«Nel torrente Grammisato c'è una giungla». Monta la protesta dei cittadini contro le istituzioni locali e regionali
Ieri un sit-in in contrada Vallato-Remondini (Corigliano-Rossano). La gente indignata e preoccupata per un fiume che in caso di pioggia torrentizia distruggerebbe tutto ciò che c'è oltre gli argni: «Dov'è la Regione? Dov'è il sindaco?»
CORIGLIANO-ROSSANO – Monta la protesta a Vallato-Remondini a Corigliano-Rossano. Le condizioni del torrente Grammisato preoccupano e fanno paura agli oltre 400 residenti stabili e stagionali che vivono all’ombra di quel corso d’acqua. Ieri pomeriggio un nutrito gruppo di cittadini si è ritrovato lungo le strade della contrada a ridosso dell'argine per esprimere dissenso e indignazione verso la «latitanza delle istituzioni» e per avviare una raccolta firme con allegato un documento che servirà a mettere “nero su bianco” le condizioni allarmanti di quel torrente («ridotto come una giungla») e a responsabilizzare gli organi competenti ad intervenire.
È una situazione, quella del Grammisato, che l’Eco dello Jonio monitora a tempo insieme a quelle del torrente Coriglianeto e acqua del Fico, Momena e Gennarito.
«Se qui arriva l’acqua non resterà nulla» ha detto un residente nel corso della riunione di ieri. E queste parole sembrano essere davvero reali e – purtroppo – per nulla allarmistiche. L’ultimo sopralluogo fatto ieri da alcuni dei cittadini restituisce un’immagine terribile delle condizioni di quel fosso che trascina acqua (e detriti) dalle pendici della Sila Greca fino al mare.
Il greto del torrente si è sollevato dalla sua quota naturale di almeno 4 metri superando, in alcuni tratti, persino i limiti dell’argine. Quello che però preoccupa più di tutto e da un impatto surreale della situazione del Grammisato è che nell’alveo c’è una foresta. Non solo canneti (quello è il meno). Nel fiume sono cresciuti alberi ad alto fusto, fitti roveti e poi – come se non bastasse – ci sono rifiuti di ogni genere, anche ingombranti. «Tutto questo rappresenta una diga e in caso di una possibile pioggia torrentizia l’acqua finirà per distruggere tutto quello che incontrerà al di fuori degli argini».
Una situazione comune – dicevamo - a tanti corsi d’acqua del territorio di Corigliano-Rossano, a partire da Fosso Pantano, passando per Frascone, Valanello, Momena, e poi ancora Acqua del Fico arrivando fino al Coriglianeto, e al San Mauro.
Sono tutte bombe idrogeologiche in attesa di essere disinnescate oppure… di esplodere e fare danni irreparabili.
Di chi le responsabilità? «Nonostante alcune persone della zona – hanno denunciato i cittadini di Vallato-Remondini – abbiano presentato degli esposti e abbiano sensibilizzato la stampa; nonostante l’alluvione del 2015 abbia disastrato una parte di Corigliano-Rossano, nulla è stato fatto da Calabria Verde, l’ente competente per la Regione». Non solo la Regione, però! I cittadini chiamano in causa anche il sindaco. «Sono qui dai primi di luglio – dice una signora milanese che trascorre le sue ferie a Remondini – ho scritto al sindaco per segnalargli questa situazione imbarazzante ma non mi ha mai risposto». Le fa eco un altro signore: «Che fine ha fatto il sindaco ambientalista? Ha fatto in passato la voce grossa senza però una seria campagna di prevenzione e tutela a difesa della vita e dei beni dei suoi cittadini. Qui ci troviamo in una situazione surreale e vergognosa».
Quello che non va giù e che non riescono a spiegarsi le persone, in realtà, è questo gioco di responsabilità che viene scaricata da un ente ad un altro e che coinvolge Comune, Consorzio di Bonifica e Regione. Ognuno potrebbe fare qualcosa ma nessuno fa niente. Perché?
«Noi non ci fermiamo – hanno detto ancora i cittadini resilienti – e continueremo la nostra battaglia rivolgendoci a tutte le persone e alle associazioni sensibili, perché questa situazione riguarda tutti. Siamo tutti a rischio. Noi lottiamo per difendere la vita, il lavoro e per avere una rapporto sicuro con l’ambiente e la natura circostante. Abbiamo bisogno della generosità, del sostegno e dell’attività di ciascuno perché l’indifferenza alla lunga diventa complicità e fa vivere peggio già da subito».