Tute Verdi: Rapani e Tavernise vogliono portare le carte in Procura. Stasi è per un tavolo operativo
Tavernise chiede alla Regione di sciogliere la governance del consorzio. Rapani parla di Commissione d'inchiesta ed invita il consiglio di amministrazione a dimettersi. I sindacati e i lavoratori puntando il dito contro il presidente Blaiotta
TREBISACCE - La manifestazione (Leggi qui e qui) che si tenuta oggi a Trebisacce, a sostegno dei lavoratori del consorzio di bonifica, si è conclusa davanti la sede dell'ente, da oltre un mese luogo in cui le tute verdi protestano attraverso un sit-in, 24 su 24.
Questo luogo è diventato palcoscenico per una serie di dichiarazioni e prese di posizioni, da parte di molte istituzioni intervenute nel corso dell'evento.
Davide Tavernise, capogruppo in Consiglio regionale per il M5S, ha dichiarato che è tempo di adire per vie legali: "Stiamo segnalando da tempo ad Occhiuto e Gallo la situazione precaria che vivono i lavoratori dei consorzi. Ad oggi non abbiamo avuto risposte. Io oggi sono venuto qui per prendere un pubblico impegno: dateci gli atti pubblici che testimoniamo quella che è stata la vergognosa gestione di questo consorzio di bonifica per procedere ad un esposto alla procura. Tranne io, nessuno ad oggi ha chiesto le dimissione di Marsio Blaiotta. Io le chiedo pubblicamente. Le sue e quelle della governance del consorzio. E' giusto che si sappia la Regione Calabria ha gli strumenti per commissariare il consorzio. L'art. 35 dell'attuale legge sui consorzi di bonifica recita che in caso di gravi irregolarità amministrative e in presenza di gravi violazione di legge, regolamenti e direttive regionale, la giunta regionale con propria deliberazione scioglie gli organi di amministrazione del consorzio e nomina su proposta del Assessore all'agricoltura un commissario straordinario. Ad oggi l'assessore all'agricoltura questo articolo non l'ha utilizzato. Mi dispiace non vedere qui né l'assessore Gallo, né il presidente Occhiuto. Fatemi avere gli atti che andiamo a denunciare questa gente, che questa porcheria non è più accettabile".
Non c'era, come ha indicato il consigliere Tavernise, l'assessore Gianluca Gallo, che tuttavia tramite i proprio social ha diffuso una nota inerente alla questione del consorzio.
"La piazza di Trebisacce è la nostra piazza. La protesta dei lavoratori del Consorzio di Bonifica, le richieste dei sindacati, sono sacrosante.
Sto rientrando da Roma, ma anche da qui ribadisco pensiero e linea: pur non avendo competenze dirette (i Consorzi sono per legge enti autonomi), nelle ultime settimane la Regione si è comunque adoperata per recuperare le risorse necessarie almeno al pagamento di un paio di mensilità.
Fosse solo questo, sarebbe tuttavia poca cosa. Ecco perché il lavoro prosegue, senza sosta, per ricercare le soluzioni utili a scrivere una pagina nuova, nel rispetto della dignità e della legalità, ma pure nella convinzione che sia doveroso spendersi con impegno e passione perché, come affermava il Beato Rosario Angelo Livatino, “alla fine dell’esistenza non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili”.
C'era invece il Senatore Ernesto Rapani che ha dichiarato: "Un tavolo di discussione, con il Prefetto e le parti in causa, ha avuto luogo, ma non ha sortito alcun effetto e questo è ancora più mortificante. Io oggi alle 15.00 ho appuntamento con il Procuratore della Repubblica. In questo giorni sul consorzio ne sto sentendo dire tante: assunzioni clientelari, tutela di alcuni partiti piuttosto di altri... Allora chiederò al Procuratore delle Repubblica se ci le condizioni di avviare una commissione di indagine o di inchiesta, anche perché è inaccettabile che arrivi una commissioni e vengano fatti trovare gli uffici chiusi. Mi rendo disponibile: se ci sono le condizioni per avviare una denuncia alla procura per fare chiarezza, sappiate che io sono il primo firmatario. C'è un valzer tra consorzio e Regione. Io ho incontrato il Presidente Blaiotta e gli ho chiesto se le sue dimissioni risolverebbe il problema. Mi ha risposto di no. Forse sarebbe opportuno lo scioglimento per dimissioni del consiglio di amministrazione dell'ente, con la conseguente caduta del presidente. Il mio appello perciò va' ai componenti del consiglio di amministrazione. L'obiettivo delle loro dimissioni deve essere quello di risolvere il problema dei lavoratori, che non sono solo le mensilità arretrate, ma il loro futuro".
C'erano anche i sindaci a manifestare la propria solidarietà
Flavio Stasi, sindaco di Co-Ro, è stato molto diretto, proponendo uno strumento di risoluzione della questione: "Io credo sia il momento in cui anche le istituzioni manifestino una loro dignità, che in questa vertenza finora non si è manifestata. I sindaci non dovrebbero trovarsi qui per la terza volta. I sindaci non solo felici di stare qui. I sindaci vorrebbero essere nello loro città a risolvere i lori problemi e non quelli che altri enti istituzionali stanno creando sulla testa, sulla dignità e sulla vita dei lavoratori. I sindaci non si tirano e non si tireranno indietro, perché con i sindaci lo scaricabarile non funziona, dato che i sindaci sono nel bene e nel male inchiodati alle loro responsabilità. E allora io faccio un appello: oggi magari abbiamo fatto i comizi, ma domani dobbiamo trovare una soluzione. Non voglio entrare nella dialettica politica né in quella gestionale. Il nostro ruolo è restituire la dignità a queste persone. Domani deve essere convocato un tavolo con i rappresentanti dei lavoratori, del consorzio e della regionale Calabria, e se ci vogliono veniamo anche noi, se no restiamo fuori, per essere individuata una soluzione che chiuda questa vertenza. Non è corretto arrivare a questo punto. Non ho apprezzato affatto, e lo voglio dire pubblicamente, il fare dilatorio di chi risponde a 20 sindaci che gli chiedono un incontro, lo stesso che sto chiedendo io oggi pubblicamente, dicendo 'Mi ha scritto una lettera l'Assessore, è tutto a posto'. Non l'ho apprezzato affatto. Bisogna avere il coraggio di assumesi le responsabilità quando si è nelle istituzioni. Questa è la proposta che i sindaci fanno. Le vertenze interne, le vertenze gestionali, le vertenze politiche avrete altri tavoli, occasioni, strumenti per risolverle. Che domani si convochi un tavolo per chiudere questa vertenza e rilanciare questa realtà che è uno strumento importante del territorio".
A chi fa riferimento Stasi quando parla di "Fare dilatorio"? Probabilmente al Prefetto Vittoria Ciaramella alla quali i sindaci avevano chiesto un tavolo operativo il 25 ottobre scorso (Leggi qui). A quanto è noto quel tavolo non avrebbe mai avuto luogo, o meglio, si sarebbe svolto (Leggi qui) ma senza la presenza dei sindaci.
Infine, il sindaco di Trebisacce, Alex Sandro Aurelio, ha inquadrato la questione in una problematica territoriale: "Non serve a nulla nascondere la testa sotto la sabbia. Il problema è in primo luogo dei lavoratori, ma non è solo dei lavoratori. E' di tutto il tessuto sociale del nostro territorio. Noi viviamo anche e soprattutto di agricoltura. Senza l'opera del consorzio di bonifico non si può fare agricoltura. Avremo pertanto una forte ricaduta sia sul piano economico che su quello sociale, dato che ci saranno ricadute sugli altri settori, e sulle famiglie dei lavoratori che operano in questi settori. La crisi del consorzio di bonifica è una crisi di tutto l'alto Ionio, la cui soluzione è sempre più urgente. Occorrono soluzioni operative, possibile sole se le istituzioni interessate siedono ad un tavolo dove trovare soluzioni costruttive e coraggiose".
E i lavoratori? Al pari dei sindacati e di alcuni enti di categoria hanno richiesto a più voci la dimissioni di Marsio Blaiotta, presidente dell'ente, verso cui ormai puntano il dito addossando le colpe di questa situazione.
Insomma, tante parole, alcune concrete proposte, la sensazione che aleggia nell'aria che le carte finiranno in mano alla Procura della Repubblica, ma resta una sostanziale unica verità: finto il corteo, messe da parte le bandiere, stanotte i lavoratori del consorzio resteranno per l'ennesima notte a presidiare l'entrate dell'ente, e lì resteranno finché non giungerà una soluzione, che deve essere costituita di fatti e non di parole.