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San Cosmo Albanese, dalle origini all’Unità d’Italia: Strigàri tra storia e memoria

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Come tutte le comunità della provincia di Cosenza, di provenienza albanese, anche quella di San Cosimo ebbe origine successivamente alla morte di Skanderbeg (1468), al sopraggiungere dei profughi Albanesi, dalle discrete condizioni economiche, accolti, secondo le diverse informazioni storiche, nel feudo della Badia di S. Adriano dall’abate Paolo. Si tratta di una minuta comunità arbëreshë del cosentino.

Questa tuttora conserva inalterata la lingua madre, gli usi, i costumi e la cultura caratterizzata da innumerevoli contrassegni tra cui il rito greco bizantino, il tutto ricevuto in eredità dai propri predecessori e nel tempo condiviso dalle altre comunità arbëreshë presenti sul territorio provinciale come quelle di San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese e Vaccarizzo Albanese simili a San Cosmo per la comune e privilegiata collocazione geografica che le vede contemporaneamente vicine al mare e alla montagna, ma soprattutto perché appartenenti a una etnia linguistica albanese della Calabria oltremodo antica, e sulle quali mi soffermerò in ulteriori interventi utili a ricostruirne le loro microstorie.

Alcune prime informazioni su San Cosmo ci vengono fornite già nel 1796 dall’abate Francesco Sacco che così dissertava: “San Cosimo Casale nella provincia di Cosenza, ed in Diocesi di Rossano, situato in una pianura, d’aria buona, e nella distanza di ventotto miglia dalla Città di Cosenza, che si appartiene nella giurisdizione criminale alla Regia Corte, e nella civile e mista alla famiglia Sanseverino de’ Principi di Bisignano. Questo piccolo Casale abitato da Albanesi, ha due Parrocchie, l’una di Rito Latino, e l’altra di Rito Greco; ed una Confraternita Laicale sotto il titolo della Madonna del Carmine. Il suo territorio produce grani, grani dindia, legumi, frutti, e vini. Il numero de’ suoi abitanti ascende a cinquecento ottanta quattro sotto la cura spirituale di due Parrochi l’uno di Rito Greco, e l’altro di Rito Latino”1. Informazioni poi confermate con una successiva nota, nel 1798, di G.M. Alfano2.

Il borgo sorge su un contrafforte, racchiuso dalle valli dei torrenti Sabatino e Pisacane, varcato da parecchi corsi d’acqua, collocato sulla estrema parete settentrionale della Sila Greca e la Piana di Sibari. Venne edificato tra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento, un periodo storico compreso tra l’inizio del quindicesimo secolo e la fine del sedicesimo secolo (ʼ400 - ʼ500), nell’esteso territorio dei Sanseverino principi di Bisignano, uno dei più famosi e illustri casati del Regno di Napoli, i cui possedimenti si estendevano, inoltre, nei seguenti territori con i rispettivi titoli di baroni del Cilento, conti di Tricarico, di Colorno e di Marsico, duchi di San Donato e principi di Salerno.

Circa il profilo geografico è un comune collinare dell’Italia Meridionale, presente in Calabria, nella provincia di Cosenza, dalla conformazione asimmetrica, immerso in fecondi uliveti e ubicato a 400 m di altitudine s.l.m. Un’altezza dallo sviluppo altimetrico molto variabile compreso tra la minima di 70 m e quella massima di 525 m. 

La sua popolazione residente, rilevata dai dati Istat del 2016, risulta di 601 residenti, corrispondente anche al minimo storico demografico registrato di cui 275 M e 326 F, distribuita su una superficie di 14,08 kmq con una densità abitativa di 42,7 abitanti per kmq.

Circa l’andamento demografico complessivo si hanno notizie che, la popolazione del borgo, in passato, subito dopo la sua fondazione, nel 1543, numerava ben 53 fuochi, alla fine del ʼ600 aveva 300 abitanti, mentre alla fine del Settecento ne contava già 584, nel 1815 questi erano 552, nel 1825 (550), nel 1849 (652). Dopo l’Unità d’Italia, secondo le statistiche Istat rilevate, San Cosmo registrava un profilo demografico con la seguente situazione: 1861 (741 ab.), 1871 (778), 1881 (829, 1901 (823), 1911 (868), 1921 (678), 1931 (826), 1936 (878), 1951 (1.096 massimo storico), 1961 (1.045), 1971 (1.035), 1981 (849), 1991 (780), 2001 (702).    

Il suo territorio comunale compreso nell’area della minoranza linguistica albanese, fa parte della Comunità Montana Destra Crati, Regione Agraria n. 16, Colline Litoranee di Rossano e confina con i Comuni di Acri, Corigliano Rossano, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, Vaccarizzo Albanese. Urbanisticamente, il borgo lo si caratterizza per la sua incantevole ambientazione paesaggistica nella quale è avvolto.

Relativamente all’etimologia del suo nome, non vi è alcun dubbio che questo rimanda alla devozione che i Sancosmitani hanno da sempre per i loro santi patroni SS. Medici Cosma e Damiano la cui festa patronale si tiene il 27 settembre di ogni anno, mentre il nome albanese Strigàri, secondo alcune note storiche rilevate, richiama la figura di un capitano della città di Struga, in Macedonia. Cognome, in quel tempo, portato anche da alcune famiglie del luogo.

