Dov’è Sybaris? La tecnologia impone l’avvio di nuove ricerche archeologiche
Più indizi direbbero che i resti della colonia greca possano trovarsi più a monte rispetto al sito di Parco del Cavallo. Questo quanto emerso dal libro/studio di Nilo Domanico presentato alla BMTA di Paestum con il sigillo di importanti studiosi
PAESTUM – È dannatamente affascinante l’idea che dell'antica Sybaris, la più grande, splendente, imponente colonia greca, possano esserci ancora oggi dei resti visibili e palpabili. Lo è ancora di più sapere che, per trovarli, è necessario riscrivere la storia e tutta la sequenza di studi e ricerche che, in realtà, fino ad oggi, hanno solo avanzato un’ipotesi. E, cioè, che la mitologica Sibari, la cui leggenda narra che fu sommersa dalle acque del Crati dopo che i crotoniati nel deviarono il suo corso, possa trovarsi sotto i resti di quella che è la città romana, visitabile oggi a Parco del Cavallo. Una revisione tout-court della storiografia classica e moderna oggi possibile grazie al supporto della tecnologia che, a differenza del passato, riesce a mettere al setaccio gli strati della terra, a ricostruirne gli scenari morfologici del passato e – quindi – a passare in rassegna anche le testimonianze storiche.
Dov’è Sybaris? Saranno proprio gli studi geologici e idrogeologici con il supporto delle ultime strumentazioni a dirlo. Ma una cosa apparirebbe certa, almeno sentendo quanti oggi potrebbero essere definiti gli apostati della “sacra parola” degli storiografi classici come, Sibari non è a Sibari! E già questo vale il prezzo di una grande curiosità. Che sia fondata o una boutade lo scopriremo presto, perché gli studi archeologici – quantomeno di superficie – potrebbero partire a breve.
Nel frattempo, però, a confortare questa nuova teoria ci sono – dicevamo – gli studi geologici e storici compiuti nei mesi scorsi da Nilo Domanico, ingegnere e non archeologo ma studioso e conoscitore dell’evoluzione della terra, che – come ci ricorda sempre – si è plasmata e continua a plasmarsi con l’acqua. Il suo studio e la ricerca su Sybaris sono stati presentati nei giorni scorsi nel contesto della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico (BMTA) di Paestum, il più importante contesto di promozione dei beni culturali e artistici del nostro Paese e quindi del mondo, giunta alla 26esima edizione. Nella Sala Cerere dell’ex Tabacchificio, per la conferenza su Itinerari alla Scoperta dell’Antico, c’era tantissima curiosità per il disvelamento delle scoperte di Domanico, riportate dettagliatamente, con il conforto e il confronto anche delle fonti storiche, nell’ultimo libro “Alla Ricerca di Sybaris e Thurii”, edito dalla Arbor Sapientiae di Roma.
Di fianco a Domanico (in foto), nell’evento promosso e organizzato dalla Regione Calabria, un parterre di tutto rispetto. C’erano l’archeologa Stefania Mancuso, docente Unical oltre che Presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro; la direttrice del Polo Museale di Soriano Calabro, Mariangela Preta; e poi ancora Fabrizio Sudano, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, tutti coordinati dal Cosimo Carmelo Caridi, dirigente per la promozione turistica della Regione Calabria.
Insomma, il partecipato incontro nella Sala Cerere, si è trasformato nel luogo adatto dal quale partire per far conoscere questa straordinaria (nuova) storia e iniziare una formidabile avventura di nuove ricerche volta ad individuare l’ubicazione di Sybaris e Thurii. Un percorso sicuramente affascinante che si è imbattuto anche nella curiosità di uno dei massimi studiosi dell’età classica e della Magna Grecia, il professore Emanuele Greco, già presidente della scuola italiana di archeologia di Atene. «Si tratta, per la prima volta di uno studio accurato e scientificamente impeccabile, grazie al quale lo studioso arriva con un alto grado di approssimazione a delineare una credibile storia del paesaggio idrogeologico della piana tra Coscile e Crati. Con questa evidenza devono fare i conti gli archeologi, non perché si debba procedere ad una meccanica combinazione tra fonti letterarie, archeologiche e geologiche, perché ogni livello di informazione deve essere utilizzato secondo le leggi che regolano quel dato settore, ma principalmente perché ora disponiamo di un’eccellente piattaforma nella quale calare l’evidenza archeologica, non solo, ma grazie alla quale la ricerca archeologica, può anche essere indirizzata grazie al lavoro svolto dall’ingegnere».
Parte da qui, dunque, l'inizio del disvelamento di un millenario enigma, ossia in che luoghi si inabissò l’antica Sybaris e dove fu costruita la città ideale voluta da Pericle, Thurii, la città dove visse e morì Erodoto, il “padre della Storia”, la polis “disegnata” dal più grande urbanista del tempo, Ippodamo da Mileto, colui che realizzò il Piano Urbanistico della leggendaria Atene. «Da tutta Italia – dice con non poca emozione Nilo Domanico - sono convenuti a far sì che questa giornata diventasse davvero speciale, memorabile. Che è però soltanto l'inizio di una formidabile avventura che ci vedrà nei prossimi mesi impegnati in un'opera di consapevolezza nella nostra terra e su tutto il territorio nazionale per far conoscere la straordinaria storia di Sybaris e Thurii. Tale percorso non sarà la semplice promozione di un libro, ma l’inizio di una straordinaria impresa che ripartirà dalla nostra terra, là dove sarà disvelata la parte più sorprendente di questo lavoro di ricerca che si è sviluppato in maniera multidisciplinare e che ha visto coinvolto geologi, antropologi, archeologi e filosofi per poter comporre un quadro completo e definire in maniera scientifica lo scenario nel quale si mossero i nostri antenati greci al loro arrivo sulle coste calabresi, intorno a quali sorgenti decisero di edificare la città, dove posarono la prima pietra e dove – conclude Nilo Domanico - andavano a seppellire i loro morti ed i loro eroi».