E se il Gigante di Pietra di Campana non fosse un guerriero?
Nel nome “Incavallicata”, luogo dove sorgono i megaliti, potrebbe nascondersi la chiave di volta in grado di dare una risposta al mistero della loro origine. Ecco il resoconto dello studio del professor Armando Rossi
CAMPANA - «Capire perchè sono stati fatti, ancor prima di chi li ha realizzati e quando. Trovare un significato all’opera a prescindere dall’autore».
Da questo punto fondamentale parte lo studio del professor Armando Rossi, presidente dell’associazione Co.Re. (scuola di alta formazione in conservazione e restauro) che è stato presentato a Campana sabato 18 settembre durante l’evento: “I Giganti dell’Incavallicata: «Una lettura non ordinaria per una valorizzazione straordinaria»”. All’incontro hanno preso parte il vicesindaco Luigi Spina, il professor Armando Rossi, l’assessore alla cultura Virginia Aiello, l’assessore alla crescita economica e urbana di Cosenza Francesca Loredana Pastore e il sindaco Agostino Chiarello.
«Nel corso di questa mia ricerca – ha affermato il professor Rossi - ho approfondito l'aspetto simbolico dei monoliti. Sono partito dallo studio di altre riproduzioni di elefanti: l’elefante nella storia ha un significato particolare, ma sempre positivo. È simbolo della temperanza e della prosperità e in oriente veniva spesso usato per portare i sovrani».
«La domanda successiva è stata: in che relazione sono i due megaliti? E perché proporzioni così diverse? L'elefante, infatti è un terzo rispetto al guerriero». Tante le domande che si è posto il professore durante le sue ricerche. Perché proprio partire dai quesiti giusti è il primo passo per trovare le risposte corrette.
Una di queste risposte potrebbe trovarsi in oriente, e in particolare nell’area asiatica dove «per simboleggiare la prosperità o augurarla a un territorio viene utilizzata l’immagine di una bambina che porta un elefante bianco. La corrispondenza con questa particolare immagine la si avrebbe anche da un punto di vista delle dimensioni. La bimba, infatti viene rappresentata sempre più grande rispetto all’elefante» proprio come accade nei due megaliti di Campana, dove l’elefante è pari circa a un terzo dell’altro gigante di pietra. E se quel megalite non rappresentasse un guerriero, ma una bambina? Quindi erigere proprio quel tipo di monumento in questo luogo potrebbe essere il risultato del tentativo di ingraziarsi la benevolenza delle divinità a cui era legata la cultura orientale.
«Le statue indù potrebbero così avvalorare la tesi secondo la quale i megaliti sarebbero stati eretti nel periodo di Pirro».
Altra domanda alla base dello studio è: Perché il luogo dove sorgono i Giganti di Pietra si chiama proprio Incavallicata? Perché sulle cartografie dal 1500 in poi è indicato come Cozzo dei giganti, mentre a Campana questo luogo è noto come Incavallicata? Da dove arriva questo nome?
«In aramaico – spiega il professore - con una parola sola si può descrivere un’intera azione. In Sanscrito elefante si dice vahan: che significa cavalcatura o sulla cavalcatura. Incavallicata potrebbe essere la traslitterazione locale, dovuta al latino della parola vahan».
Un’interessante ipotesi, quella del professor Rossi, che «potrebbe aprire una nuova porta dalla Calabria verso Oriente, ricostruendo un sistema di valorizzazione differente rispetto al mistero. Una valorizzazione straordinaria che si fonda su una lettura non ordinaria del monumento».
(foto do Giuseppe Berardi)