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Dopo la caduta del Muro di Berlino la Calabria è diventata la vera frontiera d'Europa

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CORIGLIANO-ROSSANO – Rispetto al declino in corso dell’Occidente, declino partito paradossalmente con la Caduta del Muro di Berlino che pareva essere invece l’inizio di una utopia, rispetto quindi alla situazione di crisi anche di autorevolezza che sta vivendo l’Europa, la Calabria diventa il confine di un Mediterraneo nel quale convergono tutte le questioni culturali e sociali differenti, di un Mediterraneo che dobbiamo pensare come un sistema filosofico e come geografia di tanti luoghi di spirito. Ed è lo spirito mediterraneo che manca all’Europa ed è questa la vera debolezza dell’Unione Europea su scala globale, anche e soprattutto rispetto alla sfida della pace.

Sintetizzato con le parole di Egidio Ivetic, professore ordinario di Storia moderna all’Università degli Studi di Padova, intervenuto ieri (sabato 24 maggio) nella sessione pomeridiana a Palazzo Madre Isabella De Rosis nel Centro Storico di Rossano, con una interessantissima disamina sulle dimensioni religiose e confronti nel Mediterraneo, è stato, questo, forse il messaggio principale dell’intera seconda, intensa, giornata di riflessioni, sollecitazioni e provocazioni culturali di Patìr 2025.I

Insieme ad Ivetic, nella sessione pomeridiana, alla tavola rotonda internazionale sui Focolai di pace, condotta dal giornalista de Il Messaggero Antonio De Florio, dopo i saluti affidati a Fortunato Amarelli, Cofondatore Consigliere Rossano Purpurea, che ha ricordato la nascita del sodalizio ancor prima della fusione tra le due Città ed a Giovanni Pistoia, Assessore alla Cultura del Comune di Corigliano-Rossano, che ha rilanciato l’emergenza indifferenza rispetto a quanto sta accedendo nei teatri mondiali di guerra nonostante l’enorme flusso di informazioni in nostro possesso a differenza ad esempio di quanto non si sapeva in altri momenti con i campi di concentramento, sono intervenuti anche: Amy K. Rosenthal, Giornalista e Professore alla Temple University Rome, con la sua prospettiva sulle relazioni internazionali, che ha esortato a capire meglio chi oggi sta sabotando la pace nel mondo, invece di imitarsi a demonizzare; Sepideh Shirazi, PhD Psicologa Sociale, formatrice freelance con esperienza in mediazione culturale; Patrizia Nardi, Esperta in valorizzazione del Patrimonio culturale e candidature UNESCO, che ha ricordato come un patrimonio UNESCO non è una medaglia al valore, è un'assunzione di responsabilità, invitando ad utilizzare luoghi culturali come strumenti di confronto e costruzione di ponti culturali e di pace.

Dedicata ai Percorsi di pace ed ai luoghi dello spirito, avviatasi nella mattinata di ieri nel Complesso monastico di S.Maria del Patire, la seconda giornata di Patìr quarta edizione è stata aperta dai saluti del Sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi che, sottolineando come l’Amministrazione Comunale abbia fatto proprio con convinzione il percorso avviato da Rossano Purpurea, è ritornato ad esortare ad abbandonare i tanti luoghi comuni sulla Calabria narrata spesso come terra bellissima che potrebbe campare solo di questo o di altro.

Si tratta – ha scandito – appunto di luoghi comuni che non possono portare da nessuna parte se non si costruiscono percorsi con lavoro di ricerca, aggregazione e lavoro su noi stessi. Dobbiamo imparare a saper riconoscerci e identificarci, altrimenti – ha chiosato – anche traguardi storici come la prima Bandiera Blu conquistata oggi da Corigliano-Rossano rischia di diventare un luogo comune. Le Bandiere blu ci dimostrano semmai il valore della nostra terra e del nostro mare, che però – ha concluso Stasi – dobbiamo però imparare a riconoscere ed valorizzare anche noi.

Coordinati dalla Presidente di Rossano Purpurea Alessandra Mazzei, sono intervenuti anche Carola Carazzone, Segretaria generale di Assifero e Vicepresidente di Philea su Identità e violenza: ricerca di pace in uno scenario politico in trasformazione; Franca Pinto Minerva, già docente di Pedagogia generale e Filosofia dell’educazione e Preside della facoltà di Lettere di Foggia, su Educazione alla pace ed educazione cosmica, forte delle sue ricerche sull’educazione interculturale; Carmine Lupia, esperto botanico e ideatore della Riserva Naturale Regionale delle Valli Cupe, su Biodiversità, Fede e Monachesimo; Nino De Gaudio del Conservatorio Musicale Giacomantonio di Cosenza su I canti sacri dell’Oriente cristiano da Bisanzio a Rossano, canti da recuperare – ha detto, nel suo intervento, per riempire di contenuti la fusione tra Corigliano e Rossano, anche in considerazione del fatto che la tradizione orale in Calabria è riferita a melurgia più antica di altre; Aldo Marino, già console onorario della Repubblica di Albania, su Viaggi di un arbëresh nei luoghi dello spirito alla ricerca della pace e delle origini, per il quale il messaggio più forte da trasmettere ai giovani è che bisogna cercare le proprie radici e i luoghi dello spirito per costruire pace interiore e Adriana Grispo, Presidente Rotary Corigliano-Rossano Sybaris, su Il Rotary crea un’onda di Pace nel Mondo. – La sessione mattutina si è conclusa con l'evocativa performance musicale FOS ILARÒN, a cura dell'ensemble di melurgia bizantina.

