«Servono interventi urgenti sulla mobilità ferroviaria provinciale»
Il segretario provinciale della CISL, Michele Sapia, denuncia l’isolamento infrastrutturale della provincia, tra tratte lente, stazioni chiuse e mancati fondi per l’Alta Velocità

COSENZA - La denuncia arriva con la forza di un grido che non può più essere ignorato: la provincia di Cosenza, tra le più estese e frammentate del Mezzogiorno, vive un’emergenza silenziosa quanto strutturale, quella della mobilità ferroviaria. A portarla al centro del dibattito è la UST CISL Cosenza, attraverso il suo Segretario Generale Michele Sapia, che torna a sollecitare una svolta netta e concreta sul fronte dei trasporti pubblici, con particolare attenzione ai collegamenti ferroviari.
L’ultimo episodio che ha visto coinvolti dei turisti rimasti bloccati a causa di disservizi ferroviari è solo la punta dell’iceberg. «Si tratta – afferma Sapia – di un disagio quotidiano che investe migliaia di residenti, soprattutto giovani e anziani, costretti a scegliere tra l’isolamento e il ricorso all’auto privata».
Una situazione, quella descritta dal sindacato, che non riguarda solo l’entroterra, ma anche tratti costieri importanti, sia sul versante tirrenico che su quello jonico. La tratta Cosenza–Crotone è definita “non competitiva”, con tempi di percorrenza e orari incompatibili con le esigenze dell’utenza reale. I collegamenti tra Cosenza e la Puglia, lungo la fascia jonica, restano praticamente inesistenti. E sul versante tirrenico, l’ultima corsa festiva per Paola parte troppo presto, penalizzando residenti e turisti.
Non mancano poi le contraddizioni: stazioni ristrutturate e mai aperte – come Campora San Giovanni o Longobardi – e fermate scomparse dalla geografia ferroviaria come quelle di Cirella e San Nicola Arcella, che potrebbero invece diventare poli strategici per il turismo. A ciò si aggiunge la rete stradale inadeguata e pericolosa, come la Crocetta e la SS 106, che non regge il crescente peso della mobilità privata.
Alta velocità negata: la beffa del PNRR
Il mancato inserimento del tratto calabrese dell’Alta Velocità nei fondi del PNRR ha sollevato nuove preoccupazioni. Per la UST CISL Cosenza, non si può continuare a escludere un’intera provincia dai benefici infrastrutturali di rilevanza nazionale. «La nostra comunità ha gli stessi diritti di altre aree del Paese. L’Alta Velocità è uno strumento di riequilibrio territoriale, non un privilegio da concedere a macchia di leopardo», incalza Sapia.
Proposte e soluzioni: il sindacato chiama a raccolta la società civile
Il sindacato rilancia una piattaforma concreta: orari ferroviari più funzionali, connessioni dirette tra aree interne e costiere, collegamenti tra costa tirrenica e jonica, riqualificazione delle stazioni abbandonate, integrazione tra linee regionali e interregionali. E aggiunge: «l servizio ‘Cedri Line’, da solo, non basta a colmare anni di abbandono infrastrutturale».
Nel messaggio del segretario CISL emerge con chiarezza l’appello a un’alleanza territoriale ampia e trasversale: istituzioni, politica, imprese, mondo del lavoro, cultura e società civile devono convergere verso un obiettivo comune. «La mobilità – conclude Sapia – è un diritto che incide sulla qualità della vita, sulle opportunità economiche e sulla sicurezza. Continuare a ignorare questa emergenza è un errore strategico e morale. Basta con il Far West dei trasporti. È tempo di costruire un futuro basato su innovazione, efficienza e sostenibilità».
Dal sindacato un segnale forte: dalla marginalità all’avanguardia
L’intervento della UST CISL Cosenza si configura come un vero e proprio manifesto per un nuovo regionalismo infrastrutturale, fondato su equità, sviluppo e diritto alla mobilità. Il territorio non può più attendere. È tempo che le promesse si traducano in cantieri, e i cantieri in servizi.
«Non è più rinviabile. Il cambiamento non è solo possibile, è necessario», ribadisce il sindacato.