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San Cosmo Albanese dall’Unità d’Italia ai nostri giorni

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Tra le informazioni di rilievo fornite dall’abate Francesco Sacco una è quella che indica, ancora nel 1796, l’appartenenza di San Cosimo alla Diocesi di Rossano. Nel Borgo, infatti, si celebrava sia il Rito Greco sia quello Latino. Una novità interessante che ci fa comprendere l’importanza della chiesa rossanese. Notizie delle quali se ne ha conferma dagli scritti dell’abate D’Avino che in un breve passaggio nella descrizione della Chiesa Arcivescovile di Rossano così annota: “La diocesi di Rossano si è stesa presso a cinquanta miglia per lo spazio di otto secoli; terminata a levante dal mare Ionio, a settentrione dalla diocesi di Cassano, a ponente e a mezzodì dalla diocesi di Bisignano, e a mezzodì dalla diocesi di Cariati e di Gerenza -(Cerenzia)-. Comprende venti luoghi da due secoli addietro, cioè Rossano, Bocchigliero, Calopezzato, Caloveto, Campana, Corigliano, Cropalati, Crosia, Longobucco, Mandatoriccio, Paludi, Pietrapaola, San Cosmo, S. Demetrio, S. Giorgio, S. Lorenzo del Vallo, Terranova, Spezzano Albanese, Tarsia e Vaccarizzo. Un tempo Cariati le apparteneva; e poi vi fu qualche cambiamento ne’ confini di lei per la erezione del vescovado di Cariati, e qualche divario nella successione dei luoghi abitati”1.

Oggi, la stessa comunità di San Cosimo, in quanto albanese, come Parrocchia di rito greco e latino intitolata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo appartiene all’Eparchia di Lungro alla quale fa riferimento. Questo a decorrere dal 1919, anno in cui, appunto, venne istituita l’Eparchia di Lungro, per volere di papa Benedetto XV.

La sua posizione geografica e la vicinanza a centri di maggiore interesse come Corigliano, Rossano, San Demetrio e Cosenza consentirono alla comunità di San Cosimo di usufruire di una discreta possibilità di comunicazione e di sviluppo.

Il Borgo, grazie al caparbio lavoro di intere generazioni nei secoli cambiò il volto del suo paesaggio circostante. I suoi terreni inizialmente incolti, grazie anche alla presenza di acqua vennero resi rigogliosi e produttivi, condizione indispensabile per un continuo processo di sviluppo basato prevalentemente sull’agricoltura e l’allevamento del bestiame. Il suo territorio tuttora è maggiormente utilizzato per la coltivazione della vite, degli agrumi e dell’olivo, molto abbondante nella produzione e ottimo nella qualità, elemento non secondario dell’economia del luogo che favorisce alcune piccole aziende olearie.

Buona parte delle terre sono invece utilizzate a seminativo, per la coltivazione del gelso ed altre a bosco predestinato al taglio. Non mancano tuttora sul suolo comunale alcune piccole attività nel settore dell’industria.

Sull’aspetto prettamente sociale non si può non evidenziare che si tratta di una comunità nella quale scarse rimangono le risorse economiche, mentre gli elementi che l’hanno resa simile alle diverse comunità calabresi e del meridione sono stati la carenza di lavoro e l’emigrazione, fenomeni tuttora esistenti, che hanno contribuito fortemente a ridurre notevolmente la presenza dei residenti.   

La condizione urbanistica del luogo evidenzia un peculiare centro storico in cui fanno mostra alcuni palazzi d’epoca, oggi utilizzati come sedi privilegiate per musei, biblioteche e fondazioni e alcuni angoli e spiazzi caratteristici che lo rendono gradevole attraversarlo. Tuttavia è utile precisare che la maggior parte delle abitazioni originariamente erano prevalentemente dei monolocali, ossia delle modeste stanze. Inoltre non sfugge all’attenzione la conformazione urbanistica del luogo dettata dall’influenza subita dalla presenza della vita religiosa praticata dagli anacoreti e dalle comunità cenobitiche italo-greche insediatesi in loco con i diversi monasteri, che caratterizzarono l’origine dello stesso abitato determinando così un uso funzionale delle zone di insediamento demografico e condizioni più favorevoli alla vita e alle attività produttive del luogo. 

Tra gli elementi di interesse culturale e religioso troviamo alcuni monumenti come quelli dedicati ai Caduti per la Patria, a Giorgio Castriota Scanderbeg e a Zef Serembe e le due chiese, la parrocchiale dedicata ai Santissimi Pietro e Paolo e il Santuario dei Santi Cosma e Damiano, simbolo della comunità religiosa di San Cosimo.

