5 ore fa:Domenica Giancarlo Giannini arriva a Cassano
42 minuti fa:Luzi e Moccia a Corigliano-Rossano per festeggiare i 10 anni della Maros
1 ora fa:Riapre la Posta di Mandatoriccio, Grispino: «Esito frutto di interlocuzioni»
1 ora fa:Nella Riserva Foce del fiume Crati è arrivato il Cigno reale
6 ore fa:Cassano, una Piazza Municipio sarà intitolata a Salvatore Frasca
12 minuti fa:Co-Ro, nei prossimi giorni sarà attivato il nuovo impianto idrico di Momena
6 ore fa:Successo per i festeggiamenti di San Giovanni Battista a Mirto Crosia
4 ore fa:Torna a "sanguinare" la piaga del randagismo a Corigliano-Rossano
2 ore fa:Torna anche quest'anno la rassegna #sibarinprogress, lo spettacolo della cultura
2 ore fa:Non semplici pacchi alimentari... a Rocca Imperiale "Nutriamo la Speranza"

Viaggio tra i Feudi della Sila Greca - Il Principato di Campana, Regno indiscusso dei Sambiase per oltre un secolo

6 minuti di lettura

Distante dalla costa, posta sull’altopiano silano, terra degli Enotri e dei Brettii nella Calabria Citra, caratterizzata dalle Torri dell’Orologio e Campanaria, di origine normanna, sovrastata dall’interessante sito dell’Incavallicata, troviamo Campana, la primitiva ‘Kalasarna’, una cittadina nella quale sono presenti tracce di civiltà rupestre, dalle origini remote, ricca di ritrovamenti archeologici risalenti al periodo antecedente a quello di epoca enotria e brettia. 

Anche se poche e incomplete rimangono le informazioni feudali a partire dal periodo angioino si tenterà comunque, con il presente studio, di tracciare una sintesi di quello che è stato l’avvicendamento dei feudatari per poi svilupparne, in seguito, in maniera più organica le diverse successioni feudali.

Campana, in un primo momento divenne Feudo di alcuni cavalieri francesi, tra cui in ordine cronologico si ricordano Biviano di Clarence, Guglielmo Ernardo di Bayrano, Guglielmo Brunello, Muzio Matera, mentre successivamente agli inizi del XV secolo la cittadina Presilana unì la sua storia feudale allo Stato della Contea di Cariati.

Ad alternarsi nell’amministrazione della sua terra, furono molte famiglie. Prima di tutto, secondo alcune fonti tra cui il Valente1, pare fosse proprio infeudato ad una famiglia di nome Cariati. Infatti questo cognome deriverebbe dal nome di famiglia greco Karyatis. Ai Cariati seguì la famiglia dei Sangiorgio, poi dei Ruffo di Montalto, prima con Polissena e poi con la sorella Covella moglie di Marino Marzano principe di Rossano. Dopo una breve parentesi con il Regio Demanio, alla fine del secolo si avvicendarono sul Feudo, in ordine di tempo, Geronimo, del casato dei Riario e Geronimo Sanseverino. Seguirono i Coppola, i Borgia e gli Spinelli e infine la famiglia Labonia (1678-1694), la quale l’alienò ai cosentini Sambiase che nel 1696 vi imperniarono il titolo di principe conservandone il possesso fino all’entrata in vigore dei provvedimenti sull’eversione della feudalità del 1806. 

Seguendo ora le fonti e gli studi di M. Pellicano Castagna, i Registri Angioini e le Significatorie dei relevi si riferirà sui dettagli delle relative successioni feudali della cittadina Presilana.

«Anteriormente al 1271 la terra di Campana fu concessa da Re Carlo I d’Angiò al milite Biviano di Clarence (de Clarencia). Nel gennaio di quell’anno era già devoluta alla R. Corte per la morte di lui senza figli (cfr. «I Registri della Cancelleria Angioina», Vol. VI, p. 148, che richiama la fonte); Anteriormente ad agosto 1271 fu concessa a Guglielmo Ernando de Birano insieme col castro Tigani in Val di Crati, ricaduti alla R. Corte, il primo per la morte senza figli di Biviano de Clarence, ed il secondo per designazione fatta da Guglielmo de Sacconville (ivi, p. 323); Intorno al 1272, poiché i figli di Gugliemo Ernando de Birano non vennero dalla Francia in regno, la terra di Campana fu data al mil. Guglielmo Brunello; Intorno al 1282-83 figura un non meglio identificato Malgerio signore di Campana. La notizia successiva viene dall’Arch. Sanseverino, (I Numeraz., n. 26), da cui s’apprende che il 23 marzo 1369 fu data l’autorizzazione a procedere sui beni di Ciccio de Malito da Reggio, per la mancata consegna della terra di Campana da lui venduta al conte di Altomonte Filippo di Sangineto. Subito dopo tale epoca, Campana fu sicuramente aggregata alla baronia e Stato di Cariati, possesso dei Ruffo conti di Montalto; e di Cariati seguì costantemente le vicende feudali fino al 1678»2.  

Agli inizi del nuovo secolo (XVI), il Feudo di Campana, come risulta dal Cedol. 75, f.8, per la fedeltà ai d’Aragona, venne riconosciuto per concessione fattagli dal Re cattolico, con privilegio del 20 febbraio 1505 e dallo stesso confermato il 5 maggio 1507, a Giovambattista Spinelli, già barone di Fuscaldo, duca di Castrovillari e conte di Cariati nel quale appunto ricadevano i Feudi di Bocchigliero e Campana.  Feudo che, tranne una breve pausa, venne amministrato dal suo casato, fin quasi alla fine del XVII secolo, precisamente sino al 1678, quando, gravato di debiti con Carlo Spinelli, fu trasferito per 43.000 ducati, compreso Bocchigliero, ad Alessandro Labonia, barone di Rossano. 

Secondo quanto emerge dalle Significatorie di rilevi del 23 dicembre 1523, alla morte di Giovanbattista, deceduto il 25 luglio 1522, il patrimonio feudale dello Stato di Cariati, comprese le terre di Campana e Bocchigliero, passò nelle mani del figlio Ferrante Spinelli col titolo di 2° duca di Castrovillari e conte di Cariati. Alla sua morte, il 23 gennaio 1548, su tutto lo Stato di Cariati quindi compreso anche Campana gli subentrò il figlio Giovanbattista Spinelli con il titolo di 3° duca di Castrovillari e conte di Cariati. 

Nella gestione feudale delle diverse terre dello Stato di Cariati tra cui Campana seguì Francesca Spinelli che come erede successe alla morte del padre Giovanbattista avvenuta nel luglio del 1551. Ciò si evince dalla Significatoria di rilevio del 21 ottobre 1533. 
Qualche anno dopo, Carlo Spinelli, duca di Seminara acquistò lo Stato di Cariati, con le diverse terre comprese Campana e Bocchigliero dalla duchessa Francesca Spinelli sua nuora. L’acquisto venne concluso in occasione della vendita fatta all’asta nel S.R.C. per la somma di 73.000 ducati. Acquisto che ebbe il R. Assenso il 18 gennaio 1565 e venne registrato nel Quintern. 3, f. 240. A seguito di tale compera, Carlo Spinelli, grazie al privilegio ottenuto dal Re Filippo II, in data 15 novembre 1565, divenne 1° principe di Cariati. A lui, conservando tutti i diritti e i titoli sulle diverse terre tra cui Campana, in ordine di tempo, si successero da padre in figlio: Scipione Spinelli (1568-1603), col titolo di 2° principe di Cariati, giusta Significatoria di rilev. 18 maggio 1570; Carlo Spinelli (1603-1614), col titolo di 3° principe di Cariati, Significatoria di rilev. 2 settembre 1604; Scipione Spinelli (1614-1659), col titolo di 4° principe di Cariati, Significatoria di rilev. 27 luglio 1615; Carlo Filippo Antonio Spinelli Savelli (1659-1678), col titolo di 5° principe di Cariati, Significatoria di rilev. 23 ottobre 1662.        