Sottolineando come il tempo di guerra è tempo di violenza, fatta su umani e su non umani, piante animali, luoghi, spazi e tempi e che la vera pace è l'interconnessione delle differenze che intrecciandosi producono nuove emozioni, per costruire la pace – ha spiegato la Minerva – non si può che partire dall'infanzia, definita tempo di rigenerazione dell'umanità. Perché al bambino, padre dell'uomo, come lo chiamava Montessori, è affidata l'utopia della pace. È, quindi, l'educazione che si fa liberatrice per costruire un ambiente di vita che ha cura di sé e del mondo. E con chi e dove costruire questo mondo nuovo – ha aggiunto – se non nella famiglia e nella scuola, luoghi di vita comunitaria e dove si vive la democrazia, lo spirito solidarietà, la bellezza e praticando la tenerezza. Il rispetto dell’alterità e l’esperimento del senso di cittadinanza – ha sottolineato – si apprendono e costruiscono nella scuola come progetto educativo che poi esce dai cancelli della scuola per ritrovarsi nell'aula scolastica decentrata. E parlando di cittadinanza transculturale ha spiegato come errare ed errore operano insieme, esortando a rompere con l’abitudine e ad intraprendere nuove strade attraverso percorsi zigzaganti, perché c'è bisogno di nuove narrazioni ed esperienze di immersione nella natura perché l’infanzia – ha concluso Minerva – è il tempo primo della speranza.

Citando Identità è violenza di Amarthya Sen, la Carazzone ha insistito molto sulla necessità di identità multiple, mentre la nostra società – ha detto – è tornata ad identità singole, che è radice purtroppo della violenza. Nella comunità aperta, che è di destinazione e non identitaria, ciò che conta è l'allineamento sui valori che la tengono unita. Ha sottolineato inoltre l’importanza di educare alla tenerezza ed alla gentilezza radicale, sia i bambini che gli adulti e gli stessi educatori. È la speranza intenzionale – ha aggiunto – la soluzione che ribalta il paradigma del cambiamento, comprendendo come ciascuno di noi può essere attivatore di cambiamento. Purtroppo siamo stati educati ad eroi, condottieri e startupper mentre tutti i grandi cambiamenti degli ultimi due secoli – ha scandito – sono stati realizzati da movimenti di persone anche in luoghi diversi. Ciascuno di noi può essere educato all’immaginazione sociale. Serve creatività nell'immaginare, nel pensare, nell'osare sperimentando il fallimento e questo – ha chiosato la Carazzone – ci aiuta ad avere successo anche nell’impresa.

 

 

 

 

SE ANCHE LA STORIA BIZANTINA DELLA CHEWING GUM È MARCATORE IDENTITARIO

La biodiversità è strumento di ricchezza, di interazione e di pace. Lo ha spiegato in modo efficace Lupia nel suo intervento, citando Menestore da Sibari, il primo botanico della storia in senso scientifico; spiegando il ruolo fondamentale avuto dal monachesimo orientale nella biodiversità e dello studio dei santi di questa area sull’ampliamento del patrimonio etno-botanico calabrese (fino a 50 anni fasi utilizzavano 8 mila specie diverse con 10 mila usi diversi!); ricordando ad esempio la diffusione da parte dei monaci nel periodo bizantino della leucocarpa vicino ai monasteri per l’olio santo del Crisma; il castagno o albero del pane che sfamava le popolazioni di montagna, diffusosi col monachesimo greco; l’importanza della manna, estratto dal frassino da manna, che diventa economia importante nel mondo rurale, generando prosperità e pace; ed ancora le produzioni di gelso presente già nel VI secolo con il monachesimo con migliaia di ettari e altra fonte di ricchezza e prosperità e quella del pistacchio oggi non più presente; e poi la gomma da masticare, presente già in epoca magnogreca e bizantina, prodotta da lentisco addomesticato e selvatico e anticamente  chiamata scingomma, dal nome del lentisco (skinos) in greco-antico e scinno in dialetto (da cui deriverebbe l’attuale chewing gum brevettata da William Semple nel 1869 e in vendita nel New Jersey nel 1871), comprata dagli sceicchi per gli harem, perché profumava alito e rendeva i denti bianchi (oggi rimasta solo nell'isola di Chios, perché veneziani e genovesi la fecero scomparire); fino alla cura dei boschi da parte dei monaci latini, come in Sila i cui alberi sono stati utilizzati per le travi e la costruzione di San Pietro a Roma o San Marco a Venezia o ancora la Reggia di Caserta.

 

SPIRITO MEDITERRANEO PROTAGONISTA ASSOLUTO E RIEVOCATO IN MUSICA

E lo spirito del mediterraneo, protagonista e leit motiv di tutta la seconda giornata di Patìr è stato attore fino alle conclusioni in musica identitaria con gli STRANÌA, letteralmente rievocato dalle connessioni emozionali del violino e della lira calabrese di Piero Gallina, dal saxofono di Alberto La Neve e dalla chitarra e dai tamburi a cornice di Checco Pallone, in una vera e propria esperienza sensoriale e catartica, nella gremita sala eventi al secondo piano di Palazzo De Rosis.

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.