Relativamente alla Chiesa Parrocchiale dedicata ai Santissimi Pietro e Paolo, questa si trova nel centro storico. L’edificio richiama lo stile barocco napoletano. All’interno è possibile ammirare un pregevole soffitto in legno riccamente lavorato. La Chiesa, inizialmente eretta per le celebrazioni in rito latino, successivamente alla metà del XVII secolo venne utilizzata anche per le celebrazioni di rito bizantino. Vi si conservano, un’iconostasi (struttura divisoria adorna di immagini sacre) realizzata dall’artista greco Evanghelopulos, svariate pitture ad olio risalenti al ʼ700-ʼ800, alcune statue lignee, pregiati reliquiari, oggetti sacri d’argento e un organo a canne del ’700 di scuola napoletana.

Il secondo luogo di culto, come si accennava in precedenza, è il Santuario dei SS. Cosma e Damiano, patroni del luogo la cui datazione storica risulta alquanto problematica per la mancanza di adeguata documentazione. Si tratta di un antico edificio le cui origini ci conducono con ogni probabilità al Quattrocento. Venne costruito sulle rovine di un’originaria costruzione monastica basiliana verosimilmente dell’XI secolo a cui la chiesa fu al primo momento collegata. È rilevante meta di pellegrini provenienti dalle diverse comunità albanesi e circa l’aspetto artistico rappresenta uno dei loro capolavori. La costruzione è affrescata alla maniera bizantina dal pittore cretese Nikos Jannakakis. Al suo interno si presenta suddivisa in tre navate nelle quali sono custodite alcune statue e tele del Sei-Settecento di anonimi artisti e dove è possibile osservare straordinari mosaici, proposti sempre secondo la tradizione dell’arte bizantina, operati dalla bottega d’arte Mellini di Firenze ritraenti figure, presenze, portamenti e le scene più rilevanti della vita di Gesù Cristo, della chiesa e della liturgia greco-ortodossa.

Importante l’aspetto culturale della comunità sancosmitana legata fortemente alla propria storia, alla lingua, alle usanze, ai costumi e alle tradizioni orientali, e che, per quanto piccola, può vantare un apprezzabile numero di cittadini illustri che si fecero conoscere per il loro impegno sociale e per la partecipazione attiva alla vita politica del Paese. Tra questi si vogliono ricordare Stanislao Jeno, letterato (1770-1844); Giuseppe Serembe, poeta lirico arbëreshë (1844-1901), autore di alcune raccolte di poesie in albanese considerato tra i grandi della letteratura albanese e il cui busto lo ricorda nella piazza cittadina dedicata alla libertà; Guglielmo Tocci, avvocato, autore di alcune opere di natura storico-giuridico, deputato e patriota (1827-1916); Gian Andrea Vinacci, letterato (1853-1910); Terenzio Tocci (1880-1945), “pubblicista e uomo politico, la cui brillante carriera fu spezzata dalla condanna a morte inflittagli dal regime comunista insediatosi a Tirana (Albania)”2; padre Teodoro Minisci (1907-1990), Archimandrita - Esarca dell'Abbazia di S. Nilo di Grottaferrata (Roma) dal 1960 al 1972; Francesco Saverio Tocci, ucciso a Campotenese nel corso della rivoluzione calabrese contro il regime  borbonico e contro le forze sanfediste del Cardinale Ruffo impegnate a loro volta a sconfiggere i Francesi e i tanti patrioti nel Regno di Napoli stimolando la sanguinosa reazione del 1799 che portò alla caduta della Repubblica Partenopea e alla conseguente restaurazione della monarchia borbonica, ed ancora come riportato dal sito mondoarberesh.altervista “Donato Tocci, martire della Repubblica Partenopea; Francesco Maria Tocci, patriota; e Agostino Tocci, autore di una “Storia di Giorgio Skanderbeg”, composta nel 1645”3.

 

BIBLIOGRAFIA

[1] Abate Vincenzo D’AVINO, Cenni storici chiese arcivescovili, vescovili, e prelatizie del Regno delle Due Sicilie, Dalle Stampe di Ranucci, Napoli, 1848, p. 586.

2 Cenni storici in http://www.comune.sancosmoalbanese.cs.it/index.php?action=index&p=76.

3 Calabria San Cosmo in http://mondoarberesh.altervista.org/067.html.

 

Per leggere la prima parte del saggio storico “San Cosmo Albanese, dalle origini all’Unità d’Italia: Strigàri tra storia e memoria”, clicca QUI

(fonte foto Borghi d’Arberia)

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica