Don Ciro Santoro, uomo di grandi ideali e di forte carica spirituale fu la “voce” di Rossano
In questa prima parte della biografia intitolata "Don Ciro negli scritti si chi lo ha conosciuto", scopriremo «l’uomo, il sacerdote, lo studioso, lo storico, l’educatore…tollerante e fedele ai principi»
Artefice principale dell’integrità e della divulgazione del Codex, don Ciro Santoro nasce a Rossano il 25 settembre 1923 da Marcellino Santoro e Antonietta de Simone. Dopo avergli dedicato la mia monografia sul Codex, per fare memoria della grande stima che noti e qualificati studiosi avevano di Lui come uomo, sacerdote, studioso e storico, non potevo sottrarmi al dovere di riservagli, se pure in maniera schematica, anche in questo lavoro, un opportuno spazio biografico prendendo suggerimento proprio da coloro che nel corso della sua vita hanno avuto la fortuna di frequentarlo e poi di scrivere di Lui.
Non ebbi la fortuna di conoscerlo personalmente, ma solo attraverso la lettura della sua principale opera e di altri suoi scritti, sufficienti per poter già affermare che «Se oggi in molti continuano a cercare un approccio nello studio del Codex credo sia dovuto essenzialmente al Suo messaggio e alla Sua opera dalla quale trapelano scrupolosità, competenza e passione. La Sua idea vincente e responsabile e il Suo progetto sono stati attuati nella maniera migliore possibile. Il lavoro del Nostro, pertanto, si è rivelato un aiuto incondizionato ai tanti esperti della materia e al vasto e composito universo della cultura che, sono certo, saranno obbligati e non mancheranno di riconoscerLe unanime gratitudine»1.
Uomo dai forti valori, trascorre i primi anni d’infanzia sostenuto dalle amorevoli cure della madre Antonietta. «Ciro, di un anno più piccolo di me – scriveva Giovanni Sapia, suo compagno di scuola in occasione della sua commemorazione – era severo e parco anche nella scuola e nei giochi; recava nella partecipazione alle manifestazioni collettive e nel generale comportamento sempre una nota di riservatezza, che doveva permanere come distintiva del suo carattere, prestandosi talvolta a fraintendimenti»2.
Dopo aver frequentato gli studi per la sua formazione tra il Seminario di Rossano e quello regionale di Reggio Calabria facendosi apprezzare per la sua serietà, riflessione, diligenza e precisione, e quelli universitari a Posillipo dove consegue la laurea in Teologia, all’età di 23 anni, il 6 aprile 1946, consacrando la sua vita al Signore, riceve l’ordinazione sacerdotale.
A ordinarlo fu Mons. Domenico Marsiglia, Arcivescovo di Rossano dal 1931 al 1948, il quale nel suo lungo ministero episcopale governò, – scrive padre Francesco Russo, – “con zelo e avvedutezza, incrementando il culto dell’Achiropita”3. Quel culto che don Ciro durante la sua esistenza manifesta costantemente e che con la sua intelligenza fa proprio, divenendone messaggero e promotore attraverso i suoi studi e le numerose sue occupazioni.
In questi anni a parlare ampiamente di don Ciro sono stati in tanti e sebbene siano già trascorsi 32 anni dalla sua dipartita in tutta la comunità rossanese e nel mondo della cultura rimane ancora vivo il personaggio, apprezzato per le sue doti umane e sacerdotali.
Per avere un’idea della personalità che andiamo a descrivere, aiutandoci a considerare il suo operato, basta leggere ancora un breve passo di Giovanni Sapia che così articolava: «[…] Ed è alla luce del pensiero, coerente e chiaro, anche se non sistematico, che si può comprendere tutto quanto egli ha fatto, la sua attività pastorale, esercitata tra la Cattedrale e la cappella delle Suore di Santa Chiara, come quella curiale, di cancelliere e teologo, il suo posto nella Scuola e nelle attività culturali, la sua attività pubblicistica e la stessa opera in favore della Città. […]»4 oppure ancora nell’Introduzione scritta da don Pino De Simone in un suo recente volumetto sulle vite sacerdotali, si parla di don Ciro e del suo rapporto con la Città di Rossano: «[…] La Città da lui tanto amata e servita nel campo ecclesiale e culturale, nel suo molteplice impegno di Cancelliere della Curia Arcivescovile, Cerimoniere Arcivescovile, Decano del Capitolo Cattedrale, Delegato arcivescovile in più fasi dell’Azione Cattolica, Direttore del Museo, nonché di giornalista conosciuto anche al di là dei confini calabresi per i suoi servizi sull’Osservatore Romano e Avvenire [Allora si chiamava l’Avvenire d’Italia] ed anche per gli altri uffici ed incarichi diocesani ed ecclesiali, disimpegnati anche a livello regionale lungo tutta la sua vita, […]»5.