Ma vediamo in sintesi alcuni elementi caratteristici della sua storia, iniziata, come si accennava in precedenza, dal ragguardevole flusso migratorio di tantissimi albanesi dalla loro madre patria verso il Meridione d’Italia, dettato dalla conseguente morte del principe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg, un condottiero che si adoperò fortemente a guidare i propri compatrioti a ribellarsi contro la conquista turco-ottomana del suo paese tanto da essere, poi, considerato dai suoi, patriota ed eroe nazionale. Il sopraggiungere dei tanti albanesi sulle coste del Regno di Napoli non risparmiò la Calabria ed in particolare la provincia di Cosenza dove molti di loro giunti sul territorio vi si trasferirono definitivamente accolti ed ospitati dai titolari del feudo del luogo, ottenendo dagli stessi alcuni diritti, lavoro, aree estese di territori poco coltivate e urbanizzate, o siti abbandonati sui quali inizio proficuamente il loro stanziamento che concorse in maniera decisiva alla trasformazione delle terre sotto il profilo della produttività e della ripopolazione. Territori sui quali iniziarono a nascere altri borghi con le medesime consuetudini. In particolare, dove si urbanizzò l’attuale San Cosmo, secondo quanto si apprende dalle notizie storiche, sussisteva un antico e minuto sobborgo rurale detto di San Cosma subordinato alla comunità religiosa basiliana presente nel convento dei Santissimi Cosma e Damiano esistente, già allora, nel luogo dell’odierno Santuario poi annesso al monastero di S. Adriano. Di quanto riferito, riportato dal sito Le minoranze etniche in Calabria,3 se ne trova traccia in una Bolla di Papa Urbano II, emessa nel 1088, la quale testimonia l'esistenza del paese fin dal lontano l089. Ulteriori informazioni si ricavano confrontando il testo: I. Maziotti, Immigrazioni albanesi in Calabria nel XV secolo, Castrovillari 2004. Borgo che intorno al XV secolo venne poi popolato da una colonia di profughi albanesi, appunto quella di San Cosmo.

Secondo quanto riportato dallo storico G. Valente, riguardo al profilo feudale, San Cosmo rimase sotto il dominio dei Sanseverino fino al 1597, per poi passare, “a Bernardino Milizia, e in seguito, per successione (1638) ai Castriota. Rivendicato nel 1732 dal principe Sanseverino di Bisignano, nel 1746 venne venduto ai Campagna che lo tennero fino all’eversione della feudalità (1806)”4. Fu proprio i questo periodo che sul territorio ebbero a registrarsi conflittualità e contese tra i diversi baroni e gli abati responsabili dei monasteri tanto da dare maggior forza agli stessi feudatari che a loro volta risolvevano il problema innalzando l’imposizione fiscale e rendendo quindi più difficile la vita dei cittadini che spesso si opponevano ai citati provvedimenti protestando anche con violenza. Tutto ciò negli anni portò al consolidarsi di un ceto medio di imprenditori terrieri, a loro volta proprietari di alcuni servizi legati alla molitura delle olive, alla macinatura del grano, all’utilizzo delle fornaci e quindi in condizioni di creare lavoro per una classe sociale più povera come quella dei contadini.

Con la cancellazione del feudalesimo e l’applicazione del nuovo ordinamento amministrativo voluto dai francesi, San Cosmo per effetto della legge 19 gennaio 1807 diveniva Luogo, ossia Università, nel cosiddetto Governo di Bisignano. Successivamente, con il Regio Decreto del 4 maggio 1811, che per disposizione prevedeva l’istituzione dei Comuni e Circondari, San Cosmo come Comune autonomo passava nella giurisdizione di San Demetrio Corone.

Le avanzate ed indiscusse idee riformatrici e liberali, già presenti e radicate in molte parti del Meridione a San Cosimo incontrarono il consenso di Alessandro Mauro, proprietario terriero del luogo dalle larghe disponibilità economiche, che non tergiversò un istante a sostenerle mettendosi a capo dei braccianti nella difficile decisione che poi portò all'occupazione delle terre comunali. Lo stesso Mauro, insieme a un consistente gruppo di Sancosmitani lo troviamo impegnato nella rivoluzione del 1848. Le idee risorgimentali andavano via via affermandosi, come in Calabria, anche a San Cosimo, mentre diversi volontari non rinunciarono ad arruolarsi per seguire Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due Mondi nella interessante impresa della spedizione dei Mille, preludio a un rinnovamento in atto che da lì a poco avrebbe portato alla unificazione dell’Italia.

Notevole fu l'apporto dei Sancosmitani alle lotte risorgimentali. Da ricordare, secondo quanto riportato dal Valente5: “Francesco Baffa; Francesco Bellusci; Giuseppe Maria, Serafino Braile; Gervasio Protassio Bua, Costantino, don Nicola Busa; Pasquale Caravona; Alfonso Cassiano; Francesco, Salvatore Chiurco; Cosmo Filla; Arcangelo Macrì; Giacomo Martino; Cosmo, Francescoantonio, Francesco Saverio, Pietro, Salvatore Minisci; Michele, Raimondo, Vincenzo Palazzo; Giuseppantonio Rennis; Michelangelo Serembe; Alessio, Anastasio Cosmo, Arcangelo, don Costantino, due Francesco, don Francesco Saverio, don Vincenzo Tocci; Angelo Tocci Conte; Francesco Tocci Fornello; Cosmo Tomacchio e Vincenzo Vinacci”.  (continua)

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica