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Più di 400 persone “recluse” in casa da dieci giorni in attesa dell’esito di un tampone

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CORIGLIANO-ROSSANO – Quasi 400 persone a Corigliano-Rossano sono in attesa dell’esito di un tampone molecolare da più di 10 giorni. Persone con sintomi ma anche paucisintomatiche o che hanno avuto un contatto. Sono “recluse” in casa perché il buonsenso, prima delle norme e delle prescrizioni, impongono che in caso di “sospetto” si resti in isolamento fiduciario. Ma è per tutti così?

Isolamento fiduciario non è un obbligo civile con risvolti penali. Essere in isolamento fiduciario significa avere l’obbligo morale di non fare vita sociale se prima non si è “sicuri” di non avere il covid. Ma non tutti rispettano questa norma.

Ma al netto di chi rispetta o meno questa regola (tanto ormai nella Sibaritide il Covid sembra galoppare come un branco di cavalli impazzito all'interno di un maneggio), l’attesa di un referto scatena inevitabili crisi psicologiche. Vivere con l’ansia di sapere se si è contagiati o meno, avere per un piccolo sintomo (anche banale) che possa essere riconducibile al Covid sta diventando anch’essa una patologia.

E il sospetto, purtroppo, è che ancora siamo in mezzo alla tormenta. Già perché aver registrato in questa settimana meno casi rispetto alla settimana precedente non è sintomatico che il virus scema. Tutt’altro, significa che ci sono tantissime persone che ancora non sanno di essere infette. E questo accade perché a Corigliano-Rossano e nella Sibaritide è saltato il tracciamento.

È risaputo da tempo, ormai, che il laboratorio dei tamponi del “Giannettasio” è in panne e che senza processare i tamponi non si può avere un dato concreto sui casi effettivi.

E c’è chi questa situazione ha deciso di denunciarla. Come il vice segretario nazionale della Federazione nazionale agricoltori (Fna), Mario Smurra. Che, però, se la prende con la burocrazia.

«Ordinanze di inizio e fine quarantena, hai voglia ad aspettare il messo comunale o la PEC! I malcapitati cittadini, nella migliore delle ipotesi, si ritrovano, letteralmente, agli arresti domiciliari anche per oltre 40 giorni. Che siano risultati negativi al molecolare o positivi a lungo termine (trascorsi i 21 giorni dal primo) non fa differenza, il disagio è per tutti. Dall’Asp al Comune fino alla Protezione civile, dov’è che si innesca il corto circuito? Si individuino le responsabilità».

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.