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La "Pacchiana" calabrese, tipico e storico costume femminile ricco di decorazioni colorate e ornamenti

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CALABRIA - La pacchiana è un tipico e storico costume femminile della Calabria, ricco di dettagli e particolari negli accessori e finiture, di cui le prime tracce documentali si possono trovare nel XVII secolo. Elementi caratteristici e inconfondibili risultano essere la lunga, decorata e colorata gonna, un busto arabescato in velluto di color nero e maniche bianche ampie, spesso a trequarti. Veniva fatto indossare, e realizzare, alle ragazze al raggiungimento del 15esimo o 16esimo anno di età: simbolo di passaggio dall'adolescenza "all'età da marito". Corredato dal regalo, da parte della madre, di preziosi gioielli come “boccule”, “iannacche” e “berlocchi”.

Ma cosa vuol dire il termine "Pacchiana"? Secondo molti autorevoli glottologi e linguisti il termine discenderebbe dal greco e individuerebbe una giovane contadina calabrese formosa e, per l'appunto, con indosso questo caratteristico e quotidiano, all'epoca, abito da donna. Oggi quasi scomparso, era diffuso nel cosentino, nel vibonese e soprattutto nel catanzarese, con alcune differenze da zona a zona, in special modo a Tiriolo, Settingiano e Lamezia Terme. Parlando della piana lametina l'ultima pacchiana sambiasina è stata premiata nel 2019 all'interno di un evento culturale e storico ("Tradizione Tipica Lametina").

E a proposito del costume delle pacchiane lametine, si distinguono nel panorama calabrese per una caratteristica aggiuntiva, immediatamente riconoscibile, ovvero la celebre coda. Oltre che per essere spesso e volentieri a capo scoperto: soltanto per le occasioni importanti mettevano “'u ritùartu”, fazzolettone in lino invece fisso nelle altre pacchiane della regione. Una rarità nella cultura agro-pastorale del 1700 e 1800.

Attenzione al termine “'u ritùartu”, che viene usato anche per denominare l'abito delle pacchiane di San Giovanni In Fiore nel cosentino. La coda della pacchiana lametina: cos'è? La coda, “'a cuda”, è un'imponente (raggiunge dimensioni notevoli, si impiegano più di 10 metri di stoffa) e raffinata gonna a pieghe blu o verde, nera in caso di lutto. Sul davanti "normale", sul retro, sul girovita, annodata secondo un preciso rituale e in modo tale da formare, per l'appunto, la sofisticata coda posteriore.

La “gunnella” si sovrappone a “'u pannu”, molto più di una semplice crinolina (sottogonna): un vero e proprio indicatore dello stato sociale e civile della donna. Infatti, le donne sposate indossavano il panno rosso; le vedove nero; viola per le nubili. A sua volta, “'u pannu” si posiziona poco al di sopra della “suttana”, una sottoveste in lino bianco e con maniche svasate. Passando alla parte superiore dell'abito femminile delle pacchiane lametine, sicuramente ricercato, un corpetto di color nero e allacciato sul davanti abbraccia il seno, spesso prosperoso. In dialetto “cursè” o “'u bustinu”. Sulle spalle, braccia e collo “'u maccaturu”, fazzoletto colorato, o una “camigetta” (pacchiane nicastresi), oppure un panciotto di colore nero, “'u spalliari” (pacchiane sambiasine).

(Fonte annusdellametino.it, foto Pinterest)  

Veronica Gradilone
Autore: Veronica Gradilone

26 anni. Laurea bis in Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione. Mi piace raccontare le storie, non mi piace raccontare la mia