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Chi era madre Isabella De Rosis: la serva di Dio, fondatrice delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore

6 minuti di lettura

Credo non vi siano dubbi se­gnalare e sostenere che, nel vasto panorama culturale e sociale della comunità rossanese, insieme alle tante e prestigiose personalità cui la Città di Rossano ha regalato i natali, un posto di rilievo lo ri­veste Isabella de Rosis. Ma chi era veramente Isabella rinomata nel mondo come serva di Dio, fon­datrice e apostola del Sacro Cuore e oggi da tutti ricordata sempli­cemente come madre Isabella de Rosis? Cercheremo di scoprirlo attraverso questa breve biografia.

Isabella de Rosis venne alla luce, intorno alla metà del XIX secolo, nel lontano 9 giugno 1842 ricevendo il sa­cramento del battesimo il 2 agosto dello stesso anno. Appartenente all’aristo­crazia rossanese, figlia dei baroni Domiziano de Rosis e Gabriela Francesca Berlingieri fu la prima di nove figli (Luca, Maria Gaetana, Pietro, Francesca Costanza, Rosina, Girolamo, Maria Grazia Eleonora e Maria).

Giovanissima, appena decenne, orientata nei sentimenti alla misericor­dia e alla premurosa partecipazione delle sofferenze altrui, nel 1852 entrò insieme alla sorella Maria Gaetana nel Collegio di Santa Chiara a Napoli, un Istituto per l’educazione delle giovinette particolarmente frequentato dalla nobiltà partenopea, nel quale rimase fino al 1860 terminandovi la sua for­mazione spirituale e religiosa, anni che ebbero una significativa influenza sulle sue future e definitive scelte e nel quale ebbe l’occasione di incontrare e confrontarsi con la spiritualità di Maria Margherita Alacoque.

Pur essendo di nobile estrazione sociale per nascita, durante la sua per­manenza nel convitto condusse la quotidianità della sua vita, insieme alle al­tre consorelle, nella preghiera, nell’umiliazione e nel continuo pentimento ricondotto a pratica religiosa, dimostrandosi per tutti una figura di rilievo e modello di bontà, amore, sicurezza, rigore e serenità.

Sempre attratta dalla figura e dal culto di adorazione del Sacro Cuore di Gesù, con una spiritualità che più di ogni altra cosa esaltava intimamente la propria venerazione, madre Isabella sin da subito si mosse per poter entrare in Istituti che ne contemplassero la sua figura.

Era il 1860, all’età di diciotto anni Isabella ritornò a Rossano presso la propria famiglia e vi rimase fino al 1867, ma sempre con la volontà di votarsi completamente alla contemplazione del Sacro Cuore di Gesù, secondo quel­la sua vocazione religiosa maturata nel Collegio di Santa Chiara, giurando amore eterno e riparazione al Signore, cosa che fece consacrandosi con la formula di Santa Maria Margherita Alacoque, di cui si accennava poc’anzi, una mistica francese e monaca cristiana canonizzata da papa Benedetto XV.

All’età di venticinque anni, sebbene alcune contrarietà famigliari cer­carono di ostacolarne la sua vocazione orientandola verso il matrimonio, madre Isabella recandosi a Parigi, in Francia, presso la Pia Unione delle Ancelle, Oblati del Sacro Cuore, Figlie della Carità diede inizio al suo pri­mo vero impegno ed esercizio religioso come postulante. Vi rimase fino al 1868, anno in cui si trasferì nuovamente a Napoli per una seconda prova esperienziale e di riflessione che la portò a trattenersi fino al 1869 nella na­scente comunità di Caterina Volpicelli. Ritornata nuovamente in famiglia a Rossano vi si fermò poi per un triennio fino al 1872.

Nel 1873 Isabella sofferente per una neoplasia ritornò a Napoli, sotto­ponendosi a cura presso il barone Pellegrini1, dove si fermò fino al 1875. Contemporaneamente fece istanza per entrare presso la sede di Roma delle Religiose di Maria Riparatrice, ma con l’intenzione di dare vita a una sua fondazione. Nello stesso periodo avviò la Fondazione delle Suore Riparatri­ci del Sacro Cuore, che si consolidò il 24 ottobre del 1875 e alla quale dedi­cò tutta se stessa, preoccupata esclusivamente di servire il Signore secondo precisi canoni di spiritualità caratterizzati da una costante ammirazione di Gesù, simbolo di amore profondo, Salvatore dell’umanità attraverso la sua passione, la sua crocefissione e morte e infine la sua resurrezione.

Tutti ele­menti ideali presenti nel testamento spirituale di madre Isabella che affio­rano costantemente dalla quotidiana pratica religiosa e che si riassumono nella preghiera, nella consacrazione, nell’adorazione Eucaristica, nella Santa Messa, nella Santa Comunione da cui emergono poi le grandi virtù della pe­nitenza e della riparazione, che madre Isabella seppe infondere anche al suo Ordine. Un pensiero ricorrente che è presente anche nei suoi diversi redatti e da cui emerge sempre il suo amore e la gioia, per Gesù.

