La "polveriera" della Sila Greca: l'impegno costante dei volontari per «scongiurare una catastrofe»
Insieme all'attività di prevenzione dei carabinieri forestali, a sorvegliare sui boschi ci sono anche i volontari della ProCiv. Barone (Ass. Bersaglieri): «Qui notte e giorno ma le condizioni del sottobosco sono drammatiche»

CORIGLIANO-ROSSANO - La Sila Greca continua a essere un fronte caldo, non solo per le temperature eccezionali di questa metà luglio, ma per il rischio incendi che incombe sui suoi boschi, trasformati in una vera e propria polveriera. Ne abbiamo scritto più volte in queste settimane (leggi qui) ma nonostante le temperature siano ancora "gestibili", l'allarme resta elevatissimo e, se finora non si è commentato il peggio, è solo grazie all'instancabile presidio delle squadre AIB e, soprattutto, dei volontari di protezione civile, che operano giorno e notte in un contesto di evidente abbandono istituzionale.
Il sottobosco, in particolare nei territori di Corigliano-Rossano, Longobucco e Acri, versa in condizioni allarmanti. Cumuli di legna secca, sfalci non rimossi e una vegetazione densa e arida costituiscono un combustibile perfetto per qualsiasi scintilla. Una situazione già denunciata ampiamente e che, a tutt'oggi, non ha visto interventi risolutivi da parte delle autorità competenti.
«La verità è che il peggio lo stiamo scongiurando solo noi che siamo sul campo, ogni giorno e ogni notte» dichiara con amarezza Santo Barone, presidente dell'Associazione Nazionale Bersaglieri - La Fenice, una delle realtà di volontariato che, insieme a "Le Aquile" di Ernesto Borromeo, rappresenta uno dei baluardi contro il disastro insieme ovviamente al lavoro incessante che continuano a compiere i Carabinieri forestali in modo permanente, sia sul fronte delle indagini che della prevenzione.
«Il nostro è un lavoro da sentinelle, monitoriamo costantemente le aree più a rischio, ma la quantità di materiale infiammabile nel sottobosco è tale che basterebbe una scintilla per scatenare l'inferno. È un disastro annunciato, quasi inevitabile, se non si interviene con la pulizia e la bonifica delle aree». La verità è che ad oggi, causa l’assenza totale di manutenzione, non esistono più le cosiddette “linee tagliafuoco” rappresentate, per lo più, da strade interpoderali tra i boschi che servono a non far tracimare il fuoco da un lato all’altro del territorio. Non esistono perché proprio su quelle strade c’è - come si vede dalle immagini - un accumulo gigantesco di vegetazione secca.
«Siamo qui a fronteggiare una situazione che, con un minimo di prevenzione, non dovrebbe esistere. Abbiamo segnalato, denunciato, mostrato la realtà dei fatti, ma il bosco rimane una bomba a orologeria. È frustrante vedere tanta incuria. Limitare i danni, ora, sarebbe già un'impresa titanica data la mole di legna e vegetazione secca».
L'arrivo dei supporti tecnici, provenienti solitamente dalla regione Piemonte, è previsto, come di consueto, per il mese di agosto. «Noi non ci tiriamo indietro, siamo qui per proteggere il nostro territorio e le nostre comunità ma - aggiunge Barone - non possiamo sostituirci a una pianificazione e a una gestione del territorio che dovrebbero essere in capo agli enti preposti».
La preoccupazione è palpabile. Il rischio non è solo ecologico, con la distruzione di ettari di patrimonio forestale, ma anche per la sicurezza delle comunità che vivono a ridosso dei boschi. La Sila Greca attende ancora interventi massicci e immediati. Prima che l'opera instancabile dei volontari non basti più a contenere la furia del fuoco.