Un Tempio prestorico sorge nel cuore della Foresta Sacra di Castroregio
Questa è l'ipotesi di alcuni archeologi, avvalorata da recenti studi condotti da Domanico, Cristofaro e Cardetta per verificare l’allineamento equinoziale di due ciclopici massi squadrati squarciati da una fenditura

CASTROREGIO - «La nostra terra, questo meraviglioso “teatro” naturale che si affaccia sulla leggendaria Piana di Sybaris è uno scrigno ricolmo di tesori di ineguagliabile e inenarrabile valore che continua a stupirci».
Come dare torto all'Ingegnere Nilo Domanico, che così inizia il suo racconto per svelarci una sensazionale scoperta. Dopo alcuni affascinanti e recenti studi, che hanno rivelato come le Pietre dell'Incavallicata di Campana siano allineate con il cielo e, pertanto, potrebbe far parte di un complesso di “giganti venerativi” (come Stonhenge o Abu Simbel) siamo nuovamente dinanzi a una intuizione che lascia con il fiato sospeso. Questa volta ci troviamo nella Foresta Sacra di Castroregio, che molti archeologi, tra i quali il compianto Giuseppe Roma, nativo di quei posti, indica come luogo “frequentato” dall’uomo a scopi sacri e religiosi.
«Da una prima ricognizione effettuata in località “Foresta” - si legge nel testo “L’adorazione delle pietre e i megaliti del bosco di Castroregio” di Giuseppe Roma - è emersa una realtà archeologica che necessita di verifiche, ma alquanto singolare. Tutta l’area nei pressi dell’attuale santuario della Madonna della Neve (Shën Mëria e Borës) è costellata da una serie di megaliti, che, alla luce di un attento esame mostrano i segni di una probabile utilizzazione antica. Alcuni massi presentano degli incavi semisferici, grandi coppelle, che non lasciano dubbi, ma che per la loro ampia diffusione, soprattutto al Nord lungo tutto l’arco alpino, gli studiosi hanno avuto difficoltà a inquadrarle sia culturalmente che cronologicamente».
«I più recenti confronti archeologici - scriveva l'archeologo nel 2015 - suggeriscono come cronologia di esecuzione dei massi coppellari un periodo che va dal Neolitico (5000 anni a. C.) alla fine dell’età del Ferro (primo millennio a. C.). Tra i primi a occuparsi di queste prime manifestazioni della Preistoria fu Antonio Magni, medico comasco, nel 1901. Ecco quanto scrive: “La maggior parte degli studiosi delle pietre cupelliformi convengono nel concetto che fossero l’espressione di un culto religioso, cioè di una idea soprannaturale che poteva esplicarsi in svariate manifestazioni di rito, delle quali nessuna è pervenuta a noi, non solo con certezza, ma neanche con molta probabilità. Solo questo appare, che in quei paesi dove non le hanno dimenticate del tutto, sono circondate da singolari leggende ed anche oggetto di superstizioni e di una certa venerazione. In Italia le hanno scordate”. Le coppelle sono state giudicate come prime forme di arte preistorica, anche se gran parte della letteratura che le riguarda é dedicata più all’analisi tecnica e alla loro descrizione, che non al loro significato. Le ipotesi avanzate, tuttavia, in circa due secoli di ricerche, sono numerose e il Borgna le ha suddivise in categorie con significato religioso, solare, stellare, grafico, funebre, mappale e fecondativo».
«È necessario - scriveva ancora Roma - in questo caso verificare se si è in presenza di forme forgiate dalla natura o dall’uomo, ma non vi è dubbio che il progetto di indagini archeologiche che si intende avviare è necessario per chiarire tutti gli aspetti di un territorio mai indagato, ma che potrebbe riservare apprezzabili sorprese».
Ed ecco, che con un salto temporale, arriviamo all'oggi. Proprio in questo sito è stato effettuato, il 21 marzo 2024, una spedizione con l'ingegnere Nilo Domanico, l’archeoastronoma Ilaria Cristofaro e lo scrittore Marco Cardetta per verificare l’allineamento equinoziale di due ciclopici massi squadrati squarciati da una fenditura, allineata ad Oriente, lì dove il sole sorge agli equinozi.
Ricordiamo che l'ingegnere Nilo Domanico e l’archeoastronoma Ilaria Cristofaro si sono occupati anche di controllare la luce al solstizio d'inverno alle Pietre dell'Incavallicata di Campana, e poi sono tornati lì per la conferma del solstizio d'estate.
Anche nel caso di Castroregio, il sito non ha deluso le aspettative degli studiosi. «Anche qui la scoperta è stata sorprendente, - ci rivela Domanico - elaborata con i più moderni software ed ampiamente documentata da filmati e fotografie, che suffraga l’ipotesi che i due monumentali massi possano essere il nucleo fondamentale di un luogo di culto, laddove la stretta fenditura che separa i due giganteschi massi, è effettivamente orientata ad Est. Un altro luogo, dunque, da dove si poteva, molto più laicamente, osservare il cielo, contemplare e ad esse riferirsi per scandire il tempo nella vita di tutti i giorni. Probabilmente un Tempio preistorico».
«D’altronde - aggiunge - la ragione della parola "contemplare" è quella di essere formata da CON=CUM (denotante mezzo) e TEMPLUM, inteso come spazio, porzione di cielo e dunque "Osservare una parte del Cielo". Gli allineamenti equinoziali sono anch’essi fondamentali quale orientamento dei Templi antichi, così come le linee solstiziali, poiché a parte il loro significato simbolico, esoterico e religioso, erano uno strumento di uso comune nella vita quotidiana delle genti, a scandire il passaggio del tempo in un tempo in cui non esistevano i cronografi».
«Tra gli esempi più noti il Tempio della Concordia, il quale è uno dei tre templi equinoziali dell'antica Akragas/Agrigento, ovvero i templi che sono orientati verso il punto dell'orizzonte in cui il Sole sorge agli equinozi. La Foresta di Castroregio è dunque un altro sito che merita un attento e dettagliato studio, un sito già attenzionato da eminenti archeologi, tra i quali appunto, Giuseppe Roma» conclude.
La nostra è una terra che continua a regalarci grandi emozioni. E se «il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi», come scriveva Marcel Proust, fortunatamente c'è chi, come l'ingegnere Domanico, continua ad avere questo "sguardo nuovo" sul mondo che ci circonda.