Ospedali Co-Ro, Rapani contro il “trasloco” dei reparti: «Serve organizzazione»
Una preoccupazione concreta quella del senatore di Fratelli d’Italia che oggi nutre più di qualche dubbio anche sul futuro del nuovo ospedale di Insiti: «Confido nel lavoro del presidente/commissario Occhiuto»

CORIGLIANO-ROSSANO – Che l’organizzazione degli ospedali spoke di Corigliano-Rossano non si possa semplicisticamente ridurre allo “spostamento tattico” di qualche reparto dall’uno all’altro presidio lo avevamo già scritto una settimana fa, auspicando che la politica possa mettere nelle giuste condizioni i manager della sanità, caricarli delle loro responsabilità, in modo che si arrivi ad una concreta (e non fittizia) riorganizzazione dello spoke.
Un appello – l’ennesimo partito dalle pagine della nostra testata rispetto al bisogno concreto di rimettere mano al sistema sanitario della Sibaritide - che, a dire il vero, questa volta non è caduto nel vuoto. Già domenica scorsa erano stati alcuni rappresentanti dell’opposizione consigliare di Corigliano-Rossano a rilanciare la questione.
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Oggi ad essere ancora più incisivo sull’argomento è il senatore di Fratelli d’Italia, Ernesto Rapani, che non solo chiede e auspica l’applicazione toutcourt di quanto prevede l’ormai arcinoto Dca64, e quindi la “scomposizione” in area fredda e area calda dei presidi del “Compagna” e del “Giannettasio” sottolineando che «non è traslocando reparti che si risolve il problema degli ospedali di Corigliano-Rossano». E questo, probabilmente, è anche un messaggio sotteso a chi, negli ambienti politici locali, pensa di poter risolvere il problema con questo strumento. Che già in passato ha prodotto solo disastri.
Non solo. La necessità di Rapani di procedere ad un’azione profonda di risanamento seguendo i dettami del Decreto commissariale 64 e quindi di procedere ad una sana riorganizzazione dei due presidi, nasce - di fatto – da un’altra preoccupazione: i tempi incerti del nuovo ospedale della Sibaritide, sul cui futuro si addenserebbero «nubi – parole di Rapani - sempre più nere».
«Da sempre – prosegue il senatore di FdI – pavento i problemi. Oggi per me sarebbe facile sottolineare di essere stato facile profeta. Ho sempre sostenuto che un progetto approvato nel 2009 difficilmente si sarebbe potuto realizzare dopo oltre 10 anni. La motivazione era semplice: l'aumento dei prezzi. Considerato che successivamente alla pandemia e in concomitanza con il conflitto russo-ucraino i materiali hanno avuto un ulteriore rincaro dei prezzi, oggi il fermo lavori è sempre più reale».
«Sono sempre stato dell'idea – aggiunge - secondo cui si sarebbe dovuto specializzare i nosocomi di Cariati e Trebisacce, oppure investire preventivamente nei due ospedali "Giannettasio" e "Compagna" di Corigliano Rossano, perseguendo l'ormai celeberrimo Dca 64 con cui il presidio rossanese dovrebbe fungere da polo chirurgico e quello coriglianese da polo medico. La preoccupazione è, dunque, doppia se consideriamo che ad oggi non vantiamo strutture degne di essere definite ospedali al passo con i tempi sulla realizzazione dell'ospedale della Sibaritide restano un rebus».
«Confido, però, grande fiducia – prosegue il senatore di Fratelli d'Italia – nel lavoro del presidente della Regione e commissario alla sanità, Roberto Occhiuto. Auspico, quindi, un suo intervento immediato, finalizzato a verificare lo stato di "salute" dei lavori dell'ospedale nuovo e nel frattempo a potenziare le due strutture esistenti, partendo dalle fondamenta del Dca 64. Non è più tempo di rimandi e rinvii in attesa del polo d'eccellenza sanitaria che sta sorgendo in contrada Insiti. I circa 200mila abitanti della Sibaritide e gli oltre centomila dell'Alto Crotonese e Basso Jonio Cosentino, con le relative aree interne, che gravitano per lo più sullo spoke di Corigliano Rossano (soprattutto per le urgenze) meritano risposte immediate. E poi i traslochi di reparti dal "Giannettasio" al "Compagna" e viceversa non risolvono il problema, anzi lo acuiscono – conclude Ernesto Rapani – perché effettuati senza criteri di riferimento che si devono basare unicamente sulla tutela degli utenti del territorio».