2 ore fa:A Spezzano Albanese pubblicata l’istanza per il rinnovo della concessione termale
3 ore fa:Il Museo di Sibari ospita il Festival contro la violenza di genere
3 ore fa:Castrovillari scende in campo contro ogni forma di violenza
4 ore fa:Sulle Strade del Magliocco, Historic Club si prepara all'undicesima edizione della kermesse
1 ora fa:Arrestato a Co-Ro un 34enne per detenzione di sostanza stupefacente a fini di spaccio
4 ore fa:Precipita con l'auto in una scarpata, 70enne trasferito in elisoccorso all'Annunziata
2 ore fa:Tic-toc, mancano "solo" 686 giorni all'apertura del nuovo ospedale
1 ora fa:Settimana della Cultura d'Impresa 2024: Confindustria Cosenza promuove due iniziative
48 minuti fa:Anche Morano si schiera contro la violenza di genere
18 minuti fa:A Co-Ro la presentazione del libro "I Rosoni Medievali. Significato, simboli, esoterismo e numerologia"

Il Feudo di Mandatoriccio, formazione e origini del Casale di Teodoro

5 minuti di lettura

Poco meno di tremila abitanti, disposto su un dolce pianoro delle chine montuose della Sila Greca a 565 m s.l.m., Mandatoriccio1 è un antico Borgo medioevale edificato circa quattrocento anni fa, durante il Viceregno spagnolo. 

A proposito della sua fondazione, alla luce dei diversi studi eseguiti negli ultimi anni, secondo le mie personali ricerche, la costruzione dell’omonimo Casale, e del Castello feudale di Mandatoriccio, iniziò con certezza in pieno periodo feudale nei primi decenni del XVII secolo, intorno al 1634, grazie a Teodoro Dionigi Mandatoriccio, da cui ne prende il nome, agiato e facoltoso rampollo di una delle tante famiglie nobili rossanesi, appartenente al ceto borghese di Rossano. 

In relazione e a sostegno della presente tesi, informazioni sono riscontrabili nel rapporto che l’allora arcivescovo di Rossano, Mons. Spinelli, fece nel 1634 in occasione della sua Visita Pastorale al nuovo Casale di Mandatoriccio; e fu proprio lui a rivelarne per la prima volta l’esistenza, visitandolo dopo essersi recato a Pietrapaola territorio di riferimento. Relazione nella quale così è riportato: “Ad Casale noviter erectum nuncupatum Mandatorizzum”. Al riguardo si vuole anche rammentare che il vescovo venne accolto con immensa gioia e battimani nella chiesa del costruendo Casale, in quel tempo dedicata al santo rossanese Nilo, per il quale Teodoro Mandatoriccio provava immensa venerazione. Fu proprio in quella stessa circostanza, così come ci ricorda L. Renzo, che Mons. Spinelli incaricò il sindaco di Pietrapaola presente di fornire i mezzi necessari per la celebrazione “ut de necessariis ad celebrandum provideat”. Ed è sempre lo storico L. Renzo ad informarci attraverso i suoi scritti che «L’incremento del nuovo centro abitato spinse Mons. Carafa a nominarvi nel 1659 un sacerdote residente perché vi ufficiasse nella nuova chiesa dedicata ai SS. Pietro e Paolo. Nel 1678 vi è economo curato D. Polidoro Pisano e nel 1698 D. Domenico Verrino è il primo arciprete»2.  

Come si evince, quindi, antica è la sua storia. Si aggiunga, inoltre, che secondo la scuola di pensiero di alcuni storici, sostenuta da alcune ipotesi e tesi storiografiche circa le sue origini, spesso discordanti tra loro, il suo iniziale e graduale inurbamento iniziò già in epoca normanna. Tuttavia, le ricerche finora svolte allo scopo di comprendere le dinamiche che portarono alla formazione e alla configurazione dell’attuale nucleo storico di Mandatoriccio, se pure provenienti da documenti cartografici risalenti ad epoche diverse, risultano sufficienti a coglierne la sua trasformazione con certezza. In realtà, da notizie storiche documentate e presenti nell'Archivio di Stato di Napoli, secondo il Catasto del 1608-1741, Mandatoriccio originariamente faceva parte della Calabria Citeriore come Casale di Pietrapaola con dipendenza dal Distretto Ecclesiastico di Rossano. 

I suoi quattrocento anni di vita, pertanto, affondano nella storia del periodo feudale agli inizi del XVII secolo, sotto il regno di Filippo IV e della difficile epoca del Viceregno spagnolo. Un periodo molto controverso nel quale punto di riferimento fu la costruzione del Castello feudale, trasformata in fortificazione intorno al quale poi si sviluppò il borgo. 

Sulla base dei dati intercettati relativi all’andamento demografico del borgo il Casale di Mandatoriccio contava 198 fuochi o nuclei abitativi e poco più di mille abitanti. L’attendibilità di quanto affermato proviene dallo Status Animarum, Omnium Existentium compilato, da don Natale Celli di Mandatoriccio il 10 aprile 1743, e confermato dal Catasto Onciario del (1741-1743), tramite il documento civile, stilato dalle autorità comunali, presente presso l’Archivio di Stato di Napoli, che ne elencò i capo famiglia riportando a lato del nome, la somma che ognuno di questi era tenuto a versare all’erario in forma di tassazione diretta. Un altro aspetto della demografia del luogo, rilevato dal Catasto Onciario di Mandatoriccio del 1741-1743 è rappresentato da quella che era, in quel tempo, la numerosa presenza degli ecclesiastici sul territorio. La preziosa e puntuale indagine offre, anche, uno spaccato straordinario della situazione demografica del paese nel periodo preso in considerazione, oltre che una attenta descrizione sul clero mandatoriccese, affidandoci, altresì, informazioni di straordinario interesse storico ed elementi importanti ai fini del prosieguo del presente lavoro. Il primo è il numero dei fuochi rilevati, come si diceva, pari a 198. Il secondo riguarda il numero complessivo degli abitanti presenti nel Borgo, prevedibilmente circa 1.000, e infine il terzo è rappresentato dall’alto numero degli ecclesiastici sul territorio. 

