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I problemi di oggi nascono dai guai di ieri

3 minuti di lettura

I problemi di oggi, si dice, nascono sempre dai guai di ieri. E a Corigliano-Rossano, questa massima risuona con un'amara verità. Il grido di dolore dello chef Antonello Rugna, che proprio ieri dalle pagine dell’Eco dello Jonio denunciava l'assenza di una visione strategica per lo sviluppo del territorio, è un campanello d'allarme che non possiamo ignorare. "Da queste parti ormai si sentono solo i rumori dei condizionatori, l'eco delle piazze vuote e – alle volte – qualche sparo. Dov’è il turismo?", una disamina cruda che ha creato dibattito, ma che, per quanto dolorosa, è solo una fotografia dell'oggi. Se vogliamo davvero trovare soluzioni per il domani, dobbiamo avere il coraggio di guardare indietro, di analizzare a fondo le radici di questo stallo e cambiare le cose. Per davvero.

Perché Corigliano-Rossano non riesce ad attrarre turismo? Non è colpa di quella fantomatica classifica delle città più brutte d'Italia (alla quale siamo stati capaci di credere solo noi con tantissimo autolesionismo), né tantomeno solo delle strategie dell'Amministrazione comunale. Il problema è ben più profondo, quasi congenito, e risiede in una buona parte del DNA degli stessi operatori turistici. Quelli che si affidano al "fai da te", che aprono attività ricettive senza alcuna contezza di come il mondo del turismo si sia evoluto. Il problema, in fondo, siamo noi.

Gli esempi sono lampanti. Manca una rete, una strategia comune. Volete qualche esempio? Quante attività ricettive del territorio promuovono pacchetti all-inclusive che includano, ad esempio, visite guidate ai centri storici e ai suoi musei o biglietti per il parco acquatico con tanto di trasferimento? Nessuno o almeno nessuno li promuove! Ognuno cammina per sé, convinto che la propria struttura sia la migliore, o peggio ancora, accecato dal guadagno “subito e immediato”. "Perché fare un pacchetto promozionale che avvantaggi più operatori quando posso riempire solo il mio portafogli?", si chiedono. Una mentalità miope, che cozza violentemente con la realtà di un settore come quello turistico. Basti pensare a Gardaland: strutture ricettive a 100 km di distanza offrono pacchetti all-inclusive (pernotto+trasfert+biglietto parco), perché hanno una visione, capiscono l'importanza di creare un'offerta integrata che vada oltre i confini della propria attività.

E poi c'è la mancanza di mentalità di base: sapete che ci sono strutture ricettive, lungo le nostre coste, dove si trovano ancora televisori a tubo catodico? In un'epoca in cui l'esperienza del cliente è tutto, dettagli come questi sono paradossi inammissibili che abbattono la qualità del prodotto. Non i prezzi. Che sono un'altalena impazzita, spesso più simili a quelli della Costa Azzurra che a quelli di una località che fatica a decollare. Mentre le associazioni di operatori, invece di concentrarsi su ciò che è realmente urgente, chiedono aeroporti, dimenticando che prima servono più treni e strade sicure per arrivare qui, non solo per tuffarsi in mare o raggiungere un pino in montagna.

Un altro punto dolente è l'incapacità di fare impresa. Il lavoro dei creator (che sono oggi la panacea per le imprese turistiche), la creatività, è considerata un "non-lavoro", quasi un favore da chiedere: "Me la fai una grafica... per piacere?". Come se un contenuto creativo fosse un prodotto da fast food, senza alcun valore.

Se manca la cultura del turismo, è evidente che qualcuno deve farla nascere, e questo qualcuno sono le istituzioni. Il Comune continua a spendere milioni in eventi, ottenendo un ritorno turistico limitato perché il contesto generale non funziona. Il problema è che proprio il sindaco o l'assessore al turismo dovrebbero riunire attorno a un tavolo tutte le forze imprenditoriali del settore e tracciare linee e strategie chiare. Al momento, se esistono, nessuno le percepisce. Non si può giocare a sorpresa. Ogni giorno che passa senza un confronto aperto, senza un tavolo dove istituzioni, imprenditori e forze sociali possano discutere alla pari, è un giorno perso.

E dobbiamo dirlo, forte e chiaro, che i problemi di oggi affondano le radici nelle scelte urbanistiche del passato. Se oggi a Sant'Angelo non ci sono servizi di pubblica utilità – bagni, ATM, tabacchi, farmacie, edicole, trasporti – non è colpa dell'amministrazione attuale. È colpa di chi ha pianificato quell'area marina nei decenni scorsi senza alcuna visione, prevedendo solo edilizia residenziale a perdita d'occhio, come se quell'area non fosse il fulcro dei flussi turistici estivi, ma solo una località di nicchia. E questo è accaduto perché in passato le rivendicazioni di alcuni, sono diventate oggi le preclusioni di tutti.

Pensate ad esempio che, proprio in questo momento, nel momento in cui scriviamo, a causa della programmazione urbanistica turistica non sense, alcuni proprietari di costruzioni residenziali non riescono ad accedere al servizio elettrico perché c'è una diatriba in atto tra Comune ed Enel sull'allocazione della cabina elettrica. Ecco, nonostante il bello apparente, ci è mancato il senso della pianificazione... ed il problema sta proprio qui. Un problema di ieri che genera guai oggi! Se non cambiamo, se non invertiamo questo filo in massa il rischio di girare come i criceti  su una ruota impazzita all'infinito.

Si può rimediare? Certo che sì. A tutto c'è rimedio, ma solo se smettiamo di limitarci al lamento e alla critica. Dobbiamo guardare oltre, e ancora oltre. Dobbiamo aggiornarci, iniziare a viaggiare nel mondo del metaverso, abbandonando finalmente l'analogico. Corigliano-Rossano ha un potenziale immenso, ma per sbloccarlo dobbiamo avere il coraggio di guardarci allo specchio, ammettere i nostri difetti e lavorare insieme per costruire un futuro diverso. La palla è nel nostro campo ma nessuno sa battere davvero per la meta.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.