TIS, il fallimento della Regione Calabria: l’allarme del sindaco Stasi
Il primo cittadino di Corigliano-Rossano denuncia gravi ritardi e contraddizioni della Giunta Occhiuto sulla stabilizzazione dei TIS. «A rischio 3.600 lavoratori, i Sindaci lasciati soli a gestire il disastro»

CORIGLIANO-ROSSANO - In una lettera aperta durissima e articolata, il sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, punta il dito contro la «macelleria sociale annunciata» ai danni dei lavoratori TIS calabresi. A poche settimane dalla scadenza delle misure temporanee, il primo cittadino accusa la Regione Calabria di aver scaricato la responsabilità sui Comuni senza aver messo in campo risorse né procedure adeguate. Una denuncia che chiama in causa anche il Governo, le sigle sindacali e la classe parlamentare, colpevoli – secondo Stasi – di inazione e complicità. Di seguito il testo integrale. Insomma, uno Stasi contro tutti.
Sono ormai passati mesi dall'inizio dell'ultimo scampolo della vertenza TIS. Mesi intrisi di appelli, comunicati, documenti istituzionali inviati ad ogni livello da parte di decine di Sindaci della Calabria: tutti totalmente inascoltati.
La scadenza ormai è prossima, e mentre l'Assessore Calabrese in Prefettura non aveva escluso la possibilità di rivedere questa scadenza, nei comunicati si afferma il contrario.
Questo aspetto rappresenta la struttura portante di questa vicenda, che non è mai stata gestita per essere risolta, ma solo per essere "comunicata" in modo distorto e far passare i carnefici per eroi. A questo punto è bene ricostruire chi e come ha gestito (malissimo) questa vicenda.
Nessun coinvolgimento dei Sindaci.
Con un comunicato stampa trionfale, tipico di questa Giunta regionale di plastica, si annunciò l'avvio del percorso di stabilizzazione al termine di una riunione con le forze sindacali. Cosa prevedeva quel percorso? Che alla stabilizzazione avrebbero dovuto provvedere i Comuni, con alcune agevolazioni. A quel tavolo c'erano i Comuni? No. L'inizio di un grande racconto ipocrita.
Incapacità totale di reperire risorse, autorevolezza zero con il (loro) Governo.
Quali sarebbero state le agevolazioni? A parte la procedura di deroga al concorso pubblico (minimo indispensabile) a quel punto inizia un confusionario batti e ribatti sulle questioni amministrative, ancora irrisolte. Ma il tonfo epico della Giunta regionale è sul problema vero: i fondi. Quanto mette la Regione? Zero. Secondo quanto riportato da Occhiuto & Co. la Regione non ha un euro in bilancio da mettere.
Direte: avranno convinto il Governo centrale a mettere un bel po' di quattrini? Con una introduzione eroica che descriveva Occhiuto in stile Robin Hood alle prese con una lotta epica col (suo) Governo per ottenere le risorse necessarie, ci viene comunicato che il Governo mette ben 5 milioni di euro, lo zero virgola zero zero qualcosa di una manovra finanziaria, con i quali forse si riesce a coprire il 10% di un contratto a 18 ore. In pratica valiamo (e valgono) lo zero virgola zero qualcosa. Fallimento è una parola generosa.
Il mercato dei fondi europei: ventimila, quarantamila, abbondiamo cinquantamila!
Per coprire questa debacle epocale, a quel punto si trova una fava velenosa per due piccioni: la Regione non mette un euro, ma offre generosamente fondi europei.
Peccato che quei fondi non sono della Regione, ma dei territori ai quali la Regione avrebbe il dovere di destinarli, ma è incapace di farlo: la Calabria ha gli indici di spesa più bassi dell'emisfero occidentale. In pratica Comuni e lavoratori dovrebbero ringraziare la Regione per aver messo a disposizione i loro fondi, che non sono assolutamente capaci di spendere, e con i quali aumenteranno leggermente i loro indici disastrosi.
E per quale forma di contratto? I fondi europei sono geneticamente periodici cioè a tempo determinato. Quale è stata secondo voi l'unica pretesa della Regione? Il contratto a tempo indeterminato. Una idiozia amministrativa che resterà nella storia. In pratica dal 2029 tutti i lavoratori saranno a carico dei Comuni. Ve la ricordate la parodia dell'avvocato di Gigi Proietti?
La dura legge del reelismo. Contratti a tempo determinato? Non si possono fare, anzi, non li vogliamo.
I Sindaci, a differenza di coloro che governano la Regione come se fosse una web radio, sono abituati a risolvere i problemi, per cui hanno fatto proposte semplici: abbiamo fondi a tempo determinato? Proponiamo un contratto a tempo determinato, aumentiamo i diritti di questi lavoratori e diamoci il tempo di ottenere, insieme, risorse maggiori da parte del Governo. La prima risposta è stata che "non si può fare" e stiamo ancora cercando di capire perché. La seconda risposta è quella più onesta: non ci piace.
Sia chiaro, se potessimo decidere tra un contratto a tempo determinato ed uno indeterminato, non avremmo alcun dubbio. Ma tra un contratto a tempo determinato per 3600 persone ed un contratto a tempo indeterminato per 6 o 700 persone (o Comuni in dissesto) preferiamo la prima.
Sapete qual'è il problema? Il reelismo: è una nuova fonte del diritto. In Calabria, da qualche anno, non conta il Consiglio Regionale, non contano gli incontri istituzionali né le procedure amministrative: contano solo i reel sui social. Se è stato detto sui social, anche se – come in questo e molti altri casi – è una fesseria colossale, non si può tornare indietro.
Siamo tutti contro il precariato, con i fondi degli altri.
La linea del "tempo indeterminato", raccontata dalla Giunta regionale e da qualche finto rappresentante dei lavoratori come una eroica presa di posizione contro il precariato, rappresenta la linea guida per tutti i tirocinanti? Ovviamente no.
Proprio in queste ore il forzista Cannizzaro ha annunciato, con toni trionfali, la proroga di 12 mesi dei contratti a tempo determinato dei tirocinanti in forza ai Ministeri (Giustizia ed Istruzione) descrivendola come "un passo verso la stabilizzazione". Noi siamo totalmente d'accordo con lui, ma perché questo vale per i Ministeri mentre diventa impossibile per i comuni? Forse perché per i ministeri i fondi devono trovarli loro? Siamo tutti contro il precariato coi fondi degli altri.
Le procedure amministrative, questo inutile optional.
Pensate sia finita? Magari. Anche se oggi ci fossero Comuni (come ci sono) che volessero caricarsi tutti i costi della stabilizzazione dal 2029 in poi sfruttando i fondi europei messi in questi 4 anni, non c'è un atto formale che assegna ai comuni formalmente questi fondi.
Questo problema è stato posto fin dall'inizio, a partire dalla mitica piattaforma di adesione dei Comuni (un disastro) ed ora si chiede addirittura una delibera di giunta comunale per la modifica del fabbisogno del personale. Ma come immaginare che 400 comuni possano produrre un atto di questo tipo, con parere di regolarità contabile, tecnica e dei revisori dei conti, sulla base di una letterina a firma dell'Assessore?
Qualcuno lo ha fatto? Certo, ma di fatto significa al momento coprire tutta la spesa, formalmente, con fondi propri a garanzia della procedura. "Poi vediamo".
I supereroi non perdono, si ritirano.
In queste settimane, avendo ben capito la macelleria sociale che la Regione sta producendo con la propria incapacità, e non avendo alcuna speranza rispetto a fondi regionali veri, come sindaci abbiamo ben individuato l'unica strada per queste 3600 famiglie: aumentare le risorse storicizzate del Governo.
Da padri di famiglia quali siamo, abbiamo proposto in ogni tavolo ed in ogni modo alla Regione di attivare insieme un tavolo col Governo, accompagnati dalle sigle sindacali e dalle delegazioni parlamentari di ogni colore, per far capire che 5 milioni sono una cifra imbarazzante per un problema sociale profondo.
La risposta? "Ci abbiamo già provato noi, se volete, provateci voi". Come dei supereroi che hanno già usato i loro superpoteri, invitano noi comuni mortali ad abdicare. Ciò che i supereroi farlocchi di questa Giunta regionale non hanno compreso è che le armi della ragione, della coesione politica e sociale, della corretta interlocuzione istituzionale e – se necessario – della lotta sociale e sindacale sono molto più forti delle relazionicchie personali e di partito. Imparate la lezione della stabilizzazione degli LSU-LPU, imparate almeno a copiare!
Troppa rassegnazione del sindacato e la totale assenza dei parlamentari.
Chi fa il Sindaco, ha rapporti quotidiani, dialettici, con le sigle sindacali, che ritengo fondamentali per la difesa dei diritti delle comunità. Proprio per questo sarebbe ipocrita non affermare che in questa vicenda le sigle sindacali sono state troppo accondiscendenti. Fin dall'inizio la Giunta regionale ha imposto la propria linea sbagliata, intrisa di pregiudizio e deresponsabilizzazione nei confronti dell'anello debole della catena istituzionale, ovvero i Comuni. La resistenza è stata quasi nulla, quasi come se le forze sindacali – e di conseguenza i lavoratori – dovessero sentirsi in colpa rispetto alla loro condizione di precariato. Nei confronti di una soluzione tanto approssimativa, iniqua e parziale, bisognava rispondere con una mobilitazione.
Totalmente assenti, invece, i parlamentari, con particolare riferimento a quelli di maggioranza che al posto di fare emendamenti spostando le virgole, avrebbero dovuto lottare per ottenere maggiori fondi, ma trattandosi di parlamentari nominati e non eletti non potevamo aspettarci di meglio. Mi chiedo quando ci ribelleremo veramente a questa legge elettorale ignobile.
Sarà una macelleria sociale, i Sindaci sono gli unici che vogliono evitarla.
Quando un percorso di stabilizzazione viene spiegato con frasi tipo "stabilizzatene anche uno, poi gli altri si vede" è un percorso, semplicemente, fallito. Immaginate cosa significa a livello regionale, ma anche all'interno di un solo Comune, che solo un lavoratore su dieci potrà essere stabilizzato?
Il leitmotiv della Giunta regionale è "agli altri penseremo noi". È ancora possibile che il Governatore abbia una soluzione per fare il salvatore della Patria: ce lo auguriamo per i nostri tirocinanti, ma se ci sono altre soluzioni, noi pretendiamo che vengano attuate ora, per i Comuni, che hanno formato e sono la casa naturale di questi lavoratori.
Se così dovesse essere, per esempio con una ricollocazione, tutta questa pantomima rappresenterà la più squallida espressione della strumentalizzazione del precariato che questa regione abbia mai vissuto.
In un caso o nell'altro, sarà comunque una macelleria sociale (anche in caso di spostamento dei lavoratori in altri enti) che gli unici che stanno provando ad evitare con proposte, documenti, riunioni, appelli sono i sindaci.