Oggi è la giornata dell’Olivo. Per la Sibaritide dovrebbe essere la ricorrenza per eccellenza e invece…
Il prodotto che, insieme agli agrumi, rappresenta l’elemento cardine distintivo e identitario ormai ridotto a una produzione anonima. Corigliano-Rossano è nella Città dell’Olio, nessuno se ne accorge. Ognuno fa per sé e Dio per tutti!
CORIGLIANO-ROSSANO – Ci piace pensare che in quelle quattro boccette da collirio, ritratte negli scatti di Samantha Cristoforetti, che fluttuavano nella stazione spaziale internazionale ci fosse dell’olio extravergine d’oliva spremuto da La Dolce di Rossano. Non sarebbe nemmeno un esercizio di grande fantasia perché sappiamo per certo che in quei contenitori consegnati a scopo sperimentale dal Crea all’astronauta italiana c’era dell’Evo calabrese. E in Calabria – anche questa è una certezza – uno degli oli più eccellenti, conosciuti e particolari per le sue composizioni organolettiche è proprio quello che viene fuori dalla cultivar autoctona della Sibaritide. Quindi, non è follia tantomeno gioiosa immaginazione pensare che sulle frontiere inesplorate dello spazio abbiano già portato qualcosa di nostro, qualcosa che appartiene indissolubilmente alla nostra terra.
Incredibile! E già immagino gli occhi di qualcuno “incialare” le stelle alla ricerca dell’invisibile e dell’impercettibile. Stupore, meraviglia, scetticismo per qualcosa di cui solo pochi hanno una reale consapevolezza. Non è sovranismo, tantomeno accentuato amor patrio dire che l’extravergine de La Dolce di Rossano è uno dei migliori al mondo, è un prodotto di nicchia che però è incredibilmente impercepito nel nostro territorio, sulle nostre tavole, nei nostri ristoranti, sugli scaffali dei nostri supermercati. Non siamo ancora in grado di dargli il giusto valore. Che però gli danno gli altri.
Ricordo ancora quel giugno del 2015 quando, durante l’Expo di Milano, nella giornata di protagonismo dedicata ai comuni della Valle del Trionto, quando un gruppo di arabi avvolti nei loro dishdasha bianchi, calamitati dall’avvolgente racconto che facevamo del nostro territorio, è ipazzito di entusiasmo per aver assaggiato un pezzo di pane di Forello con sopra un filo d'olio della cultivar La Dolce di Rossano.
Ma questo è solo uno degli aneddoti che rendono l’idea del valore incredibile di questo prodotto. Che per noi, per la gente della Calabria del nord-est potrebbe rappresentare la svolta se solo avessimo una componente politica consapevole e lungimirante. Non l’abbiamo e non l’abbiamo mai avuta se pensiamo che il più importante centro sperimentale olivicolo del Meridione che si trova – ovviamente – in Calabria ma opera a Rende (nei pressi del polo universitario) pur avendo uno dei suoi centri di produzione più importanti proprio a Corigliano-Rossano, nello storico oliveto del Crosetto, alle spalle dello stadio “Stefano Rizzo”. Le olive che nascono qui, vengono portate ad Arcavacata per la sperimentazione. E perché non farla qui sul territorio la sperimentazione? Semplicemente perché non c’è assoluta conoscenza del potenziale, del valore, della prospettiva.
Oggi è la giornata mondiale dell’olivo. Qui dovrebbe essere un momento di festa per vedere oliveti e frantoi aperti al turismo, alle scuole, ai cittadini o più genericamente alla conoscenza. Invece è una ricorrenza che nessuno sa, che passa incredibilmente in silenzio. Gli opifici di questi tempi lavorano, producono nelle loro strutture con le difficoltà di questo tempo, immagazzinano olio (speriamo lo vendano, pure); mentre tutto intorno si perde un mare di cultura e coscienza civica su quello che potrebbe essere uno dei nostri veri valori unici e impareggiabili su cui fare marketing e creare economia.
Tra l’altro Corigliano-Rossano si fregia di essere componente nel direttivo nazionale di Città dell’Olio ma il ritorno della partecipazione a questa prestigiosa associazione è praticamente nullo e impercettibile. Perché nessuno ne sfrutta le potenzialità a differenza dei centri pugliesi o toscani che sulla produttività olivicola hanno fatto fortune sia in termini di turismo che di benefici economici.
Qui ognuno continua a lavorare per sé e Dio per tutti…