Con le dimissioni di Occhiuto opere in stallo: salta il cronoprogramma del nuovo ospedale
Le dimissioni anticipate del presidente Occhiuto azzerano la pressione politica su ospedale della Sibaritide, depurazione e SS106. I cantieri non si fermano, ma rallentano. Il rischio? Slittamenti silenziosi e nessun colpevole

CORIGLIANO-ROSSANO - Con le dimissioni anticipate del presidente Roberto Occhiuto, salta anche la cornice politica che teneva sotto pressione il cronoprogramma delle grandi opere strategiche nella Calabria del nord-est.
Se tutto va bene, il rallentamento sarà di almeno otto mesi. Ma in realtà, per alcune di queste infrastrutture, l’effetto potrebbe essere ben più profondo: uno slittamento silenzioso e non più imputabile a responsabilità politiche dirette.
Ospedale della Sibaritide: via la scadenza, via l’urgenza
È forse sull’ospedale della Sibaritide che le dimissioni hanno l’impatto più evidente. Il cantiere, simbolo del tentativo di riscatto sanitario della regione, era da mesi sotto pressione per rispettare la scadenza tecnica e politica di ottobre 2026: una data che coincideva con la fine naturale della legislatura Occhiuto. Da mesi, i lavori avanzano tra difficoltà, tra percentuali di avanzamento dell’opera ballerine (sicuramente il nuovo ospedale non è al 75% di avanzamento, per come sosteneva qualcuno all’interno dell’emiciclo di Palazzo Campanella). Poi, tre episodi incendiari – mai del tutto chiariti – hanno colpito il sito di costruzione, senza che dai vertici regionali arrivasse alcuna ammissione su possibili e reali ritardi.
Con la fuoriuscita anticipata di Occhiuto, quindi, viene meno anche l’urgenza di “tagliare il nastro” prima della scadenza elettorale, lasciando il campo libero a una “gestione” esclusivamente tecnica del progetto, ma svuotata di quella forza d’urto che finora era garantita dalla volontà politica di arrivare a fine mandato con l’ospedale inaugurato.
In pratica: il cantiere non si ferma, ma perde spinta, e così anche i ritardi accumulati nei mesi scorsi — mai riconosciuti ufficialmente — finiscono per essere assorbiti senza scosse.
Depurazione: un sistema senza regia
Collegata a doppio filo al nuovo ospedale è la questione delle opere di depurazione e dei sottoservizi - una delle più grandi preoccupazioni rispetto alla reale operatività del costruendo nosocomio - su cui la Regione in comune accordo con l’Ufficio del Commissario per Depurazione, aveva imposto, di recente, un’accelerazione attraverso una serie di interventi strutturali per l’adeguamento ambientale e sanitario della struttura.
Con la crisi politica in atto, salta anche la regia centralizzata che aveva garantito almeno una parziale continuità nei procedimenti. I fondi ci sono (pochi, ma ci sono), i progetti pure, ma senza una direzione politica forte, si rischia ora una gestione a macchia di leopardo, con tempistiche frammentate e difficili da sincronizzare con le esigenze del territorio.
Sullo sfondo, rimane il rischio — mai sopito — di sanzioni europee per l’inadeguatezza degli impianti esistenti e l’insufficiente trattamento dei reflui urbani.
Statale 106 Sibari–Coserie: il grande cantiere che può aspettare
Discorso simile per il tratto Sibari–Coserie della nuova statale 106, uno dei cantieri più attesi (e temuti) della viabilità calabrese. Si tratta di un’opera emblematica: per decenni evocata, poi finita nei meandri della burocrazia, infine rilanciata con l’approccio commissariale e con tutti i crismi della legalità antimafia.
Ma anche qui, senza una spinta politica diretta, la macchina rischia di rallentare senza che nessuno ne debba rispondere. L’assenza di una leadership regionale nel momento più delicato — tra approvazioni finali e inizio lavori — rischia di fare slittare l’apertura dei cantieri prevista a fine 2026, col rischio che tutto ciò si riverberi sull’occupazione, sulla mobilità e sulla fiducia nel progetto.
L’effetto vero delle dimissioni: fine della pressione, fine delle promesse
Insomma, più che un blocco amministrativo, le dimissioni di Occhiuto segnano la fine di una stagione di impegni vincolanti. La data di ottobre 2026 non è più un vincolo politico, e le scadenze dei cantieri possono ora dilatarsi sotto il manto protettivo del "vuoto di potere".
È un cambio di scenario che può risultare conveniente per molti attori: imprese in ritardo, dirigenti poco inclini a esporsi, e perfino per chi — nella stessa classe politica — ha sempre guardato con sospetto alla centralizzazione decisionale del presidente uscente.
È certo, però, che le tre grandi opere — ospedale della Sibaritide, depurazione e SS106 — non hanno più un cronoprogramma vincolante, né un “padrone” politico a cui chiedere conto. A rimetterci è, come sempre, il territorio: un pezzo di Calabria che aveva finalmente intravisto la possibilità di una svolta infrastrutturale. Ora, invece, si torna al copione classico: attese indefinite, cantieri incerti, e silenzio sulle scadenze mancate.