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VILLAPIANA - Se nella Calabria del nord-est, una sala - una palestra in questo caso nemmeno molto riscaldata e in pieno invenro - si riempie di giovani per parlare di treni, non è un convegno, nemmeno un talk ma diventa un vero e proprio atto di resistenza civile.

E già, perché qui il futuro non arriva attraverso i binari, che rimangono binari letteralmente morti. Passa, semmai, dalle valigie. Eppure, a Villapiana c’è stato chi ha deciso di fermarsi, sedersi, guardarsi negli occhi e dire una cosa semplice e radicale: non vogliamo più scappare per vivere.

È da questa presa di posizione, silenziosa ma fortissima, dirompente, anche controcorrente, che prende forma la serata promossa dal collettivo Nuova Onda Ionica, che non a caso ha scelto un titolo scomodo e veritiero: “Un binario a senso unico”. Un titolo che racconta meglio di mille slogan la condizione di un territorio dove partire non è quasi mai una scelta libera, ma l’unica opzione praticabile per studiare, lavorare, costruirsi una vita.

Eppure, quella sala piena ha raccontato un’altra storia. Ha raccontato di liceali, studenti universitari, giovani lavoratori, ragazze e ragazzi che alla comfort zone dell’indifferenza preferiscono il "rischio" del confronto. Che a un aperitivo in un lounge bar scelgono una discussione sui diritti. Che alle sale scommesse preferiscono una libreria. Che usano i social non per esibirsi, ma per organizzare, informare, cambiare.

Il tema della serata era la mobilità. In particolare quella ferroviaria. Un tema che qualcuno liquida come vecchio, consumato, già sentito. Ma sull’arco ionico parlare di treni significa parlare di tempo di vita sottratto, di sicurezza, di sostenibilità, di opportunità negate. Significa parlare di futuro, nel senso più concreto e meno retorico del termine.

I numeri lo certificano da anni. I rapporti Svimez, Pendolaria di Legambiente, le analisi sul Mezzogiorno continuano a fotografare un divario profondo: il Sud, e in particolare le aree interne e periferiche come l’Alto Jonio, restano penalizzate nell’accesso ai servizi di trasporto, con meno alternative e tempi di percorrenza più lunghi rispetto al resto del Paese. Ma sabato sera quei numeri avevano volti, storie, aspettative sospese.

Il confronto si è concentrato su nodi precisi e tutt’altro che astratti: la riattivazione della tratta Sibari–Rocca Imperiale, l’elettrificazione della linea jonica, la necessità di collegare davvero – e non solo sulla carta – la Calabria ionica al resto d’Italia e d’Europa. Questioni che fino a qualche decennio fa erano parte della normalità quotidiana e che oggi, incredibilmente, suonano come rivendicazioni.

Nel dialogo tra il punto di vista civico e politico di Pasquale Corbo e quello dell’informazione, rappresentato da Marco Lefosse, direttore dell'Eco dello Jonio, il confronto ha superato la dimensione del dibattito tecnico. Perché mettere insieme l’impegno civico e il racconto giornalistico significa restituire complessità a un tema che troppo spesso viene ridotto a promessa elettorale o a riga di bilancio.

Le infrastrutture, del resto, non sono mai neutre. Non sono solo opere pubbliche. Sono scelte politiche che decidono chi può restare e chi è costretto ad andare via. Chi ha diritto a immaginare un futuro nel proprio territorio e chi deve rinviarlo a un’altra latitudine.

Il vero "centro di gravità" della serata, però, era seduto tra il pubblico. In quella comunità giovane che - dicevamo - ha scelto di riempire una sala per parlare di mobilità invece che di rassegnazione. Che ha dimostrato come, anche in una Calabria spesso raccontata solo attraverso le sue fragilità, esista un capitale umano straordinario, lucido, preparato, ostinatamente innamorato della propria terra.

Il lavoro di Nuova Onda Ionica è meritorio proprio per questo. Perché crea spazi di parola dove troppo spesso restano solo silenzi. Perché rimette al centro temi veri, magari “consumati”, ma ancora drammaticamente irrisolti. Perché costruisce comunità, non audience. Perché dimostra che l’impegno non è una nostalgia del passato, ma una necessità del presente.

Questi ragazzi non chiedono privilegi. Chiedono normalità. La stessa normalità garantita a ogni cittadino italiano ed europeo: poter scegliere se restare o partire. Senza che la partenza sia una condanna. Senza che restare significhi accontentarsi.

E allora, forse, la lezione più forte e resiliente che i giovani della Sibaritide, della Calabria del nord-est, sabato sera hanno lanciato da Villapiana sta tutta qui: finché ci saranno sale piene per discutere di diritti, il binario non sarà mai davvero a senso unico né morto. E finché esisteranno giovani così, la grande questione jonica non potrà mai essere archiviata come una questione secondaria.

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.