VIDEO - Un cinghiale recuperato nello Jonio a 4 miglia a largo di Crosia Mirto
Incredibile ma vero. Un esemplare adulto di oltre un quintale si era smarrito al largo della foce del Trionto. Alcuni pescatori amatoriali lo hanno recuperato e trascinato a riva: «Mai vista una cosa del genere»
CROSIA MIRTO - «In 34 anni di vita, più della metà trascorsi in mare, non mi era mai successo di vedere una cosa simile». Sono le parole di Antonio, giovane pescatore amatoriale nonché amante della pratica venatoria, di Crosia Mirto, che ieri pomeriggio, durante una battuta di pesca nello specchio d'acqua compreso tra Capo Trionto e Fiumarella, si è imbattuto in qualcosa che mai avrebbero pensato di incontrare... in acqua: un cinghiale.
«Non un cinghiale qualsiasi - racconta ancora Antonio - ma un esemplare adulto di oltre un quintale. Un bestione incredibile». A stupire non è tanto il fatto che l'animale si sia avvicinato alla spiaggia e sia entrato in mare (anche la scorsa estate si sono registrati momenti di panico sulle coste joniche proprio per l'incursione di branchi di facoceri). «Lo abbiamo trovato che nuotava a 4 miglia dalla riva» dice ancora incredulo il giovane pescatore amatoriale. Praticamente a circa 6 km di distanza dalla costa.
«Con i compagni ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di salvarlo anche perché - precisa Antonio - quella povera bestia sarebbe andata incontro a morte certa». Con non pochi timori si sono avvicinati con l'imbarcazione all'animale e con un nodo marinaio («una gassa») lo hanno imbracato trascinandolo fino a riva. «Non lo abbiamo salito a bordo - precisa ancora il ragazzo - per questioni di sicurezza. Anche perché un cinghiale spaventato di oltre 100kg su una imbarcazione è probabile che avrebbe provocato danni inimmaginabili a noi e allo scafo». Lentamente lo hanno trascinato a riva e una volta arrivati sulla spiaggia di Macchia della Bura, un'area protetta a sud di Centofontane, lo hanno liberato.
«Era stanchissimo e impaurito - ha raccontato Antonio con non poca commozione - e vederlo correre verso i campi è stata una gioia». «Anche se sappiamo che l'invasione dei cinghiali sta causando numerosissimi danni al nostro ecosistema e alla produttività del territorio - ci racconta Antonio - non ce la siamo sentiti di abbandonarlo. Potevamo abbandonarlo al suo destino. Nessuno se ne sarebbe accorto. Abbiamo compiuto una buona azione nel nome di Madre natura»