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Viaggio tra i Feudi della Sila Greca - Bocchigliero nel periodo feudale

7 minuti di lettura

Nelle origini pertinenza dello Stato di Cariati. In seguito fu Feudo dei Labonia e poi dei Sambiase. Oggi Comune autonomo alle falde della Sila, nel periodo feudale era una Terra appartenente alla Calabria Citra. Sotto l’aspetto amministrativo fu una pertinenza dello Stato di Cariati, di cui, insieme ad altri Feudi, ne accompagnò le vicende per quasi tre secoli a partire dalla seconda metà del XIV fino alla seconda metà del XVII.

Secondo lo storico don Giuseppe Scafoglio, per capire con precisione le origini di Bocchigliero circa il profilo storico-documentale è necessario fare riferimento al documento più antico trovato nel grande archivio di Napoli datato 1344. Si tratta di una fonte sicura e di un documento ufficiale risalente al primo anno di regno di Giovanna, prima regina di Napoli, dal quale si evince l’esistenza di «un contratto di permuta, tra il conte Carlo Ruffo da Montalto e Michele Cantone da Messina» con quest’ultimo che cede il territorio di Bocchigliero al conte Ruffo.

Conferma in tal senso si desume dalle note del Pellicano Castagna che, dissertando sulle successioni feudali della rinomata casa calabrese dei Ruffo, conti di Montalto, in relazione cosi ci tramanda: «Polissena Ruffo, contessa di Montalto, figlia primogenita ed erede del fu conte Carlo predetto, da poco succeduta al padre, con privilegio di Giovanna 2a del 7 maggio 1407 ebbe confermato l’ufficio di capitano delle sue terre di Cariati, con Caloveto, Bocchigliero, Campana, Scala, Verzino, Cerenzia, Caccuri, Rocca di Neto, Casabona e San Morello; nonché dello Stato di Montalto e delle sue Baronie di Mesiano, Briatico e Mottafilocastro (cfr. Faraglia, Studi…, p. 113, ove è citato il Reg. Ang. 374, f. 222t). Sp. (1415) Giacomo de Mailly, Gran Siniscalco del Regno; e poi in seconde nozze (Rossano, 1418) Francesco Sforza, futuro duca di Milano. Morì a Cariati il 17 luglio 1420»1. 

Alla morte di Polissena, come nello Stato di Cariati, anche nel Feudo di Bocchigliero le successe de jure la sorella Covella Ruffo, maritata col duca di Sessa, Giovanni Antonio Marzano, che ne detenne il possesso fino alla sua morte avvenuta verso la fine dell’anno 1445.

In seguito ne fu signore il figlio Marino Marzano Ruffo, principe di Rossano, al quale per volere di re Alfonso d’Aragona le venne confermato tutto lo Stato appartenente alla mamma tra cui Bocchigliero. Possedimento che rimase intatto fino al suo arresto voluto da re Ferrante per le note vicende legate alla congiura dei baroni, anche se secondo la cronaca del tempo, che si occupò del difficile rapporto esistente tra Francesco Marino e suo cognato re Ferrante, non furono pochi i corrispondenti a ritenere che le vere ragioni del contrasto tra Marino Marzano e re Ferrante, suo cognato, non erano da attribuire a dispute di potere, ma bensì alla intuita e corrisposta relazione amorosa tra Ferrante e sua moglie Eleonora, sorellastra del re, relazione scoperta da parte dello stesso Marino. Situazione che, in seguito, portò al sequestro dei possedimenti del Marzano e allo smembramento dello Stato di Cariati. 

Bocchigliero, o Bucchigliero, come lo appella il Giustiniani nelle sue note, tuttavia, continuò a far parte della Contea di Cariati affidata dallo stesso Ferrante a Girolamo Riario che ne detenne il possesso fino al 1488. Successivamente, tutto lo Stato di Cariati passò nelle mani di Francesco Coppola, conte di Sarno.

In seguito il vasto Feudo transitò per concessione nei possedimenti del principe di Squillace Goffredo Borgia, genero di Alfonso II, re di Napoli, al quale il suocero concesse la vasta Contea di Cariati, assegnazione poi confermata da re Federico il 29.07.1497 e che rimase tale fino al 1505 anno in cui, la stessa Contea, compreso Bocchigliero, che si formò cosi come Casale, passò nei possedimenti degli Spinelli rimanendovi sino al 1678.

Gli Spinelli ne ebbero il possesso prima con Giovanbattista, barone di Fuscaldo, (1507-1522), poi con suo figlio Ferrante, (1523-1548), con Giovanbattista, (1548-1553), Francesca, (1553-1565). In un secondo tempo con Carlo Spinelli, 1° duca di Seminara, che divenne anche 1° principe di Cariati (1565-1568), poi con Scipione suo figlio, 2° principe di Cariati (1568-1603), ancora con Carlo, 3° principe di Cariati (1604-1614), con Scipione II, 4° principe di Cariati (1615-1659) ed infine con Carlo Filippo Antonio Spinelli Savelli, 5° principe di Cariati (1662-1678) anno in cui Bocchigliero, dallo stesso principe, venne alienato insieme a Campana a favore del nobile rossanese, barone Alessandro Labonia, per complessivi 43.000 ducati (25.000 per Campana e 18.000 per Bocchigliero) con Regio assenso del 8.8.1678, registrato nel Quinternione 138, al f. 97t. che se lo intestò nel Cedolario 74, al f. 453t. il 5.09.1679.

Ma vediamo in maniera più dettagliata come Bocchigliero arrivò nei possedimenti feudali del Labonia, appartenente a una famiglia nella quale alcuni membri, baroni di Campana e Bocchigliero, fecero parte della loggia mista «Saint Jean du Secret et de la Parfaite Amicitie» San Giovanni del Segreto e della Perfetta Amicizia di Napoli2, attraverso una rilettura delle vicende feudali degli Spinelli prodotta da una rigorosa nota di Luca Covino che ci dà anche il termometro della situazione feudale di una parte del territorio della Sila Greca e che in relazione cosi riferisce: «Durante la seconda metà del Seicento le trasformazioni più vistose della geografia feudale interessarono l’area ionica della Provincia. Non solo si verificarono avvicendamenti nel possesso dei Feudi ma lo smembramento dei domini degli Spinelli, principi di Cariati e duchi di Castrovillari, produsse modificazioni che, da un lato, rimpinguarono la nomenclatura signorile della zona di nuovi protagonisti, dall’altro, resero autonome realtà feudali modeste. L’impatto delle vicende del patrimonio di Cariati sull’assetto geopolitico della Calabria Citra restò, comunque, ben lontano da quello prodotto decenni prima dallo smembramento dello Stato dei Sanseverino. Durante il ’500 e la prima metà del ’600 gli Spinelli avevano cominciato ad alienare le terre di Caccuri, Montespinello, Cerenzia. Nel 1662 Carlo Filippo Antonio Spinelli, figlio di Scipione e della romana Carlotta Savelli, ricevette una significatoria di relevio (41) per lo Stato di Cariati – che comprendeva Terravecchia, Scala, Umbriatico, Campana, Bocchigliero – e la città di Castrovillari con le terre di Porcile e Frascineto, e ancora Seminara, Santa Cristina, Oppido in Calabria Ultra.
Angustiato dalla difficile situazione finanziaria – continua il Covino – il principe nel 1668 fu costretto ad alienare Verzino con il Casale di Savelli a Leonardo Cortese per 50.000 ducati. Nel 1678 vendette Scala a Maurizio Coscinelli per 27.000 ducati e nello stesso anno Campana e Bocchigliero al nobile rossanese Alessandro Labonia per 43.000 ducati. Infine Umbriatico e il Casale di Pallagorio vennero acquistati nel 1682 per 65.000 ducati da Giuseppe Antonio Rovegno alla cui famiglia sarebbero rimasti fino al 1806. Agli Spinelli che conservarono Castrovillari e il suo Circondario, restava nell’area ionica solo il Feudo di Cariati con il Casale di Terravecchia che nel ’700 avrebbero dato in tenuta ai Sambiase di Campana (42). Questi sarebbero stati ritenuti di fatto i veri possessori del Feudo come attestano le revele catastali e gli atti sulla questione del demanio prodotti in diverse sedi giudiziarie durante il Decennio Francese (43). Gli interessi feudali dei principi di Cariati si concentrarono piuttosto in Calabria Ultra dove, intorno al 1684, rivendicarono la ricca terra di Palmi un tempo Casale di Seminara. Nel versante ionico le vicende degli Spinelli crearono i presupposti della fortuna dei Sambiase di Campana (44) 3».

«Il Casale di Bocchigliero si avvicendò poi per circa un ventennio, fino al 1694, come dipendenza del barone Labonia che ne fu signore, per finire in seguito nei possedimenti feudali dei Sambiase che ne conservarono la sovranità sino al 1806, anno in cui entrarono in vigore le leggi sulla eversione della feudalità, così come previsto dall’ordinamento predisposto dai Francesi. Informazioni in riferimento si ricavano dagli scritti del Pellicano Castagna che al riguardo cosi riporta: “Bartolo Sambiase patrizio cosentino, figlio ed allora futuro erede di Vittoria Mandatoriccio, duchessa di Crosia (v), acquistò le terre di Bocchigliero e Campana con la Catapania per vendita fattagli, per la somma di D. 50.639, dal predetto bar. Alessandro Labonia, con Regio assenso del 9 dicembre 1694 che venne registrato nel Quinternione 167, al f. 191t. Si intestò per tal causa delle due terre il 18 agosto 1695 nel Cedolario 74, al f. 581t. Non si conoscono con precisione (o meglio sono controversi) gli estremi di concessione dei due titoli, dei quali fu sicuramente privilegiato dal re Carlo 2°, di conte di Bocchigliero e principe di Campana; del primo di essi fecero uso, per mera cortesia, alcuni secondogeniti della famiglia. Per successione materna (1696) fu pure duca di Crosia ed ereditò gli altri Feudi di casa Mandatoriccio»4.

Il 30 agosto 1705, alla morte di Bartolo Sambiase, 1° principe di Campana e conte di Bocchigliero, poiché improle, nella gestione del Feudo, compresa la Catapania, gli subentrò il fratello Felice Nicola col titolo di 2° principe di Campana e 2° conte di Bocchigliero. Quanto riportato e registrato nel Cedolario 75, al f. 114. Felice Nicola fu nominato Grande di Spagna il 5 novembre 1718.

La successione feudale alla morte di Felice Nicola (Napoli 24 giugno 1724) proseguì con suo figlio Giuseppe Domenico che intestandosi i diversi possedimenti, il 13 marzo 1726, divenne 3° conte di Bocchigliero e principe di Campana. Tutto è registrato nel Cedolario 75, al f. 300.
Come si legge dalle intestazioni registrate nel Cedolario 79, al f. 281t., a Giuseppe Domenico seguì nelle successioni feudali il figlio Vincenzo Maria, che alla morte del padre (9 febbraio 1776), lo sostituì con il titolo di 4° conte di Bocchigliero e principe di Campana.

Morto Vincenzo Maria (21 novembre 1784) alla guida dei vasti possedimenti feudali gli subentrò il figlio Giuseppe Maria con il titolo di 5° conte di Bocchigliero come si ricava dal Cedolario 79, f. 413t. Giuseppe Maria non ebbe figli, pertanto a succedergli de jure nei vari stati del casato compreso Bocchigliero fu il fratello Ferdinando, col titolo di 6° conte di Bocchigliero, il quale rinunciò alle intestazioni. Ferdinando non si sposò e morì anche lui celibe il 14 marzo 1830. Di fatto fu l’ultimo feudatario di Bocchigliero poiché durante il suo governo si interposero le leggi eversive sulla feudalità.

Chiuse le vicende che lo coinvolsero sino alla fine del feudalesimo, a seguito dell’ordinamento francese, stabilito dal generale Championnet, Bocchigliero amministrativamente venne inquadrato come appartenente al Distretto di Ciro, mentre dopo il 1806, ritenuto "Luogo", ossia Università venne a far parte del Governo di Umbriatico fino al 1811, anno in cui lo stesso acquisì la sua autonomia amministrativa con la elevazione a Comune autonomo facente parte del Circondario di Campana.

BIBLIOGRAFIA
1M. Pellicano Castagna, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, Vol. 1, A-CAR, Frama Sud, Chiaravalle Centrale (CZ) 1984.
2R. Di Castiglione, La Massoneria delle Due Sicilie e i “Fratelli” Meridionali del ’700, Gangemi Editore, Roma 2014.
3L. Covino, Governare il Feudo, Quadri territoriali, amministrazione, giustizia, Calabria Citra (1650-1800), Franco Angeli, Milano 2013. [41. Sui relevi infra cap. 4, nt. 6; 42. G. Valente, Storia della Calabria in età moderna, cit., vol. II, p. 177 nt. 608; 43. M. Santoro, Il principato di Cariati e gli Spinelli suoi feudatari: note storiche d’archivio 1505-1814, Cosenza, Progetto 2000, 2005, pp. 55-62; 44. Cfr. R. e F. Liguori, Cariati nella storia. Vicende di un Comune della Calabria Ionica dalle origini ai nostri giorni, Ferraro, Ciro Marina, 1981, pp. 72-79; M. Pellicano Castagna, La storia dei feudi…, cit. Vol. I, pp. 391-392].
4Ivi, M. Pellicano Castagna, La storia dei feudi…, Vol. 1, A-CAR.
 

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica