Stasera a Cariati si mangia... la pasta Pizzitana (di Pizzo). Incredibile ma vero!
L'evento, finanziato dal Gal con la benedizione del Comune, avrebbe dovuto promuovere i sapori della Sibaritide. Ma in tavola arriverà il piatto tipico di Pizzo calabro. Perché?

CARIATI – Stasera sul lungomare Cristoforo Colombo, Bandiera Blu 2025, a ridosso delle mura di una delle cittadelle medievali più affascinanti del Meridione, incastonata tra otto torri e una costa che profuma di storia e di mare, ci aspetta una tappa del tour “Colori e profumi della tradizione enogastronomica della Sibaritide”, promosso dal Gal Sibaritide con fondi europei. E cosa si mangia? Pasta alla pizzitana.
No, non è uno scherzo. L’evento dedicato ai sapori della Sibaritide si apre celebrando una ricetta tipica di… Pizzo. Un’altra costa, un altro territorio, un’altra storia. Quello che ci sfugge è: cosa c’entra tutto questo con Cariati? Con la Sibaritide? Con il senso dell’identità gastronomica locale?
Ma soprattutto, possibile che il sindaco di Cariati, Cataldo Minò, che ricopre anche il ruolo di Presidente del Flag Borghi Marinari della Sibaritide (alterego costiero del Gal), non abbia battuto ciglio? Che non si sia accorto che l’occasione di valorizzare la cucina del suo territorio è stata sprecata per promuovere quella di un altro?
Eppure Cariati non ha bisogno di importare nulla. Qui si pesca e si cucina il pesce azzurro come in pochi altri posti in Calabria. Qui nasce il gambero viola, autentica rarità. Qui la tradizione sforna da secoli ‘a pitta cu ri jiti e soprattutto ‘a Ghiòtta, una sontuosa zuppa di pesce che affonda le radici nelle dominazioni arabe e nella sapienza marinara locale. Un piatto identitario, profondo, che parla del mare e della fatica, del recupero e del gusto. Ma niente, tutto questo rimarrà fuori dal menù di questa sera. Almeno questo è quello che è riportato sul manifesto!
Al suo posto, un piatto di un’altra costa, magari più noto, ma del tutto fuori contesto. Una scelta che, oltre a essere tecnicamente discutibile, è strategicamente miope. Soprattutto in un momento storico in cui i borghi hanno bisogno di fare rete a partire dalle proprie unicità, non di copiare a vicenda le ricette.
E allora, per par condicio, lanciamo una provocazione che è anche una richiesta di coerenza: che il Gal delle Terre Vibonesi organizzi un evento a Pizzo, magari in piazza della Repubblica, con ‘a Ghiòtta di Cariati come piatto protagonista. Così, giusto per ricambiare il favore.
Nel frattempo, però, l’unico che stasera avrà davvero da ridere sarà il tonno, ovunque esso sia pescato, mentre noi continuiamo a fare i conti con una incapacità, ormai stratificata e incrostata, a saperci promuovere.