A sintetizzare, però, il pensiero di quanti lo hanno conosciuto sono le parole di un altro Arcivescovo di Rossano, Mons. Serafino Sprovieri, il quale il 29 gennaio del 1987, durante l’omelia del rito funebre, nella Cattedrale, di don Ciro così diceva: «Quando ieri notte s’è fermato un cuore, si è spenta una voce! Una voce che aveva conquistato un pulpito assai più vasto di questa Cattedrale. Una voce che, per vocazione e per missione, s’era autorevolmente insediata nei mass-media, aprendovi spazi notevoli per un moderno apostolato […] Una voce che ha saputo piangere e cantare, che ha dato colore e sapore a tante vicende, piccole e grandi, della nostra storia, di questo mondo “rossanese” per il quale ha combattuto innumeri battaglie, sino alla morte. Una voce che, nel variare degli anni e dei problemi, non ha mai tradito se stessa, affinando il suo stile coerente e ieratico, come si addiceva ad un sacerdote del Signore. Una voce penetrante come un soffio, come il vento che fa d’una scintilla un incendio. “Proprio in questa potenzialità di contagiare altri e di coinvolgerli alle iniziative via via promosse – soleva ripetere – sta la forza dell’informazione!” Da ciò l’importanza del ruolo da Lui ricoperto in tanti decenni in mezzo alla nostra Comunità. […] Una voce ch’era diventata una bandiera, un magistero al quale tanti han guardato, un vessillo persino invidiato, conosciuto dappertutto in Calabria e fuori. Una voce che l’ha costituito “personaggio chiave” di questo ambiente, che ora, senza di Lui, sembra più povero!»6.
A Mons Sprovieri fa eco Mons. Luigi Renzo, successore di don Ciro come Direttore del Museo Diocesano, che ricordandolo nel primo anniversario della sua morte così annota: «Quando il 28 gennaio dello scorso anno Mons. Ciro Santoro lasciò questa terra per l’eternità, apparve a tutti l’ampiezza e la gravità della perdita. […] Uomo di grandi ideali e di forte carica spirituale, Mons. Santoro ha effuso la sua versatilità in una molteplicità di interessi e di presenza qualificata che difficilmente si riuscirà a cogliere in tutta la complessità. Molto si è scritto e detto di lui e malgrado il tempo sfugga inesorabile, la sua figura permane fresca e irruenta in chi l’ha praticato in varia maniera»7.
Come traspare da queste prime battute, tante sono le tappe della sua vita sacerdotale dopo la sua ordinazione. Guardando la sua scheda bio-bibliografica143, pubblicata dall’Arcidiocesi di Rossano-Cariati in occasione della sua commemorazione nel primo anniversario della morte, e riproposta a distanza di 30 anni dopo, appare forte l’impegno e la passione in quella che fu la sua azione pastorale di sacerdote. Pertanto, nel prosieguo di questo lavoro farò tesoro dei molteplici contenuti in ricordo di don Ciro per articolare al meglio una ricostruzione biografica della sua figura soprattutto per quanto riguarda l’aspetto della comunicazione, a mio parere, punto nodale del suo magistero.
BIBLIOGRAFIA
1 F. E. Carlino, Il Codex Purpureus Rossanensis Patrimonio dell’Unesco nella Bibliografia – Da Bisanzio allo scrigno del Museo Diocesano di Rossano e della letteratura mondiale, Imago Artis Edizioni, Rossano (CS), 2017.
2 G. Sapia, Commemorazione di Mons. Ciro Santoro, in Nel segno della Testimonianza, Museo Diocesano Di Arte Sacra – Rossano, 1988.
3 Cfr. F. Russo, Cronotassi dei Vescovi di Rossano, a cura dell’Università Popolare di Rossano, Guido Editore, Rossano, 19??.
139 G. Sapia, Ibidem.
4 G. De Simone, Introduzione, in Ciro Santoro Una vita donata alla Chiesa e alla Cultura, Arcidiocesi Rossano-Cariati, 2018.