Urge la riorganizzazione degli ospedali spoke di Corigliano-Rossano. Ora serve coraggio!
Impensabile continuare a mantenere un Pronto soccorso spezzatino diviso in due presidi. Ne va della sicurezza degli utenti ma anche del personale sanitario. Se ne facciano carico i manager ma soprattutto sia la politica ad assumersi responsabilità
CORIGLIANO-ROSSANO – In attesa che venga ultimato il nuovo ospedale di Insiti e che venga consegnato e reso operativo a servizio della rete sanitaria regionale e territoriale, urge mettere mano ai due ospedali spoke di Corigliano-Rossano. Lo diciamo da tempo ma purtroppo nell’orizzonte della sanità locale poco o nulla è cambiato. Giornalmente sia nello stabilimento del “Compagna” che del “Giannettasio” si continuano a registrare disagi, nonostante – e questo sembra essere un dato acclarato – i grandissimi sforzi che il management aziendale dell’Asp di Cosenza, soprattutto in questi ultimi mesi, ha messo in campo per rimediare ai tanti e innumerevoli problemi che sussistono all’interno dei due ospedali.
Certo, lo diciamo chiaramente, molti dei problemi organizzativi e di gestione di entrambi i nosocomi sono dovuti ad anni e anni di “decisioni non assunte” da parte della direzione sanitaria durante la gestione unica dei due presidi, preferendo lasciare che tutto scorresse nelle correnti tempestose del tempo. Oggi (e non da oggi), però, i due ospedali di Corigliano-Rossano sono in un ingorgo pauroso che non può risolversi solo con l’invio di nuove forze operative (medici, infermieri e operatori socio-sanitari) o con le tantissime azioni di riqualificazione strutturale che stanno interessando i due edifici. Adesso serve il coraggio di mettere mano all’organizzazione dello spoke, archiviando inutili campanilismi, urticanti primati e deleterie rivendicazioni. È opportuno, invece, guardare alla realtà delle cose.
Un esempio su tutti è la gestione del Pronto soccorso, uno degli ambienti sanitari più delicati e strategici nelservizio di assistenza medica in un territorio. Che, come raccontano anche le recenti cronache di queste giorni, è il primo fronte che finisce sotto accusa quando accadono episodi spiacevoli (anche se poi nessuno dice nulla quando si salvano vite umane!). Corigliano-Rossano, ancor prima della fusione (lo diciamo per stoppare qualche stolto che volesse agitare faziose polemiche) vive l’anomalia, il paradosso di avere sulla carta un solo ospedale diviso in due presidi. Questa è la visione, l’ottica. Un solo ospedale che, dunque, dovrebbe avere un solo pronto soccorso e una serie di unità operative mediche insediate in due edifici differenti, uno a Corigliano e l’altro a Rossano, e suddivise per categorie: l’area medica (cosiddetta fredda) al “Compagna” e l’area chirurgica e dell’emergenza urgenza (cosiddetta calda) al “Giannettasio”. Fu questa l’organizzazione che l’allora commissario regionale ad acta Massimo Scura volle dare allo spoke jonico con il Dca 64/2016 nella prospettiva immediata dell’unificazione di tutto l’impianto ospedaliero nella (ancora nascente) struttura di Insiti. Da allora sono trascorsi sette e non solo non si sono visti gli effetti di quella riorganizzazione ma sono emerse tutte le discasie create dalla politica nostrana e regionale. La stessa che pur non gestendo nulla ufficialmente (essendo la sanità in mano ad un commissario) ha continuato a mettere mani e becco in ogni scelta e decisione anche con scelte che hanno compromesso il servizio sanitario. Tutti ricordiamo il periodo, all’inizio del decennio scorso, in cui venivano fatti trasferimenti cervellotici da uno all’altro presidio, dalla sera alla mattina, e senza alcun criterio.
Si è vissuto così, alla buona, cercando di non scontentare nessuno e di non urtare la suscettibilità dei campanili e dei baronati medici e politici. Ora – dicevamo – si è arrivati ad un punto di non ritorno. Siamo al punto in cui – lo ricordava anche nei giorni scorsi e con responsabilità il governatore Occhiuto – ognuno deve ritornare a svolgere il proprio ruolo. La politica si assuma la responsabilità della programmazione e del governo lasciando operare, senza ingerenze, i manager deputati alla organizzazione e gestione dei servizi. E questo vale per il sistema sanitario regionale ma anche e soprattutto per gli ospedali di Corigliano-Rossano.
È impensabile, oggigiorno, con una carenza cronica di figure mediche e con strumenti economici centellinati, disperdere risorse solo per appagare la soddisfazione di qualcuno. Corigliano-Rossano può avere solo un Pronto soccorso, una sola area medica ed una sola area chirurgica. Dove insediarli non spetta a noi cronisti e cittadini deciderlo. Ma la necessità e il buonsenso devono voler questo, con coraggio e senza voltarsi indietro, nel rispetto degli utenti e dei tanti medici che operano (con non poche difficoltà) nei nostri ospedali.