Qui c'è bisogno di più Stato e meno ipocrisia
Le Forze dell'Ordine non sono assenti ma sono strutturalmente carenti. Servono più donne e uomini e leggi meno perbeniste per sorvegliare sulla sicurezza dei cittadini. Perché quando lo Stato arretra l'antistato avanza in ogni sua declinazione

Corigliano-Rossano è ormai una città aperta. Sta lentamente annegando nella lunghissima ondata di violenza come nelle grandi città. Solo che, a differenza delle grandi città, qui il grido d'allarme di chi vive questa terra, purtroppo, sembra rimanere inascoltato.
La scorsa notte, nel cuore pulsante della movida estiva, a Sant'Angelo, nella ormai solita rissa tra bande giovanili è spuntata una pistola. E tredici colpi che fortunatamente hanno fatto registrare danni limitati. Un episodio che segue a ruota un incendio doloso di un'auto e lo scoppio di una bomba carta, sempre nella stessa area e nelle stesse circostanze. Non siamo di fronte a sporadici episodi di teppismo giovanile. No. Sembra più un copione che ricorda sinistramente Arancia Meccanica in salsa calabrese, e il cui proiettile finale – non simbolico – rischia di essere fatale per l'intera comunità.
La paura, una paura palpabile e soffocante, si è impadronita dei cittadini che avvertono l’assenza dello Stato. E il problema principale non è l'assenza delle forze dell'ordine, piuttosto la loro carenza. I Carabinieri del Reparto Territoriale e la Polizia di Stato del Commissariato cittadino fanno l'impossibile con le risorse a disposizione per cercare di tutelare l’ordine pubblico ma non ci sono numeri né leggi che tutelino il loro operato.
Il punto è proprio questo: le risorse umane sono insufficienti e, ancor più grave, è che le leggi attuali ingessano le forze dell'ordine nel loro ruolo, li rendono prigionieri di una burocrazia che sembra premiare l'ipocrisia buonista a discapito della sicurezza.
Il recente Decreto Sicurezza, approvato in Parlamento con le sue (seppur timide) promesse di inversione di rotta, rischia di essere l'ennesima occasione sprecata se la farraginosa macchina legislativa italiana continuerà a ribaltare i provvedimenti più stringenti, quelli che, per quanto possano sembrare restrittivi, sono indispensabili in situazioni di emergenza come questa.
Ma c'è un terzo problema, forse il più doloroso e incomprensibile per i cittadini di Corigliano-Rossano: la poca reattività delle istituzioni locali difronte a questo problema. Il Sindaco, stamattina ha richiesto un tavolo per la sicurezza in Prefettura, per una situazione che, però, va avanti da mesi e ha mostrato segnali inequivocabili di degenerazione. Quando spunta fuori una pistola, la gravità cambia radicalmente. Non si può più parlare di bravate o di episodi isolati. E in questo caso c’è stato un errore di valutazione. Il campanello d'allarme di una violenza fuori controllo che interessa soprattutto alcune frange giovanili era già suonato forte e chiaro durante l'inverno scorso. Ignorare questi segnali significa condannare la città a un degrado inarrestabile.
Corigliano-Rossano ha disperatamente bisogno di più Stato. Dove lo Stato si ritrae o viene percepito come assente, avanza l'antistato in tutte le sue declinazioni, lasciando i cittadini senza alcun punto di riferimento. Gli operatori commerciali, già provati da un contesto economico difficile, sono costretti a operare in un clima di violenza inaudita che mina ogni possibilità di sviluppo e serenità.
È tempo che le istituzioni a tutti i livelli si sveglino. È tempo di passare dalle promesse ai fatti, dalle giustificazioni all'azione concreta. Corigliano-Rossano non può permettersi di essere prigioniera di questa escalation. Ha bisogno di risposte immediate, di un presidio dello Stato forte e visibile, di leggi che consentano alle forze dell'ordine di operare con efficacia e di un'amministrazione locale che sia in sintonia con le paure e le esigenze dei suoi cittadini. Solo così si potrà sperare di spezzare questa spirale di violenza e restituire a questa città, che si appresta a vivere un’estate carica di aspettative, la dignità e la sicurezza che merita.