SS106, tra Pietrapaola e Cariati 7 km di cemento e pericolo: ecco come si rattoppa una statale
Lavori RFI in pieno giorno e d'estate, scavi rattoppati con il cemento, auto e moto costrette a fare gimcane per evitare gli avvallamenti del cemento: la statale si trasforma in un pericolo costante per chi viaggia

PIETRAPAOLA /CARIATI – Sette chilometri di strada statale trasformati in una roulette russa quotidiana per chi la percorre. Succede lungo la SS106, nel tratto compreso tra Pietrapaola e Cariati, dove un interminabile scavo ricoperto in cemento campeggia in mezzo alla corsia nord, costringendo automobilisti e motociclisti a vere e proprie manovre di sopravvivenza.
Il cemento ha infatti rimpiazzato l’asfalto, creando avvallamenti e disconnessioni continue che, soprattutto per chi viaggia su due ruote, si trasformano in trappole letali. Chi guida si ritrova costretto a invadere l’altra corsia per evitare gli scalini di cemento, sfidando frontalmente il traffico in arrivo. Un pericolo costante, giorno e notte.
Da quanto si apprende, gli scavi sarebbero legati ai lavori di “civilizzazione” della linea jonica: l’elettrificazione e l’impianto ERTMS, cablaggi inclusi, che evidentemente passano proprio sotto la Statale 106, con opere appaltate da RFI. Lavori importanti, certo, ma con una gestione che sta creando disagi incalcolabili, sia per la sicurezza stradale sia per la mobilità di un territorio già martoriato.
E non finisce qui: i cantieri si svolgono su carreggiate strettissime e prive di deviazioni sicure, proprio in estate, proprio di giorno, proprio quando la SS106 si intasa di vacanzieri e mezzi pesanti diretti verso le località joniche. Il risultato è un imbuto di traffico, nervosismo, rischi, rabbia.
Come si può pensare di rattoppare una statale con il cemento?
Se fosse un rattoppo provvisorio, resta comunque un rattoppo che mette in pericolo vite umane ogni minuto. Se fosse definitivo, sarebbe semplicemente inaccettabile. In entrambi i casi, chi percorre quella strada ha davanti a sé solo due opzioni: distruggere la propria auto o rischiare la vita invadendo l’altra corsia.
La SS106 continua a essere la strada della morte non solo per l’assenza di ammodernamenti, ma anche per scelte di manutenzione che sfidano ogni comprensibile logica. Una statale di interesse nazionale non può e non deve essere trattata come una mulattiera.
Chi vigila su questi lavori? Chi ha autorizzato il cemento? Chi restituirà la sicurezza a un’arteria già martoriata?
Domande che, come sempre, resteranno senza risposta fino alla prossima tragedia. Solo allora, come sempre, qualcuno si ricorderà che la SS106 è una strada su cui ogni giorno viaggiano vite, non numeri.