Alluvioni, per domani la Regione lancia l'allerta meteo ma si dimentica in che stato sono i torrenti
Sui corsi d'acqua della Sibaritide e di Corigliano-Rossano manca manutenzione da decenni. Esistono situazioni di estremo pericolo che sicuramente non si bypassano con un bollettino della ProCiv. Non c'è più tempo per intervenire
CORIGLIANO-ROSSANO - Cosa accadrebbe se la bomba d'acqua che ha massacrato nelle ultime ore provocando più di dieci vittime e decine di feriti dovesse abbattersi sulla Sibaritide e Corigliano-Rossano? Per ipotizzare una risposta basta osservare le condizioni idrogeologiche in cui versa il territorio. Lo stesso che nel 2015 è stato al centro di un evento atmosferico straordinario che non ha fatto registrare vittime solo per grazia della provvidenza.
Il vero dramma è che l'alluvione del 12 agosto 2015 non ha insegnato assolutamente nulla e oggi ci troviamo a dover fare i conti non solo con un sistema idrogeologico molto precario ma anche aggravato dai danni che procurò la pioggia battente in quella funesta estate. In sette anni non si è riusciti a muovere nemmeno un metrocubo di inerti per mettere in sicurezza il territorio. Zero.
Il torrente Acqua del Fico rimane carico di detriti e dighe naturali pronte a riversare grandissimi quantitativi d'acqua nelle zone a valle, così come anche il Momena è il Fellino. Il Coriglianeto nella zona a valle e il Gennarito a monte sono anche loro in condizioni drammatiche e stracolmi di riufiuti. Il San Mauro si vede sulle carte geografiche ma se lo si volesse cercare a terra a vista d'occhio servirebbero esperti topografi tanto è fitta la vegetazione che vi è cresciuta all'interno. E poi c'è il torrente Grammisato (o Cino Piccolo) dove lo spauracchio della catastrofe bussa alle case dei residenti di contrada Vallato-Sant'Irene e Pirro Malena ogni qualvolta le nuvole scaricano anche solo qualche goccia d'acqua.
E questi sono solo alcuni dei punti critici e di pericolo che sussistono nel territorio di Corigliano-Rossano. Alla lunga lista, infatti, vanno aggiunti i grandi fiumi e gli altri torrenti che richiederebbero anche loro un'attività di manutenzione straordinaria: dal Crati al Trionto, passando per il Celadi.
Insomma, se arrivasse anche da noi una bomba d'acqua, anche di metà portata rispetto a quella che si è verificata nel marchigiano, sarebbero guai e dolori. C'è, però, chi ci mette in guardia: la Regione Calabria. Che proprio oggi ha diramato il bollettino meteo per la giornata di domani elevando a livello giallo il rischio di pericolo idrogeologico. Non solo, allegate al bollettino della ProCiv ci sono anche le raccomandazioni sui comportamenti che bisogna assumere in caso di pioggia. Una gran premura. Non c'è che dire. Che non risolve però lo stato di panico e pericolo imminente che c'è tra i cittadini che vivono a ridosso dei corsi d'acqua sentono da oltre un decennio.
Nessuno sa come e quando arriverà l'acqua distruttiva. È noto, invece, che quella manutenzione ordinaria e straordinaria che si sarebbe dovuta fare nei fossi di scolo, nei torrenti e sui fiumi per evitare situazioni di pericolo non è mai stata fatta se non per arginare le "somme urgenze" (con un impego doppio delle risorse e senza risolvere il problema).
Tutto questo mentre a Catanzaro rimane ferma - inspiegabilmente, a questo punto - la grandiosa macchina di Calabria Verde, carica di uomini e mezzi che potrebbero e dovrebbero effettuare gli interventi ma che rimane ferma per le solite quisquilie burocratiche (ne abbiamo parlato qui) che hanno sempre paralizzato la pubblica amministrazione.
È imbarazzante il gioco a scarica barile che, nel caso della bonifica dei corsi d'acqua, sta avvenendo da anni tra Consorzi di Bonifica, Comuni, Province e Regione mentre tutto continua a rimanere immutatamente fermo. Perché?
L'auspicio imminente è che questo nuvolone pieno d'acqua che sta gravitando sulla Penisola passi presto e senza fare ulteriori danni. Da lunedì, però, le istituzioni locali e regionali devono iniziarsi a porre una domanda: cosa stiamo facendo per evitare tragedie? La risposta - la diciamo noi - è: "nulla!" Che si mobiliti tutto l'apparato regionale, allora, per mettere subito in sicurezza le aree critiche e pianificare, immediatamente, la bonifica di tutti i corsi d'acqua.
Non è con gli avvisi che si salva la gente ma con la prevenzione e la consapevolezza.