L'ambulanza medicalizzata arriva solo dopo la quarta chiamata: ma la paziente è già morta
Una storia di presunta inadeguatezza del nostro sistema sanitario (l'ennesima) si è consumata prima di Natale a Corigliano-Rossano, ora la famiglia ha deciso di raccontare tutto
CORIGLIANO-ROSSANO – Negligenza sanitaria o il triste destino? Sarà la giustizia a fare il suo corso e a chiarire la storia di una famiglia distrutta alla vigilia di natale per la prematura scomparsa della signora Rosa Morfò. A raccontare tutti i passaggi di una storia che, qualunque sia l’esito giudiziario, ha tratti drammatici che toccano il cuore, è il marito della donna, Giorgio Claudio Garbato. Lo stesso che ha affidato queste memorie, messe nero su bianco in una lettera aperta trasmessa agli organi di informazione, anche ai legali di fiducia. Garbato vuole chiarezza e ha bisogno di sapere tutta la verità di una storia – dicevamo – che ha avuto il più triste degli epiloghi.
Il 7 dicembre scorso, si legge nel documento, la signora Rosa, affetta da gravi patologie croniche come cardiopatia e obesità, ha manifestato «sintomi di forte spossatezza e disidratazione». Di fronte al peggioramento delle sue condizioni, la figlia ha contattato il servizio di emergenza 118. Sul posto è arrivata «un’ambulanza priva di personale medico a bordo» è stata inviata sul posto. Gli operatori, dunque, avrebbero somministrato una soluzione fisiologica, raccomandando la ripetizione del trattamento il giorno successivo, senza disporre ulteriori accertamenti clinici in ospedale.
Purtroppo, nelle ore successive, le condizioni della donna sono peggiorate. «Sempre più debilitata e incapace di compiere autonomamente anche i più semplici movimenti», ha trascorso la giornata dell'8 dicembre a letto. La notte tra l’8 e il 9 dicembre, nel tentativo di recarsi in bagno, «è collassata al suolo». La famiglia, così, ha nuovamente contattato il 118. Anche questa volta, l'ambulanza intervenuta era «priva di personale medico specializzato» e si è limitata a stabilizzarla, omettendo approfondimenti diagnostici.
La situazione ha raggiunto il culmine nelle prime ore del mattino del 9 dicembre. Qui il racconto struggente dei familiari: «Un ulteriore peggioramento delle condizioni della paziente ha reso indispensabile un nuovo intervento d’emergenza. L’infermiere privata presente sul posto ha riscontrato difficoltà nel reperire una vena per la somministrazione della soluzione fisiologica, segno evidente della compromissione del quadro clinico. A questo punto, si rendeva necessaria una nuova richiesta di intervento del 118, esattamente il terzo. L'ambulanza non medicalizzata, purtroppo, è giunta dopo circa venti minuti, gli operatori le hanno somministrato delle fiali di adrenalina e le hanno praticato un massaggio cardiaco. Purtroppo l’ambulanza medicalizzata provenendo da San Marco Argentano è arrivata con un ritardo di circa un’ora, un lasso di tempo che, in situazioni di emergenza, può risultare fatale». Purtroppo, all’arrivo del medico, la signora Rosa era già deceduta».
La famiglia, alla ricerca di risposte e giustizia, ha deciso di affidarsi allo studio legale Leonetti, specializzato nella gestione di casi di malasanità.
Al netto di come finirà questa ennesima storia triste, resta una domanda: se è vero che i nuovi protocolli sanitari non obbligano la presenza di un medico a bordo delle ambulanze, siamo sicuri che questa procedura sia la più corretta? Soprattutto in un territorio in cui per raggiungere un ospedale spesso si impiegano ore e non minuti e che una volta giunti all’interno di quei pochi presidi sanitari che sono sul territorio bisogna comunque far fronte a condizioni di disagio e difficoltà legate a carenza di personale?