Prestazioni sanitarie 2015, dopo dieci anni l'Asp manda le ingiunzioni di pagamento
Decine di cittadini stanno ricevendo in questi giorni lettere di recupero per prestazioni sanitarie del 2015. L’Azienda sanitaria sotto accusa per richieste prescritte e inviate senza ricevuta di ritorno
CORIGLIANO-ROSSANO – «Non puoi chiedere oggi il pagamento di un ticket per una prestazione effettuata nel 2015». È la denuncia di Antonio Leonetti, avvocato, aprendo un caso che rischia di trasformarsi in una vera e propria bufera amministrativa.
Negli ultimi giorni, infatti, decine di cittadini stanno ricevendo comunicazioni dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza per il recupero di presunti ticket non pagati risalenti addirittura a dieci anni fa.
Le lettere, datate agosto 2025 ma recapitate solo a novembre — e senza invio tramite raccomandata con ricevuta di ritorno — fanno riferimento a prestazioni sanitarie del 2015, ormai coperte da prescrizione. «È gravissimo – denuncia Leonetti – che l’ASP pretenda somme prescritte per legge. Questo modo di agire genera soltanto confusione e ansia nei cittadini» che poi, con la paura di incorrere in situazioni spiacevoli, si rivolgono agli uffici dell’Azienda sanitaria e pagano.
Ora, si dirà, se una persona ha ricevuto un servizio è giusto che lo paghi, a prescindere dai tempi di notifica. Soprattutto se si tratta di servizi sanitari che afferiscono ad un settore, quello che fa fronte al Diritto alla salute, che principalmente in Calabria è il vero malato cronico d’Italia. Oltre alla questione dei tempi, però, il legale solleva anche un problema di metodo: «Il Servizio Sanitario Nazionale prevede che le prestazioni di Pronto Soccorso siano gratuite per i codici di urgenza dal rosso al verde. Solo in casi specifici, con codice bianco, può essere richiesto un ticket. Chi riceve queste lettere deve verificare la propria posizione e, se necessario, contestare l’addebito».
La vicenda, però, andrebbe anche oltre il singolo errore burocratico. «Il sistema sanitario – continua Leonetti – non può trasformarsi in un meccanismo cieco che vessa i cittadini, violando la normativa e il principio di equità».
Diverse persone, nel frattempo, si stanno già rivolgendo a legali per impugnare le richieste, mentre altre, temendo conseguenze, stanno pagando pur di chiudere la questione. Una situazione paradossale, che secondo Leonetti «richiede un intervento urgente della Regione Calabria e del Ministero della Salute per verificare la legittimità delle comunicazioni inviate dall’ASP di Cosenza».