Il Feudo di Mandatoriccio e le successioni feudali nel Casale
In questa seconda parte del viaggio dedicata al borgo nato attorno al Casale di Teodoro, scopriremo la ricostruzione storica delle successioni feudali dei Mandatoriccio e dei Sambiase, unici feudatari del luogo
Come già riportato nella prima parte del presente contributo, il Casale dopo la sua fondazione, ad opera di Teodoro Dionigi Mandatoriccio divenne una delle cinque Terre del Ducato di Crosia, insieme a Calopezzati, Caloveto, Crosia e Pietrapaola.
Per avere un’idea complessiva dei feudatari che lo amministrarono sarà ricondotta una sintesi riguardanti le successioni feudali dei Mandatoriccio e dei Sambiase unici feudatari del luogo. Ma vediamo come il Casale arrivò ad essere governato dai Mandatoriccio.
Giovan Michele, figlio di Nicola, abile mercante, gestore del Fondaco di Sant’Angelo a Rossano, sposò Vittoria Toscano dalla quale ottenne tre figli: Francesco, Teodoro Dionigi e Ottavio. Alla sua morte gli estesi possedimenti feudali passarono al figlio Francesco Mandatoriccio nato nel 1594, col titolo di 2° barone di Crosia (1622-1624). Francesco, nel 1615, si unì in matrimonio con Giulia Valcarel dalla quale non ebbe figli. Per una casuale caduta da cavallo venne a mancare il 10 febbraio 1624, giovanissimo, all’età di trent’anni. La significatoria di relevio per la scomparsa del padre, relativa ai vasti possedimenti, un territorio che comprendeva oltre a Crosia, Caloveto, Calopezzati e Pietrapaola con le rispettive giurisdizioni, giunse dopo la sua morte il 30 maggio 1624.
Essendo privo di prole a prenderne il posto fu suo fratello Teodoro Dionigi Mandatoriccio, col titolo di 3° barone di Crosia, nato nel 1595, il quale, per le terre suddette ebbe significatoria di relevio il 13 febbraio 1625, con la registrazione riportata per intestazione nel Cedolario della Calabria Citra, volume 73, f. 29t. Dopo appena tre mesi, il 18 maggio 1625, con privilegio definito in Madrid da parte di re Filippo IV, a Teodoro, venne concesso per sé e la sua famiglia di godere del titolo di duca. Fu il 1° duca di Crosia, 3° barone di Calopezzati, Caloveto, Pietrapaola e 1° barone di Mandatoriccio. Il suo dominio durò ben ventisei anni dal 1625 al 1651.
Nel corso del suo regno, nel territorio di Pietrapaola, come fatto cenno, Teodoro costruì un Casale con relativo castello al quale dette il suo nome: Mandatoriccio. Secondo le informazioni storiche, sposò Giovanna Frezza, figlia del cavaliere napolitano, Andrea. Dalla loro unione nacquero i figli: Francesco e Vittoria detta (Tolla) dei quali non si hanno conoscenze della loro data di nascita.
Inoltre, anche se non esistono pezze giustificative o documenti che lo provano, è molto probabile, come personalmente suppongo, che il 1° duca di Crosia, abbia avuto un secondo matrimonio o una relazione extraconiugale con Isabella Cotrona dalla quale ebbe altre due figlie: Ippolita detta (Popa) e Lucrezia. Figlie che come risulta dal loro cognome vennero regolarmente legittimate. La nota che me lo fa supporre sono alcuni elementi estrapolati da fonti archivistiche, quali i Capitoli matrimoniali, riportati tempo fa anche da M. Falanga.
Ippolita, nel 1655, sposò Giacinto Palopoli, giusta nota (26 di 197), mentre Lucrezia andò in moglie a Domenico Teutonico, signore di Taverna1, nota che lo stesso Falanga ripropose nella sua successiva pubblicazione Calopezzati territorio, società e istituzioni (X-XIX sec.), che si riporta in calce e nella quale si fa riferimento a Isabella Cotrona come duchessa di Crosia, madre di Ippolita: «[…] I capitoli matrimoniali sono in ASC, Not. B. Durante, atto del 29.4.1655: “Matrimonium magnifici Hijacinti Palopolo cum Ippolita Mandatoricci”. I beni dotali di Ippolita sono: -un giardino di agrumi, di olivi e di celsi nella terra di Crosia in località “Ariata”; ducati 50; un “vestito di riversino di fiancata verdone rasato, delle perle fine et sedici file di coralli”; il tutto lasciato per testamento ad Ippolita dalla duchessa Isabella Cotrona, sua madre; […] perle e coralli furono lasciati ad Ippolita, per testamento, da sua madre, Isabella Cotrona (69) […]».2
Nel nuovo Casale di Mandatoriccio, bagnato dai torrenti Arso e Acquaniti che rendevano il territorio molto rigoglioso per l’abbondanza di acqua, fu favorita la comparsa di non pochi mulini. Il duca Teodoro cercò di incoraggiare le numerose attività legate soprattutto alla pastorizia, all’agricoltura, al commercio dei prodotti agricoli come olio, frumento e l’artigianato locale. Attività che costituirono e lo sono ancora oggi, l’asse portante della sua economia. Tali provvedimenti, come già ricordato, favorirono l’incremento demografico della popolazione facendo crescere la comunità, tanto che intorno alla fine del Seicento, Mandatoriccio già superava le mille unità abitative. L’aumento della popolazione rese persino indispensabile ampliare la chiesa collocata vicino alla fortezza.
Il 25 aprile 1651, scomparso Teodoro, l’esteso patrimonio feudale delle cinque terre, comprendente i Feudi di Crosia, Calopezzati Caloveto, Pietrapaola e il Casale di Mandatoriccio, passarono al figlio Francesco Mandatoriccio, col titolo di 2° duca di Crosia, (1651-1676), 4° barone di Calopezzati, Caloveto, Pietrapaola e 2° barone di Mandatoriccio. Questi sposò Caterina Rocco, da Cosenza, dalla quale non ebbe figli e dopo venticinque anni di regno terminò la sua vita terrena in Calopezzati, il 19 gennaio 1676, lasciando però oltre all’enorme patrimonio anche una lunga e spinosa controversia per via del suo testamento, che ne voleva come suo successore il nipote Mario Toscano.
A succedergli dopo una lunga contesa fu la sorella Vittoria Mandatoriccio3, con il titolo di 3ª duchessa di Crosia e 3ª baronessa di Mandatoriccio, la quale regnò sul Ducato per ben venti anni (1676-1696). Significatoria di relevio per il consistente ed esteso patrimonio feudale non intestato a Francesco suo fratello gli arrivò il 10 luglio 1677 come si ricava dal Registro Significatorie 77, f. 29t. e dalla conseguente intestazione del 24 novembre 1679 presente nel Cedolario74, f. 465t. dal quale si estrae anche che Francesco, suo fratello, successe al padre Teodoro.
Vittoria, nel 1666, sposò Ruggero Sambiase, figlio di Scipione, patrizio cosentino. Dal matrimonio nacquero molti figli. Morì in Calopezzati nel 1696 e per successione femminile i possedimenti della sua famiglia passarono ai Sambiase la cui gestione (1670-1806) segnò l’inizio di un periodo abbastanza favorevole per l’economia del borgo che rimase pressoché immutata fino alla proclamazione dell’Unità d’Italia (17 marzo 1861).
Terminato, con Vittoria, il dominio dei Mandatoriccio, nella successione feudale le redini del vasto patrimonio passarono a Bartolo Sambiase, figlio di Giuseppe Ruggero, suo primogenito, con il titolo di 4° duca di Crosia, 1° principe di Campana, (1696-1705) e 4° barone di Mandatoriccio. La significatoria di relevio per il Ducato di Crosia arrivò il 30 giugno 1698. Bartolo si intestò tutto il patrimonio il 18 settembre dello stesso anno, come risulta dal Cedolario 5, f. 48t.
A succedere a Bartolo Sambiase, nel suo ramo, nell’ordine furono: Felice Nicola Sambiase, con il titolo di 5° duca di Crosia, 2° principe di Campana, (1705-1724) e 5° barone di Mandatoriccio. Durante il suo governo, nel 1708, Mandatoriccio divenne parrocchia grazie alla Bolla Ecclesiale emanata dall’allora Arcivescovo di Rossano, Andrea Adeodati. Seguirono Giuseppe Domenico Sambiase, col titolo di 6° duca di Crosia, 3° principe di Campana, (1724.1776) e 6° barone di Mandatoriccio; Vincenzo Sambiase, 7° duca di Crosia, 4° principe di Campana, (1777-1784) e 7° barone di Mandatoriccio; Giuseppe Maria Sambiase, 8° duca di Crosia, 5° principe di Campana, (1784-1797) e 8° barone di Mandatoriccio, Ferdinando Sambiase, 9° duca di Crosia, 6° principe di Campana (1797) e 9° barone di Mandatoriccio.
Ferdinando Sambiase, senza intitolarsi il Feudo, danneggiato dai provvedimenti legislativi resi operativi, tra il 1806-1808, dal re di Napoli, Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, con i quali cancellò la feudalità nel Regno di Napoli, in realtà, fu l’ultimo feudatario del Ducato di Crosia e di fatto l’ultimo barone di Mandatoriccio.
Nel periodo citato, le vicende che sul litorale jonico riguardarono gli Spinelli di Cariati comportarono la fortuna dei Sambiase principi di Campana. Infatti, questi alle Terre di Campana e Bocchigliero acquistate dal barone rossanese Alessandro Labonia, aggiunsero anche il possesso del Ducato di Crosia con il titolo di duca, grazie al matrimonio tra Ruggero e Vittoria Mandatoriccio. Possedimenti ai quali, in seguito, si unirono, se pure senza intestazione, ma solamente amministrativamente anche le terre di Cariati e Terravecchia andando così a costituire un immenso ed esteso territorio feudale i cui limiti erano compresi fra il Trionto ed Nicà.
Dopo l’applicazione delle leggi sulla feudalità e l’entrata in vigore dell’ordinamento amministrativo disposto dai Francesi, nel gennaio 1809, Mandatoriccio venne considerato «Luogo», ossia «Università» nel cosiddetto Governo di Cariati”.
Acquisita la sua autonomia amministrativa, per un certo periodo, ebbe come frazione anche Pietrapaola, che in seguito recuperò la sua indipendenza, per essere poi nuovamente incorporato nella giurisdizione di Mandatoriccio agli inizi del secolo scorso sino a diventare definitivamente autonomo nel 1934. Con l’inizio del decennio francese Mandatoriccio venne favorito dal cambiamento delle generali condizioni sociali, economiche e politiche, adatto a indirizzare la comunità verso un percorso di effettivo sviluppo. Difatti, i Francesi come sostiene il Gradilone4 cogliendo le necessità più pressanti della popolazione del Mezzogiorno d’Italia determinarono un periodo di fondamentale modernizzazione politico-istituzionale e socio-economica della quale beneficiò anche Mandatoriccio. Il loro sistema di governo si rivelò fondamentale, perché produsse una svolta in quella che fu il cambiamento dello Stato, con il riordino dei Ministeri e la suddivisione del suo profilo amministrativo in provincie, distretti e comuni consegnando un regno frazionato in diverse entità amministrative, ragione per la quale Mandatoriccio venne a far parte del distretto di Rossano.
Informazioni più accurate sul ramo Sambiase sono possibili reperirle su quanto già pubblicato relativo ai Feudi di Campana, Calopezzati, Bocchigliero.
BIBLIOGRAFIA
Cfr. M. FALANGA, La nobile famiglia Mandatoriccio di Rossano, estratto da Calabria nobilissima, Periodico di Arte, Storia e Letteratura calabrese, Anno XXXVIII (1986), N. 84-85, Edito 1989;
2 Cfr. M. FALANGA, Calopezzati. Territorio, società e istituzioni (X-XIX sec.), Ferrari Editore, Rossano 2010;
3F.E. CARLINO, I Toscano. Patrizi rossanesi – Storia, genealogia, feudalità, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza 2020;
4Cfr. A. GRADILONE, Storia di Rossano, Editrice MIT Cosenza, 1967.