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Acqua del Fico, la bomba è ancora innescata: «Servono 6 milioni per svuotare il torrente dai detriti»

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CORIGLIANO-ROSSANO - «Se quella massa di detriti dovesse scendere a valle, spinta dalla pioggia, sarebbe una catastrofe». È la preoccupazione che di nuovo oggi torna a palesare Gino Vulcano, segretario di zona della Coldiretti. Il contesto di emergenza e pericolo è lo stesso da sempre: il torrente Acqua del Fico e tutti i suoi affluenti e rigagnoli che lo accompagnano verso il mare.

Un corso d’acqua torrenziale che nell’agosto del 2015 fu l’epicentro di quella bomba d’acqua che sommerse diverse aree marine da Sant’Angelo a Momena, nell’allora comune di Rossano. Quasi 7 anni durante i quali non è cambiato nulla. Gli argini non ci sono più e l’alveo è coperto da uno strato di almeno 6 metri di materiale inerte. Facile comprendere che anche una normale pioggia possa tramutarsi in un pericolo.  

Lavori ancora in attesa dei progetti esecutivi

«La Coldiretti – dice Vulcano – ad agosto scorso era ritornata a chiedere lumi all’Amministrazione comunale sulla manutenzione di Acqua del Fico, considerato che la parte alta rimane ancora in condizioni critiche (a differenza di quella a valle che in questi anni è stata manutenzionata, ndr). Abbiamo interloquito con l’assessore ai lavori pubblici e assetto del territorio, Tatiana Novello, - aggiunge il rappresentante di Coldiretti - che ci ha messo al corrente sulla progettazione». La stessa che è stata aggiudicata e «lo studio al quale era stata assegnata aveva quasi ultimato il progetto».

Il prossimo step sarebbe dovuto essere quello della Conferenza dei Servizi con la Regione Calabria. «E comunque – precisa ancora Vulcano – l’assessore Novello ci aveva assicurato che il lavoro di svuotamento del torrente sarebbe iniziato anche prima della discussione in sede di conferenza dei servizi». Sembrava cosa fatta, perché già svuotare dai detriti il torrente sarebbe stato un punto di svolta non indifferente.

Operazioni, queste, che si sarebbero dovute svolgere ad inizio del mese di settembre quando, conferma Vulcano, si erano intensificati sopralluoghi e verifiche. «Ad oggi, dei lavori di svuotamento non c’è nemmeno l’ombra. Non se ne sa più nulla. Non sappiamo cosa li blocchi. Crediamo che il progetto debba ancora approdare in conferenza dei servizi». Certo, sull’iter dei lavori avrà pure influito il periodo di stallo amministrativo dovuto alle vicissitudini politiche che hanno interessato l’Esecutivo Stasi. «È una situazione molto delicata. Percepiamo – conclude Vulcano - che ci sia qualche impedimento tecnico che non si riesce a superare ma al quale non riusciamo a dare una spiegazione».

Una vicenda intrappolata nel dedalo della burocrazia

Della vicenda di Acqua del Fico, però, ce ne siamo occupati più volte in questi quasi 7 anni e quasi sempre siamo arrivati ad un punto morto. Il diaframma tra gli adempimenti burocratici e i lavori sembra essere così spesso e inscalfibile che emerge più di qualche dubbio sul suo iter. Anche sul fatto che la Regione già dal 2018 pare abbia trasferito alle casse del comune un finanziamento di 2.7milioni di euro per procedere ai lavori di messa in sicurezza del torrente. Ma questi soldi, tra progettazioni, autorizzazioni e tutti gli adempimenti preliminari bastano?

«Servono solo 6 milioni di euro per smaltire i detriti»

Lo abbiamo chiesto proprio all’assessore comunale all’assetto del territorio, Tatiana Novello. Che oltre a confermarci tutto il lavoro fatto finora dall’Amministrazione municipale aggiunge un elemento di novità che finora, almeno noi, non conoscevamo. «Per svuotare l’alveo e smaltire i detriti servirebbero 6 milioni di euro» è quanto ci conferma l’amministratrice. Praticamente più del doppio del finanziamento concesso. Allora che si fa?

Mentre il progetto definitivo pare stia andando finalmente a gara, il Comune ha chiesto una progettazione totale in lotti. «Metteremo a gara lavori per 2,7 milioni – conferma l’assessore Novello - ma con un progetto più costoso. Solo 6 milioni – precisa - ci vorrebbero per lo smaltimento dei materiali accumulati». Quindi, l’idea è quella di «caratterizzarli e venderli». E questa soluzione abbatterebbe, di conseguenza, i costi di smaltimento.

La priorità, però, rimane quella di «ripristinare gli argini e ricalibrare le foci». «A giorni – spiega ancora la Novello – sarà depositato il progetto esecutivo che sarà definitivo e completo di tutto. Dopodiché andiamo a gara con i lavori. La società di progettazione è molto valida – dice l’assessore - ed ha approntato una soluzione per gli argini, la foce e il letto del torrente. Noi ci siamo e abbiamo chiesto di prevedere un altro lotto con svuotamento di tutto».

Nel municipio campeggia ottimismo. Speriamo solo sia la volta buona.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.