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Don Ciro, il sacerdote che fece conoscere il Codex Purpureus Rossanensis al mondo

3 minuti di lettura

Ecco la seconda parte della biografia dedicata a monsignor Santoro, intitolata “Don Ciro e il suo Magistero”

 

A distanza di tre anni della sua ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1946, il 26 maggio 1949, l’allora arcivescovo mons. Giovanni Rizzo lo nomina Parroco della Ss.ma Trinità in Cattedrale e nello stesso anno il 6 luglio diventa Giudice sinodale nel Tribunale ecclesiastico diocesano, mentre il 27 novembre dello stesso anno lo chiamano a rivestire le cariche di Cancelliere arcivescovile, di Direttore Ufficio Stampa diocesano e di Assistente dei Laureati cattolici.

Ancora due anni dopo, 1951, ottiene la nomina di Assistente dell’U­nione Donne Azione Cattolica e sul finire dell’anno, il 18 dicembre quella di Canonico Teologo del Capitolo Cattedrale.

Nel 1952 mons. Giovanni Rizzo, arcivescovo di Rossano, lo chiama a ricoprire l’incarico di Direttore del Museo Diocesano di Arte Sacra, di cui fu promotore e artefice, e dell’Ufficio missionario diocesano.

Nel 1954 ottiene la nomina come Delegato arcivescovile per l’Azione Cattolica.

Il 1955 rappresenta una tappa importante per la sua successiva azione di scrittore, perché dà alle stampe la sua prima pubblicazione. Si tratta di un opuscolo dal titolo: Il Museo Diocesano di Rossano, con in appendice L’anello detto di S. Nilo, che venne stampato presso la Tipografia Pontificia di Palermo. Nello stesso anno consegue l’iscrizione all’Albo professionale pubblicisti di Napoli e consegna alle stampe un secondo opuscolo: Un martire della Scuola cattolica: P. Poveda, del quale come ricorda Giovanni Sapia, “volle ricordare l’opera sociale e il martirio”.

Il passaggio della sua presenza lo si riscontra nei numerosi articoli ap­parsi sulle varie testate giornalistiche alle quali offre la sua collaborazione competente, responsabile, diligente e meticolosa. Tra le tante si vogliono ricordare: Nuova Rossano, Tribuna, Avvenire, La Voce, L’Osservatore Romano, Il Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata.

La sua azione comunicativa comincia così ad intensificarsi e nel 1957, in occasione del IX Centenario della morte di S. Bartolomeo il Giovane, a Grottaferrata pubblica I Santi non muoiono. A seguire, nel 1960 dà alle stampe per le Edizioni Cantagalli di Siena: Stepinac: cardinale senza porpora. Martire senza sangue ed ancora nel 1961 a Napoli vede la luce un altro suo lavoro dal titolo: I cattolici e la libertà scolastica effettiva.

Nel 1962 è chiamato a ricoprire il ruolo di Preside della Scuola del Se­minario Arcivescovile. L’anno successivo nel 1963, in memoria di S.E. mons. Balducci diffonde un opuscolo dal titolo: Dio ci incontra nel prossimo. Nel medesimo anno per Lui arriva la nomina di Cappellano di S.S. (Sua Santità) e contemporaneamente viene insignito del titolo di monsignore.

Le sue qualità ben presto gli aprono la strada ad ulteriori incarichi. Nel 1966 entra a far parte del 1° Consiglio pastorale e presbiterale diocesano e viene nominato Vicario episcopale per l’Azione Cattolica e Sottocantore del Capitolo Cattedrale.

Nel 1971 viene nominato Vicario episcopale per le attività sociali e di apostolato dall’Amministratore apostolico mons. Santo Bergamo oltre che a ricoprire il ruolo di membro della Commissione diocesana per la Liturgia.

In seguito, registra fedelmente alcuni profili sacerdotali in altrettan­te pubblicazioni sulle figure di mons. Alfredo Filice. Maestro di vita, edito a Cosenza nel 1972, di Don Ciccio Cicala. Una Testimonianza, definito da Giovanni Sapia uno degli ultimi cavalieri del latino e di don Muzio. Una vita per la Chiesa, prima che arrivi il suo capolavoro nel 1974 con la pub­blicazione: Il Codice Purpureo di Rossano, edito in Italiano dalla casa Editrice Frama Sud di Chiaravalle Centrale (CZ) e tradotto in Francese, Inglese e Tedesco, del quale conservo gelosamente una copia. Nell’opera don Ciro così scrive nella dedica: “Ai lettori perché nello studio della Parola di Dio ed ammirando la smagliante e prestigiosa bellezza delle tavole miniate del Codice Purpureo di Rossano, sappiano vivere per il presente, sognare per il futuro ed imparare dal passato. Rossano, 12.10.1974, mons. Ciro Santoro”8.

L’Opera di don Ciro Santoro riscosse un successo considerevole, so­stenuto dalle positive e significative opinioni della stampa specializzata, periodica e quotidiana, che attraverso pregevoli contributi portarono a una conoscenza più estesa del pregiato documento del Codex.

Don Ciro collabora con molti presuli della Diocesi di Rossano e tra questi anche mons. Cantisani che in una sua Lettera Pastorale del tempo, parlando del Codex Purpureus, ricorda come Rossano deve andare fiera del suo tesoro unico al mondo custodito nel Museo Diocesano, “la più fulgi­da gemma libraria della Calabria, da solo è sufficiente a raccomandare il nome della città alla cultura non soltanto nazionale, ma mondiale”. Un documento di incommensurabile valore accessibile solo a pochi privile­giati, e che da oggi, invece, grazie alla pregevole pubblicazione dovuta a mons. Ciro Santoro è patrimonio di tutti.

 

BIBLIOGRAFIA

 

8 C. Santoro, Il Codice Purpureo di Rossano, Frama Sud, Chiaravalle Centrale (CZ) 1974, p. 3.

 

Per leggere la prima parte della biografia, intitolata "Don Ciro negli scritti si chi lo ha conosciuto", clicca qui

 

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica