Continua a bruciare l'Alto Jonio, difficile arginare il vasto rogo tra Oriolo e Montegiordano
Da stamattina all'alba due Canadair stanno supportando il lavoro a terra delle squadre dei Vigili del Fuoco e della Protezione civile. Si teme il ripetersi del devastante incendio di una settimana fa nel territorio di Albidona

ORIOLO/MONTEGIORDANO - Non si arresta l'ondata di distruzione causata dal vasto incendio che da ieri pomeriggio sta divorando pezzi di macchia mediterranea e preziosi fondi agricoli nell'alto Jonio della Sibaritide, tra i comuni di Oriolo e Montegiordano. La situazione, già critica, continua a peggiorare, mettendo a dura prova le forze di intervento sul campo.
Il lavoro delle squadre a terra, coordinate dai vigili del fuoco e dai carabinieri del nucleo forestale di Trebisacce, sotto la supervisione del Direttore delle operazioni di spegnimento, è stato incessante. Fondamentale il supporto delle decine di gruppi di volontari della Protezione civile, operativi dalla base Federico secondo di Svevia di Roseto Capo Spulico. Due mezzi aerei hanno operato senza sosta, facendo la spola tra il mar Jonio e le colline infuocate per scaricare acqua fino all'imbrunire dello scorso pomeriggio.
Questa mattina, già dalle sei, altri due Canadair (Can 23 e Can 20) dello stormo dei Vigili del Fuoco di Lamezia Terme sono in azione, tentando di arginare le fiamme alimentate da una leggera brezza di maestrale. Purtroppo, come avvenuto recentemente per l'incendio di Albidona, le fiamme si stanno sviluppando in zone impervie comprese tra le valli dei torrenti Raia e Cardona, rendendo ancora più complesso il lavoro di contenimento.
E intanto si continuano a contare i primi danni. Sono già una decina i piccoli capanni e ricoveri pastorali divorati dalle fiamme, mentre proprio i volontari della protezione civile si stanno adoperando per creare delle vere e proprie linee di contenimento del fuoco per evitare che l'incendio distrugga le tante masserie caratteristiche della zona.
Questi sono davvero giorni critici per gli incendi estivi. Nei giorni scorsi, infatti, il centro osservatorio CzechGlobe aveva innalzato al livello massimo il rischio di roghi nella Calabria del nord-est. Le alte temperature, la siccità estrema e i venti facilitano l’innesco di incendi sia naturali che dolosi, mettendo in pericolo uno degli ecosistemi più preziosi del Paese.
La popolazione locale e le istituzioni rimangono in massima allerta, mentre le operazioni di spegnimento continuano, nella speranza di riuscire a domare le fiamme e limitare i danni a questa preziosa area naturalistica e agricola.