Tra il 1668 e 1682 gran parte delle terre ricadenti nello Stato di Cariati vennero vendute proprio da Carlo Filippo. Campana, come già segnalato per Bocchigliero, finì nei domini di Alessandro Labonia, barone di Rossano. Il Feudo di Campana e Bocchigliero con relativa catapania venne da questi acquistato per la cifra di 43.000 ducati con R. Assenso dell’8 agosto 1678 e venne regolarmente registrato nel Quintern. 138 al f. 97t prendendone l’intestazione in data 5 settembre 1679 come risulta dal Cedol. 74, al f. 453t detenendone il possesso fino al 1694 3.    

Alla fine del XVII secolo, per esattezza nel 1694 il Feudo di Campana fu comperato da Bartolo Sambiase, patrizio cosentino, figlio di Giuseppe Ruggero e della duchessa Vittoria Mandatoriccio, figlia di Teodoro, duca di Crosia, che ne divenne principe conservandone e tramandandone il possesso nello stesso casato fino al 1806, anno in cui per via delle leggi eversive promulgate da Giuseppe Bonaparte fu abolita la feudalità. 

Interessanti sull’argomento sono le note dello studioso calopezzatese Mario Falanga, il quale ci offre una sintesi sulla provenienza, sulla storia e sulla nobiltà del casato. In relazione così sostiene: «La famiglia Sambiase, tra le più cospicue e nobili del Sedile di Cosenza, risale alla prima metà del secolo XIII, epoca in cui già era onorata di feudi minori e di uffici regi: traeva il nome dal Feudo omonimo di Sambiase, oggi in provincia di Catanzaro; prese successivamente dimora nella città di Castrovillari e Cosenza (1). Il ramo dei Sambiase principi di Campana, Duchi di Crosia, Conti di Bocchigliero e Baroni di Calopezzati, Pietrapaola, Mandatoriccio, Caloveto, Cariati e Terravecchia, ebbe inizio con Giuseppe Ruggero, dei baroni di Scucchi prese in moglie Vittoria Mandatoriccio, dei Duchi di Crosia, nella Chiesa Matrice di Calopezzati. Recò una dote di 4.000 ducati (2) e, successivamente, nel 1676 le terre di Crosia, Caloveto, il Casale di Mandatoriccio, Calopezzati e Pietrapaola (3). Dal matrimonio nacquero, a Calopezzati nel cui castello i Sambiase elessero stabile dimora, Bartolomeo Mario il 6 luglio 1673, Felice Nicola il 29 ottobre 1674, Francesco Antonio il 29 febbraio 1676 e Ippolita andata in sposa a D. Giacomo Capece Zurlo4.  (continua)
 
BIBLIOGRAFIA    
  Cfr. G. VALENTE, Dizionario dei luoghi…, Tomo I, A-L, Edizione FRAMA’S, Chiaravalle Centrale (CZ) 1973.
2 M. PELLICANO CASTAGNA, La storia dei feudi…, Vol. 1, A-CAR, Frama Sud, Chiaravalle Centrale (CZ) 1984.
3 Ibidem, M. PELLICANO CASTAGNA….
4 M. FALANGA, Le successioni feudali dei Sambiase Principi di Campana e Duchi di Crosia, estratto da “Calabria Nobilissima” Anno XXXVI, n.80-81, p. 65. [(1) Cfr. G. SAMBIASI, Ragguaglio di Cosenza e di trent’una sue nobili famiglie, Napoli 1639; G. FIORE, Della Calabria illustrata, Frama Sud, Chiaravalle 1977, pp. 419-420, 522; G. AZZARA, I Sanseverino. Rami Martirano, Sambiase, Caserta, Lauro, Corigliano, in “Studi Meridionali”, 1 (1973), pp 14-16. (2) Archivio di Stato di Cosenza (A.S.C.), Sezione Protocolli Notarili, Notaio Vitantonio Criteni di Rossano, scheda del 21 gennaio 1676, f. 20v: Francesco Mandatoriccio dichiara di avere, alla sorella Vittoria, “docati quattromila… promesso e consignato per le sue doti, conforme appare per ricevute e bilancio di conti fra me et signor D. Giuseppe Sambiasi suo marito”.  (3) Sulle vicende della successione del Ducato di Crosia, istituito con privilegio reale del 18 maggio 1625, da Francesco e Vittoria Mandatoriccio, rinviamo a M. FALANGA, Calopezzati. Memorie Storiche e Documenti, Bari 1986, pp 63-64].
 

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica