La proposta radicale di disarmare il porto di Corigliano-Rossano sbarca a Venezia
Alla Biennale di Venezia il prossimo 27 giugno architetti, urbanisti, docenti e studenti si discuterà dell'idea estremista del prof Scaglione che mira a "riconciliare" la darsena con il territorio. Non ci sarà l'Amministrazione comunale

VENEZIA - Alla Biennale di Architettura di Venezia 2025, c'è un progetto audace e per certi versi "estremista" che parla di Corigliano-Rossano. In realtà racconta una visione rispetto a quello che dovrebbe essere, in una città normale ed europea, il primo e più grande corroborante di sviluppo del territorio: il porto. Il fatto è che questa idea, bellissima, affascinante, forte e dirompente, propone sostanzialmente di "disarmare" la grande darsena di Corigliano-Rossano, trasformandola radicalmente. È il progetto dell'architetto e docente dell'Universiità di Trento, Giuseppe Scaglione, intitolata Linea di Mare, Linea di Terra e che è stata presentata, su invito della curatrice Guendalina Salimei per il Padiglione Italia, con l'apertura della mostra il 7 maggio, alla presenza del Ministro Alessandro Giuli e del Presidente della Biennale Pierangelo Buttafuoco.
Il cuore della proposta, coordinata da Pino Scaglione, verte sulla riqualificazione di un porto «in semi-disarmo» e in gran parte inutilizzato. L'idea è quella di «ripensare il rapporto tra la linea di mare e linea di terra, restituendogli significato e visibilità», convertendo l'attuale infrastruttura in un porticciolo turistico con annessa darsena della pesca.
«Questo progetto - si legge nelle note illustrative - mira a restituire dignità all’attuale porto di Corigliano Rossano e alla fascia costiera», aprendolo a un «turismo intelligente, locale quanto mediterraneo». Parallelamente, si prevede la creazione di un «ampio parco della biodiversità, con interventi di paesaggio e rinaturalizzazione, a tutela dei sistemi torrentizi, delle aree di esondazione e della riviera».
Un elemento centrale della riqualificazione è il recupero dell'ex dogana portuale, oggi un «capannone in avanzato abbandono», che verrebbe trasformato nel padiglione espositivo «L’Uomo e il Mare». Questo spazio sarebbe un «luogo di narrazione che intreccia tecnologia, ricerca, miti, leggende, tragedie, la storia della marineria di Schiavonea, l’ecologia marina e altre tematiche culturali ed educative».
L'obiettivo generale è «ridurre le fratture tra il ricco paesaggio dei “giardini di arance” e il mare, ripensando la linea di costa e la relazione — finora discontinua — tra acqua e terra, tra urbanizzato e natura», rendendo il porto una «infrastruttura paesaggistica al servizio delle comunità locali, anziché luogo di separazione e degrado».
Questo lavoro di sicuro pregio del Prof Scaglione e del suo team (composto dagli architetti Gennarino Gattuso, Annalisa Di Paola, Angelo Petrone e il designer Nicola Malagrinò) è indubbiamente una delle idee al vaglio dell'Amministrazione comunale. Ma se da un lato l'approccio proposto certamente mette in pace il porto con il territorio (è un'infrastruttura senza alcuna utilità che da 50 anni sta lì ad occupare suolo e mare), dall'altro l'Amministrazione comunale potrebbe non essere del tutto persuasa di un ridimensionamento così drastico. La trasformazione da porto commerciale a porticciolo turistico monumentale - potremmo definirlo così - implica infatti una ridefinizione profonda delle vocazioni economiche e strategiche dell'area.
Ecco perché, al netto della bellissima vetrina della Biennale di Venezia che magari l'Amministrazione comunale avrebbe potuto sfruttare meglio (anzi, avrebbe potuto sfruttare e basta) per promuovere il territorio, la città di Corigliano-Rossano si trova di fronte a una decisione cruciale riguardo al futuro del suo porto.
Questo perché, come evidenziato più volte, la città dopo aver perso una grande occasione con la rinuncia di Baker Hughes ad investire nell'area portuale che avrebbe prodotto circa 200 posti di lavoro ed un investimento iniziale di oltre 40 milioni di euro, deve decidere ed essere risoluta con l'Autorità portuale di Gioia Tauro sul destino del porto.
Era nell'aria che, dopo le "muine" durate fino ad inizio autunno scorso, sul porto sarebbe calato un silenzio tombale. E così è. Nessuno sembra più occuparsi di quell'area nella quale sono racchiuse tutte le potenzialità della Calabria del nord-est. La proposta esposta alla Biennale rappresenta uno spunto eccellente per riprendere il dialogo tra pubblico e privato, città e forze politiche su questa importante presenza territoriale.
Il dibattito sul futuro del porto deve continuare sul territorio. Anche se, per il momento, se ne parlerà "solo" a Venezia il prossimo 27 giugno, presso la Sala d’Armi dell’Arsenale, quando si terrà un incontro nazionale di confronto con architetti, urbanisti, docenti e studenti proprio sul caso Corigliano-Rossano