Alluvione 2015, la bonifica è finita nel pantano paludoso della burocrazia
La riqualificazione a monte dei corsi d’acqua Fellino, Momena e Acqua del Fico è ferma perché non si possono "vendere" i detriti. Novello: «È cambiata la normativa». Inerti da stoccare in un sito prima dell’alienazione. «Stiamo modificando bando»
CORIGLIANO-ROSSANO – Le piaghe dell’alluvione che colpì Corigliano-Rossano il 12 agosto 2015 sono ancora aperte e vive. Trascorsi sette anni da quell’evento calamitoso i “guai” del dissesto idrogeologico sono ancora fermi lì soprattutto nelle aree a monte dove non è stata mossa nemmeno una pala dei detriti trascinati dall’acqua. La situazione più critica su torrente Acqua del Fico. Otto mesi fa Coldiretti aveva lanciato l’ennesimo allarme. «Se quei detriti dovessero scendere a valle sarebbe una catastrofe» queste le parole dell’allora segretario di zona dell’associazione dei coltivatori, Gino Vulcano. Una preoccupazione concreta che “girammo” all’assessore per l’assetto del territorio che nell’annunciarci l’imminente varo dei progetti di bonifica per il definitivo superamento delle criticità aveva evidenziato come servissero ben 6 milioni di euro per ripulire tutti i corsi d’acqua dalla valanga di materiale inerte che le acque meteoriche avevano depositato con il tempo (ne abbiamo parlato qui).
Della vicenda di Acqua del Fico, ce ne siamo occupati più volte in questi 7 anni e quasi sempre siamo arrivati ad un punto morto. Il diaframma tra gli adempimenti burocratici e i lavori – dicevamo - sembra essere così spesso e inscalfibile che emerge più di qualche dubbio sul suo iter. Anche sul fatto che la Regione già dal 2018 pare abbia trasferito alle casse del comune un finanziamento di 2.7milioni di euro per procedere ai lavori di messa in sicurezza del torrente. “Ma questi soldi, tra progettazioni, autorizzazioni e tutti gli adempimenti preliminari bastano?” Ce lo chiedevamo ad ottobre scorso. E oggi abbiamo una risposta. No. Non bastano. Anche perché quei famosi 6 milioni di euro, che servirebbero per svuotare l’alveo dei torrenti ostruiti e che il comune aveva pensato di recuperare attraverso la caratterizzazione e la vendita degli inerti, non sono facilmente reperibili.
Il perché ce lo ha spiegato ancora una volta l’assessore con delega all’assetto del territorio del comune di Corigliano-Rossano, Tatiana Novello: «Sono cambiate le normative e prima di vendere gli inerti è necessario stoccarli in un altro sito». Insomma, mentre prima un ente poteva contrattare la vendita sul posto del materiale di risulta fluviale (sabbia, ghiaia, pietrisco, etc.) contrattando nel prezzo anche le attività di movimentazione, questo oggi la legge non lo consente più.
In buona sostanza il comune dovrebbe prima accollarsi la spesa cospicua di “svuotare” a sue spese i corsi d’acqua occlusi, portare il materiale in un sito abbastanza capiente (parliamo di decine di miglia di metri cubi di materiale), caratterizzarlo e, quindi, venderlo. Questo cambio di normativa rappresenta un imprevisto non di poco conto che non ci sarebbe stato se la bonifica di quelle aree fosse avvenuta a tempo debito.
Dal momento, però, che c’è questo ostacolo occorre trovare soluzioni. «Stiamo riscrivendo il bando di gara – conferma l’assessore Novello – che ci consentirà di superare questo vincolo normativo (non di poco conto, ndr) e arrivare presto alla definitiva bonifica delle aree a monte dei torrenti».