Biomasse in Calabria, i sindacati lanciano l’allarme: «A rischio un settore strategico per lavoro, ambiente ed energia»
Dal Mercure al resto della regione, Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec-Uil difendono le centrali contro le ipotesi del “decreto bollette”: «Così si mettono in pericolo 2.000 posti di lavoro e un presidio fondamentale per la transizione energetica»
CASTROVILLARI - La Calabria rischia di perdere uno dei suoi pilastri energetici, ambientali e occupazionali. È l’allarme lanciato dalle organizzazioni sindacali calabresi di FILCTEM-CGIL, FLAEI-CISL e UILTEC-UIL, che intervengono a difesa delle centrali a biomassa regionali, a partire dall’impianto di Laino, nella Valle del Mercure, uno dei cinque attualmente operativi sul territorio calabrese.
Nel mirino dei sindacati finiscono le recenti ipotesi contenute nel cosiddetto “decreto bollette”, che potrebbero rimettere in discussione il meccanismo dei Prezzi Minimi Garantiti (PMG), introdotto dal DL 57/2023 e dalla successiva legge 95/2023. Una modifica che, secondo le sigle confederali, avrebbe effetti pesantissimi su un comparto considerato strategico per la sicurezza del sistema elettrico nazionale e per la transizione energetica.
In Calabria le cinque centrali a biomassa producono complessivamente circa 140 megawatt di potenza e garantiscono occupazione diretta, indiretta e nell’indotto a oltre 2.000 lavoratori. Numeri che raccontano un settore tutt’altro che marginale, capace di coniugare produzione di energia rinnovabile programmabile, tutela ambientale e sviluppo delle economie locali.
Le biomasse legnose, spiegano i sindacati, svolgono anche una funzione essenziale di presidio del territorio: la gestione e valorizzazione del patrimonio forestale contribuisce a ridurre il rischio di incendi e il dissesto idrogeologico, sostenendo una filiera che si occupa della manutenzione dei boschi e della cura delle aree interne. Un esempio concreto di economia circolare, che trasforma residui agricoli e forestali in energia, lavoro e valore aggiunto.
Secondo Filctem, Flaei e Uiltec, l’idea che eventuali tagli o interventi “spot” possano tradursi in benefici significativi sulle bollette dei cittadini è illusoria. Il risparmio per l’utenza finale sarebbe minimo, mentre il danno strutturale al comparto delle bioenergie sarebbe profondo e duraturo. La strada per abbattere davvero i costi dell’energia, sostengono, passa invece da investimenti mirati, innovazione tecnologica e valorizzazione delle risorse locali.
Da qui l’appello alla Regione Calabria e al Governo nazionale affinché si apra un confronto serio e urgente per preservare e rafforzare il settore delle bioenergie. «Difendere le biomasse – ribadiscono i sindacati – significa difendere l’ambiente, l’autonomia energetica del Paese e migliaia di posti di lavoro, soprattutto nelle aree interne».
Le organizzazioni sindacali hanno infine confermato la propria disponibilità a un incontro di approfondimento con le istituzioni, per discutere nel merito le misure in campo e contribuire alla costruzione di una politica energetica realmente sostenibile ed equa dal punto di vista sociale.