Relativamente al suo impegno per la fondazione ecco quanto scrive An­tonio Borrelli in Santi e Beati: «…In questa sua vana ricerca, maturò in lei l’idea di fondare un Istituto di Riparatrici, cominciando ad attuarla nel 1875, quando insieme ad una compagna si ritirò nella Villa Albani alla periferia di Napoli, ma quando la compagna se ne tornò a casa, Isabella rimase sola ad attendere la volontà di Dio. Che ben presto si fece più chiara già nell’ottobre 1875, quando l’arcivescovo di Rossano mons. Pietro Cilento trovandosi di passaggio a Napoli, impose il velo alle prime postulanti del nuovo Istituto, che prese il nome di “Suore Riparatrici del Sacro Cuore”, al quale la fonda­trice volle imprimere il carattere di riparazione, ma nel contempo anche di attività religiosa, educativa e caritativa. La prima grande prova che addolorò la giovane Congregazione fu l’epidemia di colera del 1884, che colpì con vio­lenza Napoli e la provincia e in parte tutto l’ex Regno delle Due Sicilie. […] la stessa fondatrice madre Isabella de Rosis fu attaccata dal colera dilagante, ma riuscì a guarire. Rimessasi in salute, riprese la sua opera con maggiore impegno di prima e fondò sulla collina del Vomero un grandioso Santua­rio (poi ceduto ai Salesiani e oggi parrocchia salesiana del Sacro Cuore). L’Istituto, passata la bufera prese incremento e si estese in tutte le regioni dell’Italia Meridionale, giungendo anche in America Latina. Il 2 luglio 1906 fu emanato dalla Santa Sede il decreto di lode. Nel 1909 altra grande prova per madre Isabella de Rosis; a causa dell’avversione di alcune persone fra cui qualche suora, fu inviato da Roma un Visitatore Apostolico con pie­ni poteri, nella persona del redentorista padre Carmine Cesarano, il quale fu abbastanza severo con la fondatrice chiedendone non solo le dimissioni, ma anche la destituzione e la relegazione. Madre Isabella che pur erede di un ricco patrimonio, si era distaccata da tutto, per offrirsi come vittima di olocausto al S. Cuore di Gesù, sentendosi ispirata a riparare le offese che il Signore riceve dai peccatori e a perpetuare nella Chiesa lo spirito di ripara­zione e per questo aveva fondata la Congregazione delle “Suore Riparatrici”, dovette accettare, vivere e offrire al Signore una lunga serie di umiliazioni, amarezze, incomprensioni e atroci sofferenze, che ne minarono le forze»2

Nel 1899 anche Rossano ebbe la gioia di vedere aperta la prima casa della fondazione delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore e come già accennato con l’inizio del nuovo secolo nuove case furono aperte nel resto del mondo. Tappa importante per la fondazione fu il 1906 quando tra la fine di luglio e i primi di agosto (30.7-4.8) venne celebrato il primo Capitolo Generale attraverso il quale l’Istituto di madre Isabella de Rosis assunse nuovamente il proprio carisma alla luce di una rilettura del contesto ecclesiale e culturale del tempo, seguito a distanza di giorni dalla volontà di madre Isabella di fare professione perpetua insieme ad altre 15 suore. Qualche anno più tardi, per l’esattezza nel 1908, madre Isabella consacrò il suo Istituto alla Vergine Maria, mentre nel 1910, a seguito della nomina del Visitatore apostolico, la stessa fu deposta dalle sue mansioni di madre Generale dell’Istituto, con la conseguente promulgazione all’Istituto delle suore del Decreto della Con­gregazione dei Religiosi. A completare il quadro storico-biografico di que­sta meravigliosa figura concorre la seguente breve nota di padre Antonio Di Nardo, postulatore della causa di madre Isabella, da cui sono state anche tratte alcune date importanti della sua vita, fornen­doci in maniera dettagliata ed esauriente la provenienza delle diverse fonti biografiche.

 «Le notizie sulla vita della Venerabile madre Isabella de Rosis – scrive Di Nardo – provengono dai documenti raccolti per la Positio super virtutibus del processo storico. Le altre notizie sono tratte dalle lettere di Isa­bella all’amica Giovanna Castrone, raccolte in un volume unico. Ulteriore materiale proviene: dalla spiritualità riparatrice, dai pensieri spirituali e da altre lettere scritte alle suore conservate nell’archivio delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore. Le fonti più consistenti di valore storiografico provengono dal processo celebrato in varie tappe. La prima fase con inizio a Napoli nel 1939, la seconda nel 1941, la terza nel 1948. Nel 1954 venne chiusa l’in­chiesta diocesana presso il Tribunale di Napoli. L’ultima fase del processo storico si tenne a Roma dal 1968 al 1975, per poi concludersi il 19 dicembre 2004 con la proclamazione del Decreto delle virtù eroiche»3.

 L’11 agosto del 1911, a Napoli, all’età di 69 anni, madre Isabella termi­nava la sua vita terrena per incontrare il Signore. Le sue spoglie, sempre a Napoli, ora riposano nella chiesa dell’Istituto. La sua opera spirituale, la risonanza della sua santità e delle grazie elargite, persuasero la Chiesa ad avviare quel processo di beatificazione di cui sopra e che ora avanza verso la dirittura di arrivo per la sua definitiva santificazione.

Bibliografia

1 Cfr. A. Di Nardo, Madre Isabella de Rosis “Apostola del Sacro Cuore”, Editrice VELAR, Elledici Cascine Vica, Torino, 2010.

2 Cfr. A. Borrelli, Serva di Dio Isabella de Rosis, fondatrice, in http://www.santiebeati.it/detta­glio/92341.

3 A. Di Nardo, Madre Isabella…, p. 4.

Franco Emilio Carlino, Biografia e storia di alcuni Rossanesi illustri, Consenso Iure Loquitur, Rossano 2020.

Franco Emilio Carlino, De Rosis Isabella in Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea, Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (ICSAIC), 2020.

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica