“I Toscano, patrizi rossanesi”: il nuovo libro dello studioso calabrese Franco Emilio Carlino
Il professore ricostruisce i dati fondamentali attraverso una disamina scrupolosa, attenta ai particolari, impreziosita da una “analisi sul campo”
MANDATORICCIO - Con il suo recente saggio dal titolo “I Toscano Patrizi rossanesi. Storia, genealogia e feudalità” (per i tipi della Pellegrini editore, Cosenza 2020) il professor Franco Emilio Carlino rianima un genere storiografico che negli ultimi venti anni era poco frequentato (almeno nella nostra parte della Calabria).
È quanto si legge nell'analisi dell'opera fatta da Pierpaolo Cetera, che riportiamo integralmente di seguito.
La lunghissima tradizione della genealogia che (a partire dal XVI secolo) si raffina e, successivamente, acquista caratteri di scienza ausiliare alle discipline storiografiche (nel secolo XIX), ha mostrato un declino incessante fino a quasi scomparire dall’orizzonte degli studi, diventando un settore di nicchia e riservato a pochi adepti.
L’operazione che compie Franco Emilio Carlino, per così dire, trancia i rapporti con quella tradizione edulcorata di prosopopea narrativa da sempre associata alle vicende biografiche di protagonisti della storia medievale e moderna, uomini appartenuti ai ceti “alti”, aristocratici e gentilizi. Ne ricostruisce i dati fondamentali attraverso una disamina scrupolosa, attenta ai particolari, “comparativistica” e non disdegnando di sostenere nuove ipotesi di lavoro: in questo senso il documentarista e ricercatore Carlino svolge un compito non facile, ma anche foriero di ulteriori sviluppi che possono confermare o meno alcuni dati fondamentali.
Pare opportuno ricordare che, come il prefatore al saggio, il professore Mario Falanga, ci ravvisa le «fonti non sempre del tutto convergenti fra loro su taluni dati e fatti» debbono essere sottoposte a continui riscontri e verifiche.
Da questo punto di vista l’azione culturale dell’autore si rafforza grazie alla “analisi sul campo” (presso le dimore, i paesi e le chiese che hanno visto i Toscano solcare per secoli quei luoghi), si coniuga alla lettura attenta di un dattiloscritto inedito dal titolo Note storiche genealogiche sulla famiglia Toscano over Tuscani (messo a disposizione degli eredi, rappresentati dalla baronessa Angela Toscano Mandatoriccio) e si completa grazie ai precedenti interessi dell’autore su figure particolari dell’insigne famiglia cosentina-rossanese-oriolese, di cui ha tracciato diversi aspetti inediti (o recentemente messi in luce) in alcune riviste di divulgazione storica e nei saggi sulla sua patria natia. A valorizzare il contributo saggistico vi è anche una disseminata attenzione per le arti, le scienze e l’erudizione bibliografica che sottende ogni singolo capitolo.
Possiamo riscontrare almeno quattro motivi che vanno considerati come contributi interessanti e originali del nostro autore. Sicuramente fondamentale è l’acquisizione dell’evoluzione e trasformazione degli stemmi dei Toscano poi Toscano-Mandatoriccio, secondo una genesi che parte da una data precisa: il 1533. In quest’anno abbiamo un documento - ancora da tradurre – in cui l’imperatore Carlo V concesse alla “famiglia, nella persona di Alfonso Toscano, ai discendenti loro e loro eredi in infinito, il permesso di aggiungere alla sommità dello scudo nel campo d’oro e giallo delle vostre armi gentilizie l’aquila nera con una sola testa…” (pag. 35).
Con Vittoria e Mario Toscano, figli del magnifico Luca Matteo Toscano, la famiglia gentilizia si intreccia con quella dei Mandatoriccio, esponenti di quel “ceto nuovo” in procinto di nobilitarsi. Il blasonario come “oggetto d’indagine” così investigato dallo studioso Carlino, recentemente ha ricevuto un impulso grazie alla comparazione con lo stemma presente alla base del fonte battesimale dell’antica chiesa di Mandatoriccio oggi dedicata ai Ss. Pietro e Paolo (borgo fondato dalla Casata e poi baronato dalla stessa), pregevole manufatto riutilizzato e innestato su una nuova conca battesimale che reca una data posteriore, (1727).
L’ipotesi di lavoro è che nel 1625 i Mandatoriccio da baroni assumono il prestigioso titolo ducale con l’insediamento a Crosia di Teodoro Dionigi Mandatoriccio, da ciò il cambiamento del blasone. Proprio comparando lo stemma usato nel timbro della Universitas Mandatoriccio (cioè dell’odierno Comune) si configura il blasone originario dei Mandatoriccio. Nella successiva fase vedeva il blasone – in una tipica operazione che esaltava la contiguità e il prestigio delle famiglie gentilizie – innestarsi con quello dei Sambiase, principi di Campana, quando Vittoria Mandatoriccio, baronessa di Mandatoriccio, sposava il magnifico Giuseppe Ruggero Sambiase.
Un altro qualificante punto del saggio è la genealogia rappresentata dalle XVII tavole raffiguranti le ramificazioni delle famiglie dei Toscano di Calabria. In brevi note sono configurate le discendenze, le famiglie, le personalità che hanno costituito le vicende dei Toscano, in un quadro completo e dimostrante la densa trama della storia famigliare.
E sono proprio le vicende dei rami di Corigliano e di Oriolo ha rendere positivo l’intero impianto saggistico e costituire un altro punto qualificante: si tratta di notizie inedite corroborate dal citato dattiloscritto e da una lettura aggiornata su autori e contributi storiografici più disparati.
L’apparato iconografico rende ancora più agevole la lettura del saggio di Franco Emilio Carlino, sostanziandolo con un corredo fotografico tratto dall’Archivio della famiglia Toscano-Mandatoriccio.
Un altro aspetto è la lineare descrizione e risoluzione della complessa vicenda dell’eredità del terzo Duca di Crosia Francesco Mandatoriccio (morto nel 1676), traversia che si svolgeva a cavallo tra il secolo XVII e XVIII e che vedeva diverse famiglie gentilizie (gli Amalfitano, i Sambiase e i Toscano) contendersi i beni. Ben dipanandosi nelle lunghe diatribe del caso giudiziario, l’autore ne descrive l’epilogo con la cessione del noto Castel dell’Arso ai germani Toscano di Rossano.
Per concludere, proprio una ricerca approfondita sui beni feudali potrebbe costituire un interessante completamento delle ricerche su questa importante famiglia che ha avuto un ruolo egemone in diversi borghi (come Mandatoriccio, Crosia, Caloveto, Calopezzati) e nell’economia locale nel corso dei secoli (come la Dogana e Fondaco di Rossano, la Tenuta dell’Arso, il Casello Toscano, la Bucita ecc.). Con questo saggio Franco Emilio Carlino ha aperto un campo d’indagine assolutamente originale e foriero di altri interessanti spunti per futuri impegni storico-genealogici.