vero. Pare infatti che nelle settimane scorse tecnici e progettisti impegnati sull’opera, nel pianificare la costruzione delle opere collaterali alla struttura, che è in piena fase di realizzazione nei tempi scanditi dal cronoprogramma, si siano trovati davanti ad una situazione del tutto surreale, imbarazzante e inaspettata.
Dopo aver realizzato le fondazioni, dopo aver innalzato quasi per intero l’intelaiatura dello scheletrato dell’immobile che dovrà ospitare il nuovo nosocomio della Sibaritide, si sta passando - in questa fase - alla realizzazione dell’impianto tecnologico, dei servizi e dei sottoservizi. Qui la sorpresa. Ad Insiti, in questo momento, non c’è una rete telefonica/data cablata ad alta velocità, non c’è una linea elettrica di media tensione ma soprattutto non c’è la fornitura del gas metano, non c’è una rete idrica e principalmente non c’è la rete fognaria.
Tutto questo rischia di far saltare in aria i tempi di consegna procurando danni enormi, anche dal punto di vista economico, alla società Concessionaria. Che ovviamente è interessata a terminare e mettere in esercizio il prima possibile l’opera per monetizzare e ammortizzare l’investimento privato sulla struttura attraverso l’affidamento trentennale dei servizi ospedalieri.
Insomma, un imprevisto grandissimo di cui si starebbe discutendo molto negli ultimi giorni nelle stanze del Dipartimento regionale infrastrutture. Già, perché alcuni dei sottoservizi in servitù all’ospedale si sarebbero dovuti realizzare già negli anni scorsi (quando si tagliavano nastri nel nulla e si posavano prime pietre nel deserto). Questo almeno per quanto scritto nero su bianco sul progetto esecutivo generale del Nuovo ospedale della Sibaritide che porta la data (quella di ultima revisione) del 7 settembre 2018. Sono trascorsi esattamente quattro anni in cui si sarebbe dovuti intervenire e invece a Insiti rimane tutto fermo. Anzi, per quanto riguarda proprio i servizi collaterali sono stati fatti dei passi indietro, che ora vedremo.
Ma cosa è scritto nel progetto esecutivo relativamente ai sottoservizi?
Allaccio elettrico. «La disponibilità dell’allaccio elettrico, necessario all’intero funzionamento dell’ospedale, è stata già verificata – si legge - tramite i funzionari dell’Enel, nell’ambito delle procedure già avviate per la risoluzione delle interferenze con l’elettrodotto a 20kv. L’allaccio sarà realizzato in media tensione in derivazione dalla nuova cabina che sorgerà sul confine nord del lotto e garantirà una potenza di 4,1 Mw». La cabina in media tensione ancora non c’è.
Allaccio Gas Metano. «Anche per questa tipologia di allaccio – è scritto ancora - la disponibilità è immediata ed è stata confermata dalla Snam Rete Gas, dato che la linea interferente si attesta su una cabina posta più a nord del lotto… in adiacenza alla Sp 195 Insiti. La portata necessaria sarà quindi derivata dalla cabina di cui sopra, i cui dettagli tecnici saranno definiti da Snam successivamente alla richiesta di allaccio». Al momento non esiste né la richiesta di allaccio tantomeno una cabina del Gas metano.
Il progetto, a questo punto, fa riferimento all’allaccio telefonico/dati. «Al momento – è questo riportato nell’elaborato tecnico - gli studi eseguiti portano a considerare la necessità di un allaccio telefonico con cavi multifibra ridondanti, in grado di garantire i necessari flussi telefonici/dati per una corretta gestione operativa dell’ospedale. Saranno vagliate le capacità di fornitura di tale servizio del gestore locale di telecomunicazione (che in sede di sopralluogo attestante l’assenza di interferenze con loro impianti) non appena la Regione avanzerà una richiesta in tal senso». Anche in questo caso non ci sarebbe ancora una richiesta di allaccio.
Fin qui saremmo difronte a problemi tecnico-strutturali reali, impellenti ma risolvibili normalmente nell’arco di un semestre e, se richiesto con una certa urgenza e facendo leva sulla strategicità dell’opera, si potrebbe arrivare ad avere questi servizi nelle disponibilità dell’ospedale entro tre mesi.
