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Poveri ma con dignità. Indigenza e degrado non vanno per forza a braccetto

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CORIGLIANO-ROSSANO - Quella sottile linea rossa che separa povertà e degrado e che, quando c’è, va rigorosamente rispettata.

Se è vero che il degrado può spingere ad uno stile di vita ai margini della società e spesso al limite della legalità, è altrettanto importante dire che esiste una povertà, intesa come mancanza di risorse, che viene vissuta da chi la subisce con dignità. A testa alta. Con la consapevolezza che il destino non gli ha regalato la fortuna di poter condurre un’esistenza al di sopra di quella linea che segna, per economisti ed esperti, la cosiddetta soglia di povertà. Perché non sempre la causa del nostro mal siamo noi stessi.

Se per il premio Nobel Amartya Sen la povertà è l'impossibilità che una persona ha di poter svolgere la vita che amerebbe vivere, c’è tutto un bilancio tra il fattore capacità e quello di realizzazione che va tenuto presente. Ed è proprio nella nostra era post pandemia, in piena crisi energetica, occupazionale e bellica, che queste due variabili giocano un ruolo fondamentale in quel macro processo chiamato benessere e sviluppo sociale. L’esempio lampante, soprattutto in questo territorio, è la schiera di laureati pronta a fare le valigie per cercare una collocazione nel mondo del lavoro che qui, in questa terra tanto orgogliosa quanto amara, non riesce a trovare. In questo caso dunque c’è la capacità, ovvero l’istruzione, ma manca la possibilità di realizzazione.

E guai a fare di tutta un’erba un fascio. A sostenere che dove c’è povertà ci debba essere, necessariamente, anche degrado. Termine che spesso, oltre al deterioramento materiale e ad una situazione di abbandono, viene usato per raccontare una decadenza morale e di valori.

I primi a fare i dovuti distinguo evitando confusione o notizie sensazionalistiche acchiappa like dovremmo essere proprio noi del settore dell’informazione. Sono tante le case povere in cui ogni giorno si deve scegliere cosa ci si può permettere e a cosa si deve rinunciare. Se acquistare la carne oppure comprare ai propri figli le loro merendine preferite. Case dove però regna il rispetto e l’educazione è improntata su valori solidi. Attenzione quindi ad accostare il concetto di povertà con quello di abbandono e degrado con troppa facilità. Lo scivolone è dietro l’angolo.

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare