Di Battista (di nuovo) in città per "tenere vivo" il partito del non voto
Il vicepresidente dell'associazione "Schierarsi" non esclude un ritorno in politica, poi aggiunge: «Il partito più potente e grande, dal punto di vista elettorale, è il partito del non voto. È un dramma per la democrazia, ma ai partiti non gliene frega niente»

CORIGLIANO-ROSSANO - In Calabria si avvicina, inesorabilmente, un nuovo appuntamento elettorale. I cittadini calabresi, infatti, saranno chiamati a recarsi alle urne per le elezioni regionali nel 2026. E mentre ci si interroga su possibili scenari politici, alcuni dei quali vedrebbero il sindaco di Corigliano-Rossano candidato alla presidenza della Regione, una nube si addensa all'orizzonte: l'astensionismo.
«Io non mi sento di colpevolizzare coloro che scelgono di non votare, perché pensano che le decisioni vengano prese altrove; perché per me hanno ragione. Il voto conta poco. Le preferenze sono limitate e i partiti, oggi, non hanno più potere nelle stanze che contano. Neppure in Parlamento». Esordisce così Alessandro Di Battista ai nostri microfoni commentando i dati che vedono il "partito dell'astensionismo" crescere in modo esponenziale anche in Calabria. L'ex parlamentare pentastellato, oggi vicepresidente dell'associazione "Schierarsi", era presente ieri sera a Corigliano-Rossano, precisamente al Lido Tropix di Schiavonea, per presentare il suo ultimo libro edito da Piper First, “Democrazia deviata”. L’evento è stato organizzato e promosso dalla Libreria Aurora-Mondadori point dell’area urbana di Corigliano.
Non è la prima volta che Di Battista arriva in città. Era già stato a Corigliano-Rossano per la presentazione del gruppo territoriale di Schierarsi lo scorso febbraio. In quell'occasione aveva ribadito di aver «deciso di lasciare il Palazzo con l’intesa di ritornare solo quando ci saranno le condizioni per rientrare».
Ed ecco che la presentazione del suo libro, come ammette lui stesso durante la serata, diventa un nuovo pretesto per organizzare un vero e proprio comizio. Uno spazio in cui diffondere le sue idee e magari gettare le basi per una ritorno attivo in politica (che lo stesso Di Battista non esclude). «Oggi io continuo a fare politica, fuori dal Parlamento. Ho la possibilità di presentare leggi, come quella presentata grazie alla raccolta firme che chiede di riconoscere lo Stato di Palestina. Una proposta partita due anni fa. In questo momento faccio opposizione senza prendere soldi pubblici. Io non escludo che un domani, noi di "Schierarci", potremo candidarci. Stiamo crescendo come associazione».
Il desiderio, non troppo celato, è dunque quello di creare una reale alternativa ai partiti di Destra e Sinistra che, secondo Di Battista, «nelle questioni importanti sono a dir poco sovrapponibili… basti pensare che hanno votato la medesima Commissione europea».
Ma torniamo all'incontro di ieri. Proprio nelle pagine di questo volume si parla tanto della disaffezione al voto. Nel commentarla, Di Battista aggiunge: «Ai partiti politici dell'astensionismo non gliene frega niente, perché possono contare ancora su un pezzo di "voto controllato", "di apparato". In alcuni territori (non solo al Sud) è un voto non sempre del tutto legale, perché esiste il voto di scambio. A chi ha un consenso strutturato (cioè cittadini che votano per "partito preso") non gliene frega niente dell'astensionismo».
Analizzando le ultime elezioni europee e politiche italiane afferma: «Ormai una minoranza elegge i propri rappresentanti politici. Il partito più potente e grande, dal punto di vista elettorale, è il partito del non voto. È un dramma per la democrazia, ma ai partiti non gliene frega nulla». Altro tema affrontato nelle pagine del suo libro è la corsa europea al riarmo a scapito di uno dei pilastri dell'economia italiana e soprattutto calabrese: il comparto agricolo. «La situazione, purtroppo, è drammatica. In questo momento storico non comandano i Parlamenti e neppure la Presidenza dei Ministri. C'è un vero primato della finanza sulla politica. Tutte le fabbriche di armi, ma anche le principali case farmaceutiche, sono controllate (in toto o in parte) dai così detti "fondi finanziari" o dalle banche d'affari che detengono pacchetti di azioni. In in questo momento storico, per salvaguardare gli interessi della grande finanza, si è deciso di varare un piano di riarmo folle, che va contro gli interessi dei cittadini. Lo stesso segretario della Nato, Mark Rutte, ha detto che dovremmo fare qualche sacrificio noi europei: meno pensioni, meno sanità e più armi per difendere i confini. E la stessa situazione è legata all'agricoltura. Senza agricoltura la Calabria vivrebbe in condizioni ancor peggiori di quelle in cui, obiettivamente, già vive. Occorre ringraziare questi servi degli americani, che si definiscono sovranisti» conclude.