Quello che preoccupa, però, sono gli altri due servizi che ricoprono un carattere di essenzialità: l’acqua e la fognatura. A Insiti – dicevamo – non ci sono. Ed il problema, a quanto pare, non è nemmeno di facile soluzione. In quanto stiamo parlando di impianti che dovrebbero supportare un’utenza basica di almeno 3mila persone al giorno. In sostanza è come se si dovesse costruire l’acquedotto ed il collettamento che sappia sopperire alle esigenze di un paese.
Cosa dice il progetto esecutivo a tal riguardo. Sull’allaccio idrico l’allora Comune di Corigliano (oggi Corigliano-Rossano) aveva fatto sapere alla regione di essere impossibilitato alla realizzazione di una nuova rete idrica anche perché «in prossimità dell’area, manca una rete di adduzione di acqua potabile». In virtù di questa indisponibilità la Regione ha affidato a Sorical lo studio di fattibilità «di un impianto di captazione con annesso potabilizzatore, in modo da garantire l’erogazione delle portate necessarie per tutti i servizi e gli impianti (stimate in circa 10 lt/min)». «Ad oggi – si legge - è in corso lo sviluppo della progettazione». Di acqua, pozzi e potabilizzatori, però, sui cantieri del nuovo ospedale non c’è nemmeno l’ombra così come non si sa nemmeno a che punto è lo sviluppo dell’annunciata progettazione.
La vera chicca – o sarebbe meglio definirlo scandalo – riguarda, però, l’allaccio fognario. In quell’area non c’è collettamento delle acque nere. È scritto chiaramente anche nel progetto. Dove si evidenzia, invece, la presenza di due depuratori nelle prossimità («distanti pochi chilometri dal sito»): quello di Piragineti, oltre il fiume Cino e l’altro di Boscarello (Schiavonea). «Purtroppo – è precisato nel progetto - anche tali depuratori non sono utilizzabili in quanto attualmente insufficienti a ricevere le portate delle acque nere provenienti dall’Ospedale».
L’enigma del depuratore consortile
Il progetto esecutivo, per superare questo impasse, fa leva sul depuratore consortile di Corigliano-Rossano che all’epoca della conclusione dell’iter progettuale del nuovo ospedale era, invece, all’inizio delle procedure realizzative. Il depuratore consortile, però, è un progetto che con l’avvento dell’amministrazione Stasi e ancor prima nel periodo di reggenza del commissario Bagnato è andato velocemente a tramontare. Venendo a decadere questa infrastruttura, di riflesso, è piombato un problema silente che non sappiamo se sia stato mai considerato. Quello, appunto, di fornire la cittadella ospedaliera di Insiti di un impianto fognante.
C’era stata – e c’è a tutt’oggi – l’idea di potenziare l’impianto di collettamento di Boscarello ma ammesso che questa sia oggi l’unica soluzione attuabile per realizzare l’ampliamento del depuratore e l’intera condotta nei 3 km in linea d’aria che separano Insiti dalla periferia di Schiavonea occorrerebbero anni e tantissimi denari. E poi ci sarebbe da risolvere, preliminarmente, un altro problema – non di poco conto – relativo all’autorità dei lavori. Sarebbero in capo alla Regione oppure al Comune? Inoltre, i soldi intercettati per la realizzazione del depuratore consortile, che fine hanno fatto?
L’altra soluzione – che al momento sembrerebbe quella più praticabile – sarebbe la realizzazione di un depuratore in house, interno al perimetro del nuovo ospedale. Ma anche in questo caso si dilaterebbero – e non di poco - i tempi di apertura e messa in esercizio del nuovo ospedale. Oltre che sarebbero in ballo nuovi soldi che al momento non ci sono.
Insomma, questa è una vera e propria doccia fredda. Una questione impellente che se non verrà affrontata nei tempi europei che merita un’opera attesa da 20 anni, rischia di lasciare sul territorio non solo un’incompiuta ma anche un ecomostro inutilizzato e inutilizzabile nel bel mezzo della grande città di Corigliano-Rossano.