I Fuochi, in seguito, passarono dai 3 iniziali del 1648 (12-18 abitanti), ai 10 nel 1669 (40-50 abitanti), ai 198 nel 1741-1743 (circa o più di 1.000 abitanti). Quest’ultimo dato, che trova conferma, circa una presenza abitativa di 1.070 abitanti già nel 1698, ci conferma che l’aumento demografico via via si consolidò sempre più marcatamente elemento riscontrabile fino ai nostri giorni, con i dati di qualche anno fa già evidenziati in altre occasioni. 

Da quanto sopra evidenziato, da contestualizzare in un quadro demografico generale, la situazione iniziale degli abitanti presenti nel nascendo Casale di Mandatoriccio, deve tenere necessariamente in considerazione una variabile di non poco conto, ovvero che il Casale fu costruito da Teodoro per motivi di sicurezza nel territorio di Pietrapaola. Il nuovo sito, pertanto, sin da subito risultò più attraente anche per altri motivi, fra cui la sua posizione geografica, ragione fondamentale per la quale la popolazione residente in quel periodo a Pietrapaola, che era in costante crescita dei suoi Fuochi fino al 1561, dal 1648 in poi iniziò a diminuire. E come confermano i dati, già a partire dal 1634 interi nuclei familiari di Pietrapaola si trasferirono nel nuovo Casale Mandatoriccio dove il Duca di Crosia, Teodoro Mandatoriccio, aveva eretto il Castello. Questo è interessante perché mentre conferma indirettamente lo sviluppo demografico del nuovo Casale nel contempo registra anche il notevole calo della popolazione di Pietrapaola, che passò dai 100 Fuochi (500 ab.) del 1648 e ai 75 (375 ab.) del 1669.  

Al tempo del regno di Teodoro, suo fondatore, in epoca feudale, il Casale di Mandatoriccio divenne centro di rilevanza politica e ‘salvamentum’. Il Casale diventò punto di riferimento e riparo per i tanti profughi terremotati provenienti, come si è detto in altre circostanze, dai Casali cosentini. Il catastrofico terremoto del 27-28 marzo 1638, giorno delle Palme, interessò l’intera area della regione, in particolare, quella del Savuto distruggendo interamente alcuni paesi fra cui Scigliano. L’intensità del fenomeno sismico fu molto forte e i danni causati furono immani. L’evento coinvolse in modo diretto il costruendo Casale di Mandatoriccio, uno dei Feudi appartenenti al Ducato di Crosia, poiché fu proprio il terremoto la causa che determinò il vasto flusso migratorio degli abitanti di Scigliano3 verso altre aree e siti della regione, fra cui, appunto, Mandatoriccio. 

Il Casale dopo la sua costruzione, essendo nel territorio di Pietrapaola, divenne una delle cinque Terre del Ducato di Crosia, per cui i riferimenti feudali nella sua interezza sono riportati anche negli articoli relativi a Calopezzati, Caloveto, Crosia e Pietrapaola. Tuttavia, per avere un’idea complessiva dei feudatari che lo amministrarono, nella seconda parte di questo mio intervento, sarà ricondotta una sintesi delle successioni feudali riguardanti i Casati dei Mandatoriccio e dei Sambiase unici feudatari del luogo.      

BIBLIOGRAFIA
  Nota: Il presente paragrafo è stato compilato attraverso la consultazione delle seguenti opere:  
F.E. CARLINO, Mandatoriccio Storia Costumi e Tradizioni, Ferrari, Rossano, 2010; F.E. CARLINO, Trame di continuità Volume I. La Calabria e lo Ionio cosentino sino alla nascita del Casale di Mandatoriccio, Ferrari, Rossano, 2013; F.E. CARLINO, Mandatoriccio Storia di un Feudo. Dal Nobile Casato dei Mandatoriccio di Rossano alla blasonata famiglia dei Sambiase di Cosenza. Dai Toscano-Mandatoriccio fino all’Unità d’Italia (1619-1860).  Imago Artis, Rossano, 2016, F.E. CARLINO, I Toscano. Patrizi rossanesi – Storia, genealogia, feudalità, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza 2020; F.E. CARLINO, Storia di un Territorio – Il Reventino Savuto, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza 2020; F.E. CARLINO, Mandatoriccio, Comunità operosa. La condizione socio-economica dopo l’Unità d’Italia, in Rivista Calabrese di Storia del ’900 – 1-2, ICSAIC, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza 2020; F.E. CARLINO, Mandatoriccio. Il Feudo dell’Arso e la Torre stellata, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza 2022.  
2 L. RENZO, Archidiocesi di Rossano-Cariati…, p. 138, op. cit. p. 70.
3 Cfr. Scigliano e la Storia, in http://www.comune.scigliano.cs.it/notizie.htm.
 

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica