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Pulizia dei boschi, c’è una norma che nella Sila Greca resta inapplicata

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CORIGLIANO-ROSSANO - È da settimane, ormai, che ci sgoliamo per sensibilizzare le istituzioni affinché facciano qualcosa per togliere dal persistente pericolo di incendio tutta l’area boschiva a monte della Sila Greca e particolarmente nei territori ricadenti nei comuni di Corigliano-Rossano, Longobucco, Paludi e Acri. C’è una ipotetica linea di fuoco che da monte Paleparto scende diritti e ininterrotta fino al mare che in caso di un rogo potrebbe innescare effetti devastanti.

L'inchiesta avviata in queste settimane dall’'Eco dello Jonio sulla condizione dei boschi ha aperto un focus su criticità esistenti. Anche se ora occorre indagare anche sulle responsabilità e sulle eventuali omissioni. Intanto sappiamo che, nei giorni scorsi, un gruppo di cittadini ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Castrovillari proprio sulla condizione impietosa in cui versano i boschi coriglianorossanesi. A questo, però, si aggiungono anche le norme e le regole che fino ad oggi pare non siano state rispettate.

A quasi otto anni dal devastante rogo del 2017 che incenerì 3.500 ettari di Monte Paleparto a Longobucco, un evento che scosse la coscienza pubblica e portò all'iscrizione di ben 31 indagati nel registro della Procura, è doveroso chiedersi qual è la reale efficacia delle misure di salvaguardia messe in campo.

Quel tragico incendio, infatti, durato quasi un mese con continui e disastrosi inneschi, ha evidenziato la fragilità di un ecosistema prezioso e la necessità di una legislazione più stringente. In risposta a quella calamità, la Regione Calabria emanò, nel dicembre successivo, la Legge regionale n. 51. Un "corpo normativo" che si poneva (e si pone) come Legge di scavalco in materia di incendi boschivi in attuazione della legge 21 novembre 2000, n. 353». L'obiettivo dichiarato della Regione, come si legge all'Art. 1, comma 1, è chiaro: «perseguire la finalità di protezione del proprio patrimonio boschivo dagli incendi per una corretta gestione del territorio orientata alla valorizzazione dell'ambiente, nonché per lo sviluppo economico e sociale della Calabria». Basterebbe fermarsi qui per capire che rispetto alle norme messe su carta in realtà non c’è nulla. Almeno nei boschi silani del fronte jonico.

L'attuale monitoraggio della nostra testata, infatti, ha rivelato una situazione complessa sul territorio di Corigliano-Rossano. Quantomeno sulla gestione. E parliamo, questa volta, di boschi e non di strade (quello è un altro capitolo drammatico). Alcune aree, come il versante sinistro idraulico della Valle del Colagnati e la zona a valle del Patire, ricadono direttamente sotto la giurisdizione del demanio regionale. Altre, invece, sono di esclusiva competenza del Comune di Corigliano-Rossano. E proprio su quest'ultimo fronte emergono le maggiori preoccupazioni. Il Comune, infatti, non si è ancora dotato di un regolamento per la gestione dei boschi e non ha nemmeno regolamentato lo ius legnandi, questione già sollevata nei giorni scorsi dalla nostra testata.

La Legge regionale n. 51/2017 attribuisce precise responsabilità in termini di prevenzione. L'Art. 7 sugli obblighi è cristallino. Il comma 2 stabilisce che «I proprietari, gli affittuari e i conduttori, a qualsiasi titolo (compresi gli enti pubblici, ndr), di terreni incolti in stato di abbandono o a riposo e di colture arboree hanno l'obbligo di realizzare, entro il 31 maggio di ogni anno, fasce protettive o precese di larghezza non inferiore a 5 metri lungo tutto il perimetro del proprio fondo, prive di residui di vegetazione». Fatto? Non ci sembra.

Ancora, il comma 3 impone: «È fatto obbligo … manutenzione e conservazione dei boschi, di eseguire entro il 31 maggio di ogni anno, il ripristino e la ripulitura, anche meccanica, dei viali parafuoco». Fatto? Non ci sembra nemmeno questo!

Non solo, l'Art. 2 della legge specifica, ancora, i due tipi di prevenzione: «indiretta» e «diretta». La prevenzione diretta, quella che agisce direttamente sulla vegetazione, comprende «tutti gli interventi idonei a rendere la vegetazione forestale meno percorribile e danneggiabile dal fuoco», tra cui la realizzazione e gestione di «viali o fasce tagliafuoco» e «interventi colturali nei boschi e nei pascoli atti a diminuire la quantità di combustibile vegetale». Fatto? Non sembra nemmeno in questo caso.

La mancata osservanza di queste disposizioni non è priva di conseguenze. Almeno, non dovrebbe esserlo! L'Art. 12 della Legge regionale n. 51/2017, infatti, prevede sanzioni amministrative per chi non provvede alle necessarie opere di sicurezza e fasce protettive, il ripristino dei viali parafuoco, le potature e la pulizia delle cunette e scarpate stradali e ferroviarie, la sanzione pecuniaria va da euro 500 a euro 2.500. Ora la domanda è un’altra: perché se un privato cittadino – al netto delle sanzioni che dovrebbe essere solo un dissuasore - deve sottostare (giustamente!) a queste regole rigide, ferree e ben circoscritte, non lo debbano essere anche le pubbliche amministrazioni? Qual è l’alchimia che inverte o allevia le responsabilità?

La palese assenza di un regolamento comunale per la gestione dei boschi a Corigliano-Rossano e la mancata regolamentazione dello ius legnandi rappresentano un vulnus significativo nella catena della prevenzione. Così come rappresenta un vulnus ancora più profondo la mancanza di manutenzione boschiva da parte della Regione e degli enti, come l’Agenzia Calabria Verde, deputati proprio alla manutenzione e alla prevenzione.

In un territorio dove la memoria dell'incendio di Monte Paleparto ma di altri eventi forse di minore entità ma egualmente distruttivi, è ancora più importante e dirimente che ogni livello di amministrazione si assuma pienamente le proprie responsabilità, garantendo l'applicazione rigorosa della normativa regionale e la salvaguardia di un patrimonio boschivo insostituibile. Noi continueremo a monitorare con attenzione la situazione, nella speranza che le ombre attuali lascino presto spazio a interventi concreti e a una gestione del territorio all'altezza delle sfide ambientali.

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.