L'associazione di protezione civile "Le Aquile" fa chiarezza sulla questione boschiva di Co-Ro
Il gruppo ha ricordato il ruolo ricoperto nella tutela del patrimonio boschivo sottolineando le possibili opportunità e responsabilità degli enti coinvolti

CORIGLIANO-ROSSANO - «La stagione degli incendi è già iniziata e come al solito gli enti territoriali sono presi alla sprovvista, per non aver provveduto in tempo a fronteggiare l’emergenza incendi». Lo denuncia in una nota il gruppo di protezione civile Le Aquile di Corigliano-Rossano che vuole fare chiarezza sulla questione.
«Nella montagna di Corigliano le competenze sono molteplici e questo complica, di gran lunga, la predisposizione di un piano per la pulizia e la manutenzione dei boschi. Il nostro comune è proprietario di circa 4.500 ettari di bosco, tra cui la pineta di Sovarello, e il bosco di Montalto a Corigliano, mentre a Rossano abbiamo la riserva di Cozzo del Pesco, con oltre 100 castagni secolari, la metà dei quali abbattuti dalla bufera di neve e di vento nel mese di febbraio 2025».
«L’associazione “Le Aquile" di protezione civile di Corigliano Rossano - fanno sapere - opera all’interno del Parco della Sila da quasi 20 anni, per il servizio di avvistamento incendi boschivi. La nostra competenza territoriale si estende dalla caserma ex Forestale del Baraccone, (comune di Corigliano Rossano e ingresso del Parco della Sila), fino a Giamberga e fino al comune di Acri, con l’impiego di 15 volontari operativi che pattugliano con le macchine di loro proprietà ed anticipando le spese di carburante, molto spesso rimettendoci anche di tasca loro. Ma non solo, oltre all’associazione Le Aquile, nel territorio del Parco operano altre 8 associazioni di volontariato, di altri comuni, che svolgono la sorveglianza antiincendio ormai da circa 10 anni. In piu i dipendenti di Calabria Verde sono sempre presenti negli angoli di strada del Parco e i droni della Regione Calabria contribuiscono ad individuare i piromani ormai numerosi ed agguerriti. In questi boschi comunali l’Ente Comune può fare tanto, dall’utilizzo dei percettori di reddito, fino all’autorizzazione degli usi civici come il legnatico, per dare la possibilità a tutti i cittadini di raccogliere la legna secca del sottobosco e riscaldare le proprie case e costo zero. Inoltre anche l’Ente comunale potrebbe ricavare guadagno dalla certificazione del legno di qualità, liberando così i sentieri e gli accessi boschivi dai tronchi caduti quest’inverno».
«Poi c’è la Regione Calabria che vanta le sue competenze sulla gestione dei boschi demaniali, avvalendosi di Calabria Verde, i cui dipendenti sono sparsi nel territorio per il servizio A.I.B. (avvistamento Incendi Boschivi). E ancora altre competenze sono del Parco Nazionale della Sila, dell’Ente Provincia e dei Carabinieri Forestali, ai quali occorre sempre chiedere le autorizzazioni per intervenire nei boschi in generale. In questa selva di competenze risulta oltremodo difficile individuare le responsabilità e gli interventi da adottare, specialmente nel caso delle calamità naturali e nelle emergenze. Evidentemente questo non basta per tutelare l’immenso patrimonio boschivo, pertanto si lancia un accorato appello all’ente comune affinchè dia immediatamente libero accesso per l’attività di legnatico nei boschi comunali, ma soprattutto il comune si faccia carico della sorveglianza, attivando tramite COC le altre 5 associazioni di protezione civile che sarebbero ben disposte a prestare servizio di A.I.B. anche nelle frazioni di Piana Caruso, Baraccone, Simonetti, Vallata del Coriglianeto, Bosco Demaniale del Patire, Cozzo del Pesco ecc...»