Il torrente Grammisato ancora senza manutenzione: «È una catastrofe annunciata»
Le condizioni del torrente che “taglia” Corigliano-Rossano continuano a rimanere allarmanti. L’alveo non esiste più e una possibile bomba d’acqua potrebbe determinare l’allagamento delle aree abitate. I cittadini: «Nostre denunce cadute nel vuoto»
CORIGLIANO-ROSSANO - Una sola e semplice domanda: perché? Perché dalla grande alluvione del 12 agosto 2015 ad oggi non è stato compiuto un solo intervento di manutenzione sul torrente Grammisato? Perché su quel torrente che rappresenta uno dei punti deboli del già fragile sistema idrogeologico del territorio di Corigliano-Rossano non si è mai visto un sorvegliante idraulico? E perché le innumerevoli denunce sulla condizione in cui versa quel corso d'acqua sono cadute puntualmente nel vuoto?
Sono domande senza risposta che da sempre si pongono i cittadini di contrada Sant'Irene-Vallato, nell'area baricentrica della grande terza città della Calabria. E che oggi continuano ad avere paura di vedersi spazzata via la loro casa dalla violenza di un fiume che ormai non ha più nessun contenimento.
Le immagini sono paurose e imbarazzanti. Il greto del Grammisato non si distingue più. Il letto del fiume nel corso dell'ultimo decennio si è sollevato di diversi metri rispetto alla quota orginaria. In mezzo ai due argini che distano tra loro una quarantina di metri sono cresciuti rovi, canne e arbusti di ogni genera. «L'effetto diga è uno dei rischi più impellenti» ci dice Francesco, residente da anni in contrada Vallato e cresciuto sugli argini di quel torrente. Ci dice anche che che il torrente non impiegherebbe molto a riempirsi in caso di pioggia. «È come se fosse una grande grondaia - spiega - che raccoglie acqua. Se però la grondaia è sporca ed è piena di detriti, l'acqua esce fuori e controllarla è praticamente impossibile». Ed è proprio l'effetto diga generata da detriti e vegetazione che potrebbe determinare una catastrofe.
La paura è tanta, perché a ridosso di quel corso d'acqua sorgono una dozzina di abitazioni dove vivono stabilmente, da decenni, gruppi di famiglie di agricoltori. «Nelle nostre case - ci racconta Enza - viviamo insieme ad anziani e bambini che sono le persone più vulnerabili nel caso di un'inondazione. Qui viviamo notte e giorno con la paura che tutto possa tramutarsi in una tragedia. Perché questa, è bene che si sappia - dice ancora Enza con un'espressione di rabbia è delusione - è una catastrofe annunciata». Sarà difficile, nell'eventualità in cui dovesse verificarsi quello che tutti temono e scongiurano, parlare di emergenza o di straordinarietà dell'evento. Non sarebbe un'emergenza, non sarebbe un fatto straordinario. Perché tutti sanno, da anni, quello che c'è in quel torrente.
Purtroppo, anche in questo caso le beghe burocratiche nate negli ultimi anni tra Regione Calabria e Consorzi di Bonifica non hanno per nulla agevolato la manutenzione dei torrenti e delle aree demaniali. Non si capisce chi, come e quando debba intervenire per tenere liberi i corsi d'acqua. Il Comune non ne ha competenza, i Consorzi di bonifica non lo possono fare se non sono investiti ufficialmente da un organo superiore, la Regione invece scarica responsabilità su chi dovrebbe segnalare e non lo fa. È un cane che si morde la coda da decenni nel mentre i fiumi, torrenti e canali continuano a riempirsi di detriti fino all'inverosimile.
In attesa di una nuova catastrofe.