Quel muro a San Nico: la Sovraintendenza farà partire le indagini archeologiche | VIDEO
Dopo gli studi presentati da Domanico, che potrebbero riscrivere la storia dei nostri luoghi, si è aperto un acceso dibattito che ha coinvolto studiosi e archeologi. Aurino: «Non possiamo ancora pronunciarci ma si tratterebbe di struttura idraulica»

CORIGLIANO-ROSSANO – Attorno all’ubicazione dell’antica Sibari si è aperto un acceso dibattito favorito da nuovi studi idraulici presentati nei mesi scorsi dall’ingegnere Nilo Domanico nel corso dell’evento "Alla ricerca di Sybaris e Thurii". Studi, tra l'altro, racchiusi in un dettagliatissimo libro scritto proprio da Domanico con la prefazione dell'archeologo Emanuele Greco.
La scoperta fatta da Domanico in località San Nico, nel comune di Corigliano-Rossano (a nord-ovest di Cantinella), riscriverebbe la storia del territorio (ne abbiamo parlato qui). Lo studio ha mostrato che Sybaris e Thurii potrebbero trovarsi in una località diversa da quella tradizionalmente riconosciuta che le vedrebbe situate in corrispondenza del Parco del Cavallo. Questa ipotesi va contro le versioni ufficiali della storia e della letteratura antica e pertanto ha dato vita a due contrapposte correnti di pensiero.
Scoprire la verità, quindi, rappresenterà una sfida importante non solo culturale ma anche politica. L’esistenza di una diversa interpretazione storica, legata a percorsi e contesti differenti, spingerà tutti gli esperti a confrontarsi con una realtà potenzialmente rivoluzionaria sulla quale, però, dovranno convergere le posizioni di quanti si accosteranno a tali studi.
Questa ipotesi, che potrebbe di fatto riscrivere la storia, necessiterà di ulteriori verifiche, di studi accurati e anche di una certa dose di cautela. Al momento ci troviamo solo nell'orbita della suggestione. A confermarcelo è stata proprio la Sovraintendente Abap Cosenza, Paola Aurino, che ha manifestato l’interesse della Sovrintendenza ad intervenire: «La scoperta di cui parliamo, e sulla quale interverremo, è stata fatta in un’area privata. Ovviamente non siamo ancora in grado di pronunciarci sulla natura del rinvenimento. La scoperta è avvenuta durante alcuni lavori di bonifica e di studi idraulici. Ciò che ipotizziamo è che si tratti non di un muro ma di una struttura legata alle acque. Una struttura sicuramente importante per il territorio. Per il resto dovremo aspettare gli esisti degli studi e delle indagini che faremo utilizzando metodologie scientifici e archeologici e i cui risultati saranno poi resi noti. Su questo ritorneremo sicuramente a discutere».
Ovviamente, il fatto che si tratti di una struttura legata alle acque (e quindi il tratto di un acquedotto, oppure una vasca di affioramento della sorgente o una fontana, saranno gli studi a chiarirlo) si inquadra perfettamente in quello che descriveva Diodoro Siculo, storico classico autore di una monumentale storia universale: «...Trovarono non distante da Sibari una sorgente chiamata Turia che aveva un tubo di bronzo detto dagli indigeni “medimno” e, ritenendo che questa fosse la località indicata dal dio, vi costruirono una cinta di mura e vi fondarono una città che chiamarono Turi dal nome della fonte...» (Diodoro Siculo – Appendice al Capitolo 1: cfr. supra, T.1 Appendice I, Diod. XII 10, 3-7)
Ma gli interventi dell’ente non si esauriranno con questi studi. Come ha ricordato Aurino, il territorio risulta ricco di rinvenimenti poiché la storia magnogreca di Sibari interessa l’intera piana.
«Molti dei risultati degli studi compiuti recentemente – ha concluso Aurino - sono stati presentati nel corso dell’ultimo workshop che si è tenuto proprio al Museo Archeologico della Sibaritide nei mesi scorsi con l’obiettivo di offrire alla comunità il frutto dei nostri studi».