Lavori sulla SS106: manutenzione o tortura quotidiana?
Quattro giorni. Sono quattro giorni che il tratto della Statale 106 che attraversa località Toscano, nel territorio di Corigliano-Rossano, è prigioniero di cantieri, restringimenti di carreggiata e traffico paralizzato

CORIGLIANO-ROSSANO - Quattro giorni. Sono quattro giorni che il tratto della Statale 106 che attraversa località Toscano, nel territorio di Corigliano-Rossano, è prigioniero di cantieri, restringimenti di carreggiata e traffico paralizzato. Un punto critico, quello sotto il cavalcavia di Zolfara, già noto per i calcinacci piovuti sull’asfalto lo scorso inverno. Giusto, anzi doveroso intervenire per mettere in sicurezza la struttura. Ma perché farlo nel cuore dell’estate, quando il traffico lungo l’unica arteria che percorre la Calabria lungo il fronte orientale raggiunge il suo picco massimo?
Auto e camion rimangono bloccati sotto il sole cocente, mentre gli operai, stremati dalle temperature africane, lavorano come possono, protetti solo da un ombrellone arancione che sembra più un simbolo tragicomico che un reale riparo. Tutto questo mentre i turisti arrancano verso il mare e i pendolari si logorano tra clacson e lamentele.
La domanda resta la stessa che ogni calabrese si pone, da sempre: perché? Perché creare disagi in piena stagione turistica, quando gli stessi interventi, programmati in primavera o in autunno, avrebbero avuto un impatto minimo? O perché non svolgerli di notte, come ormai avviene in quasi tutte le regioni italiane ed europee, dove si tutela sia la sicurezza dei cittadini sia la dignità di chi lavora?
Qui no. Qui ci si arrangia come sempre, su una Statale che viaggia ancora su tracciati dei primi del Novecento, dove basta un cantiere mal posizionato per far saltare l’intero sistema viario.
E così, mentre l’estate avanza, la Calabria resta intrappolata nelle sue contraddizioni: terra meravigliosa e martoriata, dove anche la manutenzione si trasforma in un supplizio quotidiano. Nell’indifferenza di chi decide, altrove, tempi e modi senza mai percorrere, almeno una volta, questi chilometri di vita reale.