Caputo attacca senza sconti : «Lo sport è un diritto, non un privilegio»
Il consigliere comunale di Azione e sportivo per tradizione familiare sulla gestione degli impianti sportivi intravede strumentalizzazioni

CORIGLIANO-ROSSANO - La recente riqualificazione del campo sportivo Brillia ha acceso i riflettori su una questione fondamentale: come devono essere gestiti gli impianti sportivi pubblici? Ne abbiamo parlato con Demetrio Caputo, consigliere comunale di Corigliano-Rossano e da sempre vicino al mondo dello sport, anche per tradizione familiare.
Consigliere Caputo, il campo Brillia rappresenta sicuramente una risorsa importante per la città. Ma nel suo intervento lei ha parlato anche di “rischi”. A cosa si riferisce? Ogni riqualificazione è una buona notizia, certo. Ma dobbiamo evitare che diventi un’occasione per rafforzare vecchie dinamiche: assegnazioni arbitrarie, favoritismi, gestioni poco trasparenti. Lo sport è un diritto per tutti, non il terreno di caccia di pochi.
Ha criticato apertamente la dichiarazione del consigliere Tavernise, che ha invocato una “priorità assoluta” per le prime squadre nell’uso degli impianti. Qual è la sua posizione?La ritengo una posizione anacronistica. Non solo è giuridicamente discutibile, ma culturalmente sbagliata. Gli impianti pubblici devono essere gestiti secondo legalità, trasparenza ed equità. La Corte dei Conti è stata chiara: l’uso gratuito è giustificato solo da un interesse pubblico, come lo sport giovanile e inclusivo. Le squadre professionistiche operano come aziende, e non possono pretendere vantaggi solo per il loro blasone. Quindi non esistono “diritti acquisiti” per chi gioca in categorie superiori? Assolutamente no. Quella è una scelta politica, e non sempre condivisibile. Se si sceglie di dare priorità a chi fa sport per profitto, si rischia di penalizzare chi lavora davvero sul territorio: volontari, famiglie, tecnici che educano attraverso lo sport. Sono loro che dobbiamo mettere al centro. Parliamo di numeri. Il bilancio del settore impianti sportivi lascia intendere una gestione piuttosto inefficiente.I dati parlano chiaro. Nel 2023, i 23 impianti comunali hanno prodotto incassi per appena 11.731 euro. Una cifra simbolica che dimostra quanto sia urgente ripensare la governance del sistema sportivo cittadino. Abbiamo comodati d’uso scaduti, gestioni frammentate e poca trasparenza.Quali sono le proposte concrete per cambiare rotta? Innanzitutto un regolamento unico, chiaro e pubblico per l’accesso agli impianti. Serve bandire ogni ambiguità: bandi trasparenti, criteri oggettivi, canoni equi (diversificati tra realtà profit e non profit), controlli reali. E poi una visione: dobbiamo sostenere chi fa sport come educazione, inclusione, prevenzione. Il valore dello sport non sta solo nel risultato, ma nel suo impatto sociale.Quindi, come deve essere – secondo lei – lo sport a Corigliano-Rossano? Accessibile, educativo, condiviso. Vogliamo una città che investa nello sport come bene comune, che riconosca e valorizzi chi lavora con passione sul territorio. Basta con le concessioni opache e le logiche di appartenenza. È ora di scegliere la trasparenza, la legalità e la giustizia sportiva.